domenica 11 maggio 2014

Cattiva recensione "You&Me"

You & Me, Recensione Voto 4
Seguendo le orme di Kenny Wayne Shepherd, Johnny Lang e Derek Trucks, il prodigioso Joe Bonamassa prova a distinguersi da tutti quei chitarristi sulla ventina che affollano la scena, e lo fa con il suo quinto album in studio dal 2000 ad oggi. Prodotto da Kevin Shirley (che annovera tra le sue esperienze professionali Led Zeppelin, Black Crowes e Aerosmith) You & Me è la prova dell'enfant prodige Bonamassa in un album di "musica heavy suonata in pieno stile blues".
Anche se la cover di Charlie Patton "High Water Everywhere" non riesce completamente ad andare a segno come dovrebbe e come ci si aspetterebbe dalla traccia d'apertura di un album heavy blues, il suo ritmo serpeggiante e i bicordi tanto cari a Billy Gibbons ne fanno un pezzo comunque interessante da ascoltare. "Asking Around For You" impone a Bonamassa di concentrarsi sulle sue possibilità vocali anche se quel suono è decisamente un po' meno heavy e più da canzone di Natale. Durante l'album You & Me Joe Bonamassa dimostra perchè in mezzo ai suoi "confratelli dall'animo blues e soul" la sua voce si posiziona a metà classifica. Mentre la lenta "Asking around for you" lascia a Bonamassa lo spazio per emozionare, il suo cantato dal fiato corto su "Your funeral my trial" rende il testo di Sonny Boy Williamson scomodo e maldestro. Due traccie strumentali ("Django" e "Palm Trees Helicopters and Gasoline") sono l'opportunità per Joe di mettere in mostra il suo vero talento musicale, ma suonano entrambi come dei riempitivi malconcepiti.
Con Jason Bonham nella band, sarà stato probabilmente facile garantirsi i diritti per "Tea for One" dei Led Zeppelin. Bonamassa compie un ottimo lavoro nell'evocare Jimmy Page, (non di certo Robert Plant), ma quei suoni da synth o da computer sono un'aggiunta sgradita. Con il suo basso palpitante e con i suoi tocchi di piano particolari "Torn Down" è il primo ed ultimo episodio in cui Bonamassa permette alla sua chitarra sempre in primo pianodi  restare un passo indietro. E' quindi la migliore canzone "plettrata" da Bonamassa, che si appresta a cantare di testa, per eseguire une melodia memorabile.
You & Me soffre di una malattia molto comune tra i chitarristi più eccentrici: le canzoni (di cui 4 scritte o scritte in collaborazione con altri da Bonamassa) sono in gran parte composte da shredding o lunghe sezioni solistiche noiose e fine a sè stesse. Esattamente due minuti e sei secondi in Bridge to Better Days (su 5 minuti e sette secondi totali della canzone) sono dedicati all'assolo. Capisco che molti di quelli che compreranno questo album non si aspetterebbero che fosse di meno, ma questa auto-indulgenza significa che You & Me non uscirà mai dalla nicchia di entusiasti della chitarra elettrica. Se per Joe va bene, figuratevi per me.



articolo originale di Zach Hothorn del 11 Marzo 2008 per Prefixmag.com 

sabato 10 maggio 2014

Liverpool Sound and Vision: Live in Amsterdam

Beth Hart e Joe Bonamassa sono come due stelle gemelle in orbita, un furioso ed immenso fuoco divampa alimentandosi l'uno con l'altra in una sorta di tempesta celeste e l'energia che ne scaturisce cresce di intensità ed il processo si ripete, due stelle che danzano insieme e sempre insieme vibrano con forza, così che se una venisse meno alla sua traiettoria prescelta allontanandosi, sarebbe difficile pensare che il fuoco dell'altra rimanga di una così tale potenza.
Live in Amsterdam, la prima collaborazione della coppia al di fuori dello studio di registrazione, immortala Beth Hart e Joe Bonamassa al loro apice, la celebrazione di due stelle parallele, una la cui voce potrebbe far sciogliere le statue di pietra dell'Isola di Pasqua, l'altro la cui chitarra elettrica lo pone nell'olimpo delle leggende viventi. I due portano sul palco le canzoni dei loro due album registrati in studio insieme più un mix di pezzi dell'età d'oro del Blues e del Rock.
Registrato dal vivo al Koninklijk Thater Carré di Amsterdam, con l'aiuto e la partecipazione di Anton Fig, Carmine Rojas, Blondie Chaplin, Arlan Schierbaum, Live in Amsterdam è forse la quintessenza di due culture, due fantastici musicisti/cantanti al top che si completano a vicenda in maniera così perfetta che è difficile pensarli separati. La fine femminilità che Beth Hart aggiunge a traccie come Chocolate Jesus, Close to my fire, Sinner Prayer, See Saw ed i magnifici arrangiamenti su Strange Fruit, un classico che fino ad ora non aveva mai raggiunto un livello di penetrante passione pari a quello della versione di Billie Holiday, e le immense planate chitarristiche di un uomo che sembra non sbagliare mai una volta a mettere le dita sulla sua chitarra. Un grande album live; uno di quelli che permette all'ascoltatore di avvicinarsi al cuore di chi tiene in pugno il pubblico senza quel troppo ed immotivato clamore tipico di chi è più interessato a registrare le reazioni del pubblico. Eccellente !
Live in Amsterdam, pubblicato il 24 Marzo. 
Liverpool Sound and Vision, voto: 9







domenica 4 maggio 2014

Il blues, le cover, il Tour de Force e...l'epigrafe. Gio Pilato intervista Joe Bonamassa per Bluebird Reviews.

Non molti nell'industria musicale lavorano davvero sodo come fa il Bluesman. Joe Bonamassa è sicuramente un esempio in questo senso. Negli ultimi sei mesi ha pubblicato un album solista più tre dischi differenti: il boxset-dvd Tour De Force, che comprende le 4 performance londinesi dello scorso anno, il cd e il dvd live con i Rock Candy Funk Party al leggendario Iridium Club, ed infine il cd/dvd Live in Amsterdam con Beth Hart.
Nell'arco di questo periodo denso di impegni e di concerti, abbiamo la fortuna di poter parlare proprio con "Lui" in persona, in particolare riguardo alla suo lavoro discografico intitolato "Tour De Force".



Gio: "Joe, ti ringrazio immensamente per essere qui con noi questa sera"
Joe B: "E' un piacere parlare con te, caro amico italiano!"

Gio: "Il Tour de Force è stata una gran bella sfida; 4 differenti luoghi a Londra, 4 band diverse e all'incirca 60 canzoni da suonare. Quale è il ricordo più bello che conservi di tutta questa esperienza?"
Joe: "I concerti sono stati tutti molto buoni, ne ero davvero molto felice. I primi tre sono stati grandiosi, ma anche alla Royal Albert Hall, che è stato il culmine in cui è confluito tutto: la band acustica prima, poi quella elettrica...è accaduto davvero! La serata blues è stata molto divertente da fare. Ero molto felice; non lo rifaremo, ma siamo riusciti a farlo nonostante fosse un'impressionante mole di lavoro con tante pressioni.

Gio: "Londra è la tua seconda casa, dopo gli Usa; hai scelto la capitale inglese come ringraziamento ai fans per il supporto che hai ricevuto da loro nel corso della tua carriera?"
Joe: "Si, credo sia stata una decisione inconscia da parte mia, cosi come Londra ha scelto me, nel senso che sono stati in grado di rendere disponibili i posti in cui abbiamo suonato. Per me, è stato davvero un grande evento poter andare a Londra e suonare la musica che amo nella città che, in un certo modo, l'ha inventata. E' stato sicuramente un momento particolare per me, un modo speciale per finire il Tour.

Gio: "Nel 2013 hai deciso di concentrarti nel registrare dischi live come artista solista; è prevista l'uscita di un nuovo disco nel 2014?"
Joe B: "Si, siamo stati in studio a Gennaio ed abbiamo registrato per una paio di settimane, ci siamo divertiti parecchio; l'album uscirà più o meno nel mese di Settembre di questo anno. Dopo tanto tempo, è stato il primo anno in cui non non ho pubblicato un album "studio"; quindi non vedo l'ora di capire come questa pausa dallo studio di registrazione influenzerà il mio suono, se lo renderà più forte o se lo influenzerà in una maniera inaspettata. Solo il tempo ed i fans potranno dirlo. Sai, mai dare niente per scontato, alcuni dischi escono fuori così ed è quello a renderli speciali.

Gio: "Quanto è stato strano per te esibirti al Borderline durante il Tour de Force, con una capacità di 200 spettatori rispetto alle migliaia che di solito affollano i tuoi concerti?"
Joe B: "Beh, devo essere sincero, ho suonato più concerti come quello nella mia vita rispetto a quelli con più di 200 spettatori. Ho familiarità con quel tipo di palco di fronte ad un pubblico ristretto. Mi piace l'immediatezza della situazione e credo che anche ai fans piaccia. Penso che sia stato bello, per le persone che mi hanno seguito per tanti anni, essere a quel concerto e tornare indietro nel tempo ad ascoltare me che mi esibivo; vedere i loro volti mentre noi suonavamo quelle canzoni è stato fantastico. Non ne ho mai dubitato, ma ho visto cosa significa davvero per queste persone ed è una cosa speciale. E' stato come un ritorno alle mie radici, al punto di commuovermi davvero di tutto questo."

Gio: "Il Tour de Force è stato anche una festa per i tuoi fans; all'Hammersmith Apollo ho incontrato persone che venivano dagli Stati Uniti, Germania, Olanda ed altre nazioni. Non tutte le carriere dei musicisti vanno così a gonfie vele..."
Joe: "oh si, assolutamente! Io sono molto fortunato che i miei fans siano estremamente leali verso di me e che viaggino in tutto il mondo per vedere i miei concerti; sono molto onesti verso di me come io lo sono con loro; sanno che farei di tutto per loro e sono sicuro che anche da parte loro sia cosi. C'è un forte legame che ci unisce; arrivano da ogni parte del mondo ed è davvero una sensazione favolosa vederli più e più volte."

Gio: "Joe, in che misura il tuo amore per il blues riesce ancora a tenerti saldamente legato alle tue emozioni, dopo tutti questi anni?"
Joe: "Il blues è quel genere di musica che guarda dentro te a seconda del modo in cui lo suoni. Sarò sempre legato al blues e a quello che ho ascoltato crescendo. Dipende solo dal modo in cui vedi la musica, da come ti senti, da come incanali il tutto e poi suoni come viene. Abbiamo fatto uan canzone che si chiama "Stop!" anni fà, una pietra miliare del pop cantata da Sam Brown, e quando la facemmo, venne fuori in una veste blues a dimostranza del fatto che il mio amore per il blues traspare sempre in quello che faccio."

Gio: "Devi avere un guardaroba molto ampio! Una camicia per la tua carriera solista, una per i Black Country Communion, un'altra per i Rock Candy Funk Party, un'altra ancora per quando lavori con altri artisti come ad esempio Beth Hart. Ce ne sono altre che tieni nascoste nell'attesa di indossarle per nuove occasioni?"
Joe: "(Ride) Sai, tutte le collaborazioni che ho fatto significavano qualcosa per me; se non fosse così queste cose non funzionerebbero, non potresti seguirle. Prendi ad esempio la collaborazione con Beth Hart; quella è stata davvero importante per me. Ero davvero entusiasta del fatto che volesse collaborare con me ed il risultato è stato grandioso; basta ascoltare l'album live ad Amsterdam, lei è assolutamente fenomenale!"

Gio: "Nel tuo tour autunnale l'Italia non era inclusa. C'è la possibilità per i fans italiani di vederti esibire dal vivo nel 2014?"
Joe: "Abbiamo fatto un paio di concerti in Italia in primavera, e un altro paio all'inizio dell'anno. Andiamo spesso in Italia e facciamo sempre degli ottimi concerti li."

Gio: "Joe è vero che il tuo produttore Kevin Shirley ha tirato fuori l'idea del Tour De Force in quello che tu hai definito un "momento di debolezza" mentre eri intento a mangiare tagliatelle?"
Joe: "Oh si, è verissimo. Non stavo ascoltando molto bene quello che si diceva al tavolo; avevo appena fatto un grande concerto a Montreux e avevo altri pensieri per la testa quindi dissi semplicemente: "Si, facciamolo" senza pensarci troppo sù. Non avrei sicuramente dovuto pagarle quelle tagliatelle alla fine!"

Gio: "Il tuo talento come autore migliora di album in album. Ma qual'è il criterio con cui scegli le canzoni da coverizzare nei tuoi dischi?"
Joe: "Sicuramente i testi devono essere buoni; i testi sono già un buon inizio. Non puoi scrivere musica senza avere un testo bello e significativo, quindi quello è l'elemento chiave per me."

Gio: "Come tu stesso hai detto, passi circa 240 giorni l'anno a registrare, scrivere canzoni e fare concerti. Quanto è difficile separare la vita personale dalla passione per la musica?"
Joe: "In realtà non devo farlo, nel senso che la mia passione per la musica è la stessa, sia come musicista sia come fan; questo è quello che amo fare e quello che farò sempre. Certamente fare tanti concerti può essere pesante dopo un po' ma la mia passione per la musica mi fa andare avanti."

Gio: "In un futuro molto, ma molto distante, cosa vorresti ci fosse scritto sulla tua tomba per descrivere al meglio chi eri alle generazioni successive?"
Joe: "Non lo so; penso solo che per me è un onore che la gente ami la mia musica. Non c'è nessuna pretesa nella mia musica, nessun grande piano, è semplicemente cosi com'è. Rimango sempre molto colpito dal fatto che ci sia gente che voglia parlarmi, soprattutto i media e a volte possono pensare che io sia un tipo burbero ma in realtà non è cosi."

Gio: "Joe, grazie infinite, è stato più che un onore per me averti avuto ospite per Bluebirdreviews.com."
Joe: "Grazie a te, Gio, è un piacere, abbiamo un concerto questa sera presto quindi andiamo a cena...non come voi italiani che se non sono le 23 non iniziate ancora a pensare alla cena!"

Gio Pilato.
 In foto Gio Pilato con Joe Bonamassa




                 Per seguire il programma radio di Gio Pilato collegatevi su RTL 102.5 Cool (Webradio)

lunedì 14 aprile 2014

Aprile/Maggio 2014 DATE TOUR

Date tour Joe Bonamassa Aprile/Maggio 2014 
Aprile
15 SIOUX FALLS, SD  Usa  WASHINGTON PAVILION
17 SIOUX CITY, IA  Usa  ORPHEUM THEATRE
18 DES MOINES, IA  Usa  CIVIC CENTER
19 DAVENPORT, IA  Usa  ADLER THEATRE
22 PEORIA, IL  Usa  PEORIA CIVIC CENTEr
23 INDIANAPOLIS, IN  Usa   MURAT THEATRE
25 LEXINGTON, KY  Usa  RUPP ARENA
26 NASHVILLE, TN  Usa  RYMAN AUDITORIUM

Maggio
06 PITTSBURGH, PA  Usa  BENEDUM CENTER
07 WILKES-BARRE, PA  Usa  F.M. KIRBY CENTER FOR THE PA
09 BUFFALO, NY  Usa  SHEA’S PAC
10 SYRACUSE, NY  Usa  LANDMARK THEATRE
12 RED BANK, NJ  Usa   COUNT BASIE THEATRE
13 KINGSTON, NY  Usa  ULSTER PERFORMING ARTS CENTER
15 PROVIDENCE, RI  Usa  PROVIDENCE PAC
16 HAMPTON BEACH, NH  Usa  HAMPTON BEACH CASINO
17 HARTFORD, CT  Usa  THE BUSHNELL
20 QUEBEC CITY Canada COLISÉE PEPSI
22 OTTAWA Canada NATIONAL ARTS CENTRE – SOUTHAM HALL
23 KINGSTON  Canada  K-ROCK CENTRE
24 TORONTO  Canada  SONY CENTRE FOR THE PA


venerdì 28 marzo 2014

Mix di chitarra elettrica ed acustica alla Tucson Arena

Joe Bonamassa si esibirà in due show completamente differenti nella sera del concerto alla Tucson Arena di questo giovedì. L'ultima ora e mezza del concerto prevede l'imponente set elettrico che i fans si aspettano dal talentuoso chitarrista blues.
Bonamassa, 36 anni, vanta una carriera di ben 25 anni alle spalle e 16 album pieni di buona musica da cui pescare i pezzi che formeranno la setlist con cui rendere reale "la magia".
Al contrario, per i primi 45 minuti Joe Bonamassa eseguirà il set acustico accompagnato da una formazione eclettica di musicisti come il violinista irlandese Gerry O'Connor, il percussionista Lenny Castro e Mats Wester alla nickelharpa.
"Apro per me stesso" dice Bonamassa in un intervista telefonica della scorsa settimana, dalla sua abitazione in California. L'introduzione Unplugged serve da supporto alla promozione del cd/dvd del 2013, "An acoustic evening at the Vienna Opera House". Il disco rappresenta la sua prima avventura acustica.
Aspettatevi di sentire un best of di quell'album, così come sarà con le canzoni del nuovo album, materiale originale in uscita questo autunno.
- Come è saltata fuori l'idea del disco alla Vienna Opera House?
JB: Avevamo già prenotato il posto del concerto prima ancora di sapere come lo avremmo fatto. La Vienna Opera House non è proprio il posto adatto per un concerto in elettrico. E' pensato per l'opera o per la musica "a cappella". Acusticamente è perfetto, ma se inizi a picchiare su un rullante di batteria non funziona più.
- Nell'album ci sono strumenti come il violino, il banjo, la nickelharpa. Perchè inserire questi strumenti particolari?
JB: Volevamo una musica alla Peter Gabriel, una sorta di world-music. Volevamo uscire fuori dalla tipica mentalità blues. Era anche un modo per testare le canzoni. Avrebbero suonato lo stesso anche senza gli assoli di chitarra elettrica? Alla fine si.
- Quale è stata la reazione del pubblico a Vienna?
JB: Inizialmente ero preoccupato. La Opera House non ha aria condizionata e quella è stata l'estate più caldi degli ultimi dieci anni in Europa. Faceva caldissimo. Avevo paura che la gente potesse non reagire bene. Invece la risposta è stata grande. Non ho dovuto nemmeno pagarli per farli applaudire, è stato piuttosto cool.
- Il prossimo album sarà un album di soli pezzi inesiti. Come mai hai scelto questa strada?
JB: Dopo averne fatti 16, inizi ad avere nuove idee. Allora pensi: "Sai quale potrebbe essere una nuova cosa? Scrivere, senza escludere eventuali collaborazioni alla scrittura, l'intero album da solo.
- Sentiremo qualcosa del nuovo materiale al concerto di Tucson?
JB: Siamo ancora troppo lontani. Non vedrà la luce prima di Settembre il nuovo album. Ne suoneremo due, se non tre, per quando ci esibiremo a Tucson. Quelli di Spokane ne hanno sentite due. Conservo il meglio per voi, ragazzi.


martedì 25 marzo 2014

432 hertz, il La naturale.

Quando accordiamo la chitarra è pratica comune, con un accordatore o con un diapason, accordare il La ad una frequenza che corrisponde a 440 hz. Questo perchè in passato si è deciso di determinare e fissare universalmente la frequenza del La proprio su quel valore. Ancora prima, invece, il La naturale corrsipondeva ad un valore di 432 hz. Vari e complessi studi sono stati portati avanti al riguardo. Si è scoperto in conclusione che la musica fatta con il La a 440hz rendeva i soldati in guerra più aggressivi ed instabili. Scientificamente si è scoperto che i suoni accordati a 440hz generano le onde "beta" del cervello, ovvero quelle onde che si associano ai sintomi dell'ansia, della depressione, del pericolo e della reazione oltre ad altre sensazioni. Questo significa che un'accordatura standard a 440hz sia "cattiva" o generi delle sensazioni non buone? Mozart ad esempio è il maestro delle armonie pur suonando su quelle frequenze.



 E' pur vero, però, che il 90% delle persone interpellate ad esprimere un giudizio sui due tipi di accordature hanno scelto quella a 432hz, senza neppure conoscere la reale differenza tra le due. Storicamente possiamo affermare che gli strumenti rinascimentali avevano una frequenza di 415hz, gli strumenti egiziani e greci erano regolati sui 432hz. L'innalzamento del La ai valori odierni si ha con le bande russe ed austriache. Infine il ministro nazista Goebel impose la frequenza di 440hz come standard mondiale, che venne ufficialmente definita in seguito a Londra, nel 1953. Moltissimi ricercatori e musicisti hanno testato i benefici dell'accordatura a 432hz, definendo il suono prodotto in armonia con le frequenze naturali del corpo umano e dell'universo, ne risultava perciò una pasta sonora più calda. Al contrario di quella a 432hz, la frequenza di 440hz formalmente ufficializzata a Londra risulta essere "disarmonica", non avendo nessuna corrispondenza scientifica con le leggi fisiche dell'universo.

Si ritiene che The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd sia il più celebre disco registrato con l'accordatura del La a 432 hz

Ecco perchè Verdi, nella sua famosa lettera che potete leggere di seguito, parlava di "esigenze matematiche": 8hz è la frequenza del pianeta detta anche "Risonanza di cavità di Schumann". In un'accordatura basata su un la a 432 hz non facciamo altro che suonare un suo multiplo, così come per esempio ci ritroveremo con un Do a 256hz, anch'esso un multiplo di 8. Insomma non faremmo altro che far risuonare quel 8 nelle armoniche dei suoni rendendo tutto più naturale e gradevole all'orecchio umano. Il diapason a 432hz, definito diapason scientifico e proposto dai fisici Sauveur, Meerens, Savart e dagli scienziati italiani Montanelli e Grassi Landi, venne approvato all'unanimità al congresso dei musicisti italiani del 1881,


Nel 1884, Giuseppe Verdi ottenne dalla commissione musicale del Governo, un decreto legge che normalizzava il diapason ad un La di 432 oscillazioni al secondo.
Lettera di Verdi al governo italiano:

“Fin da quando venne adottato in Francia il diapason normale (che allora si attestava a 435Hz),
io consigliai venisse seguito l'esempio anche da noi; e domandai formalmente alle orchestre di diverse città d’Italia, fra le altre quella della Scala, di abbassare il corista (diapason) e di uniformarsi al normale francese. Se la Commissione musicale istituita dal nostro Governo crede, per esigenze matematiche, di ridurre le 435 vibrazioni del corista francese in 432, la differenza è così piccola, quasi impercettibile all'orecchio, ch'io aderisco di buon grado. Sarebbe grave, gravissimo errore, adottare come viene da Roma proposto un diapason di 450 vibrazioni. Io pure sono d'opinione con lei che l'abbassamento del corista non toglie nulla alla sonorità ed al brio dell'esecuzione; ma dà al contrario qualche cosa di più nobile, di più pieno e maestoso che non potrebbero dare gli strilli di un corista troppo acuto. Per parte mia vorrei che un solo corista venisse adottato in tutto il mondo musicale. La lingua musicale è universale: perché dunque la nota che ha nome LA a Parigi o a Milano dovrebbe diventare un Si bemolle a Roma?”




Intervista sulla preparazione e l'idea dietro al progetto Tour de Force Live in London

La strada verso lo status di celebrità di Joe Bonamassa è una strada fatta di duro lavoro che comprende, nei passati anni, la pubblicazione di molti album, progetti paralleli, tour estenuanti e continui, ed una tecnica chitarristica strepitosa. Nel backstage del suo concerto sold-out all'Edinburgh Playhouse, abbiamo parlato con lui dei 4 dvd "Tour de Force Live in London", e della vita in generale.



Perchè questi concerti differenti e perchè hai scelto di esibirti in 4 serate consecutive?
"Mentre ero a pranzo con Kevin SHirley (produttore) e Roy Wiseman (manager) si discuteva su come fare per i concerti di Londra, e venne fuori l'idea di 4 show diversi, 4 band differenti ed inoltre di riprendere il set acustico di Vienna: in totale 60 canzoni. Sulla carta sembrava fattibile, ma dato l'enorme quantitativo di lavoro e di impegno che il tutto ha richiesto, avrei dovuto pagare il conto ed andarmene! L'intenzione era quella di celebrare la strada fatta fino ad oggi, grazie al supporto dei fans inglesi. Per poter poi ripartire da zero."

Come hai affrontato il fatto di dover preparare 4 esibizioni conasecutive?
"Mi sono subito reso conto che l'unica costante di quello che stavamo per fare ero io: non proprio un buon affare. Quindi si trattava praticamente di provare, fare il sound check e suonare, per quattro volte...la mia memoria ne ha veramente risentito."

I luoghi variavano dal Borderline alla Royal Albert Hall. Quale preferisci?
"Mi è piaciuto molto alla Royal ALbert Hall, molto di più rispetto al 2009. Ero meno pietrificato cosi ho potuto godere appieno dell'esperienza di suonare lì. Quello del Borderline è stato il concerto più cool: più jam, meno raffinatezze, anche se purtroppo alcuni critici non hanno capito che l'idea era proprio quella, e che il concerto della Royal ALbert Hall era diverso."

Come mai il pubblico inglese è molto affezionato a te?
"Si è sempre più famosi da un'altra parte che a casa propria. Mi dissero che il pubblico inglese sarebbe stato volubile, ma sin dalla prima volta c'è sempre stato tanto entusiasmo e familiarità con la mia musica. Forse ha aiutato il fatto di aver intitolato alcuni miei dischi come le canzoni british blues di cui facevo le cover: essendo americano, la mia affinità con il british blues deve aver intrigato parecchio il pubblico. Non stavo semplicemente facendo la cover di "Cold Shot" di stevie Ray Vaughan, ad esempio."

Avendo esplorato vari generi nei tuoi dischi, come sarà il prossimo?
"Non ne ho idea. Non puoi percorrere sempre la stessa strada conosciuta. Abbiamo affrontato tante cose che hanno funzionato, ma non durerei molto se non cambiassi mai niente. Ogni volta che ho tentato una strada nuova finora, ha funzionato. Ognuno ha le sue fasi durante la sua carriera e non voglio far parte di una jukebox band, o di qualcosa di prevedibile musicalmente. Non posso pubblicare un disco rap, ma ci sono tanti modi per fare blues e per amalgamare quello che funziona."

Come fai a mantenere tutto fresco in modo da non dover perdere il brivido, in modo da non poter dire, come direbbe BB King, The thrill has gone?
"Se arrivasse a dire quello, beh, allora metterei questo business in vendita insieme a tutte le chitarre. Il pubblico capisce quando non sei onesto con loro, quando non suoni con la passione di sempre. Non suono come suonavo a venti, venticinque anni e nemmeno come quando ne avevo trenta, ma lo spirito e la voglia di connettersi con il pubblico è importante, bisogna dare il cento per cento di quello che puoi offrire. Non puoi suonare cool semplicemente muovendoti bene."