martedì 20 agosto 2013

Effetti chitarra: Wah-Wah Dunlop Joe Bonamassa Signature

Pochi pedali hanno lo stesso impatto scenico e sonoro del wah-wah. Ai piedi di Hendrix e Clapton, solo per citarne alcuni dei più importanti, questo pedale ha caratterizzato e definito il sound degli anni '60 e '70, nella musica rock cosi come nel blues.


Pur essendo meno utilizzato insieme al basso, grandi bassisti come Cliff Burton (Metallica) e Tim Commerford  (Rage against the machine, Audioslave) hanno arricchito il loro sound con questo leggendario pedale. Divenuto popolare dopo la sua invenzione negli anni '60, il wah-wah (nome onomatopeico che richiama il suono del pianto di un bambino, da cui deriva anche il nome Cry Baby utilizzato dalla Dunlop) rimane ancora oggi uno de rari effetti per chitarra a non essere stato soppiantato da versioni digitali o da software di elaborazione del suono (sebbene questi esistano sul mercato, la versione tradizionale rimane quella preferita dai migliori musicisti , soprattutto in ambito live).
Il wah-wah è stato il primo effetto acquistato da Joe Bonamassa, e da circa un anno la Dunlop produce una versione Joe Bonamassa Signature del cry baby JB95 leggermente diverso rispetto a un classico cry baby, esteticamente e non solo. Essendo un pedale molto soggettivo, a seconda dell'uso che se ne fa infatti è possibile ottenere risultati diversi, il modo migliore per capire è quello di ascoltarlo in azione.

 
Il pedale costa 169 dollari, scuramente non un prezzo bassissimo, ma dato la qualità del prodotto se siete interessati ad un buon wah-wah il Bonamassa Signature è sicuramente un'ottima scelta. Potete acquistarlo direttamente dallo store sul sito ufficiale di Joe Bonamassa: in questo periodo insieme al pedale riceverete anche una t-shirt molto bella.



"Sono davvero onorato che questo pedale porti il mio nome, spero vi faccia divertire tanto quanto fa divertire me ogni sera sul palco!" Joe Bonamassa

sabato 17 agosto 2013

Nuovo tastierista per Joe Bonamassa

Il tastierista Derek Sherinian dopo aver accompagnato Joe Bonamassa nelle date del tour sudamericano di questo mese, entra ufficialmente a far parte della band. Soprannominato da Alice Cooper "the caligula of the keyboards" Derek è stato uno dei co-fondatori dei Black Country Communion oltre ad aver messo il suo talento a disposizione di molti altri artisti : Alice Cooper, Billy Idol, Yngwie Malmsteen, Kiss e Black Label Society. Oltre ai Black Country Communion, Derek Sherinian è stato co-fondatore anche dei Dream Theater (1994-1999) e del supergruppo strumentale PSMS. Chi lo conosce saprà sicuramente che stiamo parlando di un grande musicista di talento. Altrimenti, per gli altri, non resta che aspettare Settembre, quando il tour riprenderà (in europa) per poterlo finalmente vedere (ascoltare) all'opera. Per ora in qualità di fans diamo il benvenuto a Derek Sherinian!!!


giovedì 8 agosto 2013

Date Tour Agosto 2013

Riparte dopo la pausa estiva il tour di Joe Bonamassa, con quattro date nel Sud America
Agosto 2013
08 SÃO PAULO Brasile HSBC BRASIL
11 RIO DE JANEIRO Brasile VIVO RIO
13 SANTIAGO Cile TEATRO LA CUPULA
16 BUENOS AIRES Argentina ESTADIO LUNA PARK 

Il tour si interrompe per un mese e riprenderà in Europa con la data del 18 settembre a Cardiff nel Regno Unito.

Effetti Chitarra: Boss DD-3

Per quanto riguarda i pedali di "ambiente" non possiamo non citare il Boss DD-3 , prennemente presente nella pedaliera di Joe e settato con tutte le manopole ad ore 12.



 Questo è un set-up che funziona pressappoco con gran parte del suo repertorio, aggiungendo profondità ai suoi assoli senza essere eccessivamente invadente. Per la fortuna di tutti quei chitarristi che si divertono ad esplorare e avvicinarsi al mondo dei suoni del bluesman migliore della sua generazione, si tratta di un pedale molto facile da trovare in commercio, digitale, neanche tra i più costosi. A confermare una volta di più una certa predisposizione di Joe alla praticità delle cose anche in ambito di effettistica. Alcuni utenti tra i forum e le chat dedicate all'argomento in rete, lamentano un eccessivo rumore causato dal dd3 in pedaliera e preferiscono sostituire con altri dei tanti delay presenti sul mercato. Generalmente non dovreste riscontrare problemi con tutte le manopole settate ad ore 12. Nel video postato di seguito Joe parla proprio della configurazione del suo DD3.


Ovviamente poi il gusto personale è quello che conta e con questo pedalino di casa Boss ci sono davvero molte variabili interessati da considerare, che vale la pena provare a sfruttare per costruire il proprio sound.
Riporto inoltre delle conlusione interessanti fatte da Joe Bonamassa riguardo al delay, conclusioni che potete trovare in lingua originale in giro sul web; in particolare le seguenti risalgono al periodo 2007-2008.
A quanto pare sembra che per ricreare esattamente il delay di Joe servono due amplificatori. E due overdrive. Su un lato (Marshall) c'è un DD3 con tutti i settaggi ad ore 12. Tra l'altro Joe dice di avere 6 differenti DD3 e ognuno di essi suona in maniera diversa. Sull'altro lato invece un Fender dove mettere un riverbero , anche il riverbero dell'ampli stesso. Quindi delay da una parte, riverbero dall'altra. Joe tiene a precisare che il delay "must be run through the effects loop", deve passare nel send/return dell'amplificatore. Questo set up non è originale di Joe , ma da attribuire ad Eric Johnson nel periodo 1988 circa. In fin dei conti non è un mistero l'influenza di Eric Johnson nel lavoro di Joe Bonamassa.


lunedì 5 agosto 2013

Effetti chitarra: Ibanez TS808

Oggi parleremo brevemente di effetti/pedali per chitarra. Il primo pedale di cui parliamo è l'Ibanez TS808.


Sulla strumentazione di Joe Bonamassa si è già detto molto: sui forum , sulle pagine facebook, negli articoli e nelle interviste, spesso è Joe in persona che ce ne parla e abbiamo visto come negli anni, sia il suono che la strumentazione, siano stati oggetto di studio e modifiche da parte sua. Fondamentalmente Joe non fa un uso smodato dei pedali e spesso questi sono semplicemente al servizio della canzone. Più di qualche volta Joe ha affermato che si può ottenere il massimo semplicemente con una Les Paul collegata ad un Marshall. Tende ad infilarsi nel filone dei chitarristi non eccessivamente contagiati dalla febbre degli effetti. In realtà Joe Bonamassa suona molto dal vivo e questo lo ha portato ad usare parecchi pedali e a cambiare spesso la configurazione della sua pedalboard. Qui di seguito un video per ascoltare il TS808 all'opera (e anche il TS9, della stessa famiglia ma differente).


 Si tratta , come tutti saprete, di un overdrive, molto famoso, forse il più famoso sul mercato, usato prima o poi praticamente da tutti, nelle varie edizioni uscite nel corso degli anni. E' uno dei pedali che probabilmente vanta il maggior numero di imitazioni. Di facile reperibilità presso i negozi (a Joe piace oltre che per il suono anche per il fatto che sia possibile trovare un Ts808 praticamente in qualsiasi negozio di musica del mondo), con un prezzo abbordabile. Divenuto un classico tra gli overdrive, dal ts808 deriva il ts9 , più economico ma altrettanto valido e presente sulle pedaliere di molti appassionati. Non resta che ascoltare, tenendo presente che ogni cosa è soggettiva, che il suono lo fa il chitarrista, ma tenendo presente che questi effetti possono aiutare a donare delle sfumature che renderanno ancora più caratteristico il vostro stile. L'Ibanez Ts808 possiamo dire che è sempre stato presente nella pedaliera di Joe dagli inizi ad oggi. Anche quando suona in posti più piccoli e la pedalboard non contiene più di 3 o 4 pedali. In molti concordano sul fatto che si tratti di un normale ts808 reissue, non modificato, questo perchè secondo Joe un pedale "standard" è più facile da riparare rispetto ad un pedale per cosi dire "unico".




lunedì 29 luglio 2013

Joe e Beth, Elmore Magazine (Usa)

E' possibile, se vivete negli Stati Uniti, che non abbiate mai sentito Beth Hart prima della sua performance al Kennedy Center Honors dello scorso Dicembre. Sulle ali di questa improvvisa esposizione mediatica, Hart, dopo essere stata in tour in Europa, si appresta a dare il via al suo primo tour degli USA da dieci anni a questa parte, per rilanciare una carriera che è stata interrotta da abusi di sostanze e da un diagnosticato disordine bipolare. Per Hart, che ha pubblicato il suo ottavo album Bang Bang Boom Boom la scorsa primavera, sembra che siano tempi migliori.


 La Hart reduce da ben due tour europei, si trova all'Iridium Jazz Club intervistata per un documentario su Muddy Waters. Un misto disarmante tra il riservato ed il socievole, Hart trasuda cura e serietà, conquistando i conoscenti in pochi attimi. Bang Bang Boom Boom  è una sorta di riveduta stilistica per Hart. Nuove influenze musicali caratterizzano la sua musica da quando la Hart è maturata sia come persona che come musicista. Ha evidentemente tratto beneficio dalle sue collaborazioni con musicisti straordinari, principalmente con gli eroi della chitarra Jeff Beck e Joe Bonamassa, e la loro guida è stato un aiuto che ha consentito a questa donna, che recentemente ha festeggiato il quarantunesimo compleanno, di entrare in una nuova era.

Sulla scia di Bang Bang Boom Boom, la seconda pubblicazione che si intitola Seesaw, secondo album nato dalla collaborazione con Joe Bonamassa, è arrivato nei negozi nel mese di Maggio.


Il loro lavoro insieme sembra aver avuto un grosso impatto sulla direzione di Beth Hart; il loro primo disco insieme, Don't Explain, fu registrato nel 2011, dopo un decennio di musica rock che Hart ha passato in Europa. Il secondo disco, come il primo, è una raccolta di fantastiche cover. "Credo che io stia cambiando come persona e come artista o cosi spero." dice Beth "E' stata una vera sfida ed era abbastanza spaventoso uscire fuori da quello che sono stata abituata a fare per 20 anni." Nonostante ciò Hart sembra aver accolto con piacere il nuovo percorso. Adesso, immergendosi completamente nella musica che ha ascoltato crescendo (Billie Holliday, Etta James, Aretha Franklin) Hart sembra aver ritrovato la strada di casa dopo cosi tanti anni di battaglia personale e professionale.


Nella seconda metà degli anni Novanta Hart volava alto, con una canzone che fu una hit, LA song (out of this town), un album con la Atlantic, e quello che sembrava essere una carriera molto promettente per lei. Ma le cose cambiarono velocemente quando il disturbo bipolare, che le fu diagnosticato quando era più giovane, prese il sopravvento. "Avevo perso la testa. Avevo davvero perso la testa". Dopo il successo del secondo album, Screaming for my supper, la carriera di Hart è salita alle stelle, cosi come l'attenzione e lo stress. Come molti che convivono con problemi mentali, Hart è passata all'alcohol e alle droghe per automedicarsi, e la sua vita si è sfasciata. Perse le amicizie, la famiglia, il contratto con la Atlantic, perse parecchio in salute e in peso, e la sua scalata al successo sembrava velocemente giunta alla fine. Negli anni seguenti Hart ha continuato a fare musica senza  grossi sforzi per salvare la sua carriera negli USA. "Dopo essere guarita invece di tornare a lavorare negli Usa, si sono aperte delle possibilità per me in europa" spiega Beth "Ho iniziato dal basso là, e le cose sono andate bene, è stato fantastico, ma sono sempre stata spaventata dal tornare negli Usa, almeno fino a due anni fa quando qualcosa si è acceso dentro di me. E mi chiesi, cosa sto facendo?"


Poi il destino volle che Hart incontrasse l'uomo in grado offrirle l'opportunità per tornare sotto i riflettori, proprio mentre stava compiendo un inversione di rotta nella sua vita. Joe Bonamassa, impegnato ad affermarsi sin da quando era ragazzo, era la fiaccola lasciata in eredità dal british blues-rock. "Ho sempre visto la faccenda come fosse un pò anomala poichè ero un americano che suonava musica britannica" dice Bonamassa. Molto del sostegno iniziale ricevuto da Joe, come da Beth Hart, proveniva dall'europa, in particolare dal regno unito. "Credo che il regno unito rappresenti ancora il mercato più grande" afferma. A 12 anni Bonamassa apriva già i concerti di BB King e un pò di anni dopo fu uno dei fondatori della band Bloodline, un supergruppo formato da figli d'arte tra cui il figlio di Robby Krieger dei Doors, Waylon, alla chitarra e il figlio di Miles Davis, Erin alla batteria. Il suo primo album solista, A new day yesterday del 2000, entrò nella top ten della Billboard blues charts. Bonamassa non si è più guardato indietro passando per vari progetti come quello con i Rock Candy Funk Party del 2013, un omaggio ai groove funk degli anni 70 e 80. La sua propensione a collaborare e ad avviare nuovi progetti lo ha portato fino ad Hart, e a due album in studio che i due hanno pubblicato nel corso di 3 anni. I due si sono incontrati per il tour in europa, partecipando insieme a vari festival. L'ammirazione di Joe nei confronti di Beth lo ha portato all'idea di un disco di cover soul. "Quandò mi chiamò per fare un disco soul insieme a me, pensai che mi volesse come corista" racconta Hart "e invece disse: no sarai la voce principale." Quel momento fatidico ha stimolato un periodo di immensa produttività in Hart, per non parlare della rinnovata opportunità di affermarsi negli States. "Le cose girarono molto velocemente. Improvvisamente avevo un contratto discografico per la prima volta negli Usa e mi dicevano: faremo uscire Bang Bang Boom Boom e ti faremo tornare on the road" spiega.


Dopo anni di avversità, Hart non ha esitato a cogliere al volo l'opportunità, reinventando sè stessa come persona, come performer e come scrittrice di canzoni. "Ho cambiato stile per l'album Bang Bang Boom Boom" dice Hart. "Sono entrata nella top 40. E' un grande risultato per me. Completamente influenzata dal lavoro con Joe per l'album di covers, ho spostato le mie attenzioni nello scrivere. Quando stavo scrivendo l'album mi sentivo un pò diversa. Pensavo molto a mia madre. Mia madre è sempre stata molto femminile nel vestire, io sono sempre stata il contrario. Mi sono sempre vestita come un maschio sul palco, e fare nuova musica mi ha portato a scoprire una parte diversa della mia personalità." Hart è fiduciosa dei suoi mezzi musicali adesso e può permettersi di concedersi dei rischi. "Ho scritto veramente tanto da dopo Bang Bang" dice "Ho del materiale strano e divertente, che non è orientato verso il rock and roll. Mi sto allontanando da quello." Hart vive e respira la sua musica. I testi sono pieni di sincerità. "E' la cosa più difficile che faccio, ma anche la cosa più preziosa" spiega Hart. Ultimamente nella testa di Beth Hart c'è anche l'amore. Non passano cinque minuti senza che dica a chiunque che persona magnifica sia suo marito, Scott Guetzkow. In un recente show a New York, Hart ha avuto problemi tecnici con alcune strumentazioni, e Guetzkow è salito sul palco tra una canzone e l'altra per aiutarla. Ogni volta, Hart lo ha presentato alla folla come un ragazzo meraviglioso. "Non so se quando ero più giovane valeva veramente la pena per me parlare d'amore, perchè non penso di aver veramente amato qualcuno" confessa Hart "So che non amavo me stessa. Quindi come avrei potuto scrivere di  qualcosa che non sentivo? Ma sono perdutamente innamorata di mio marito ora. Quindi forse questo è il motivo per cui parlo cosi tanto di amore, perchè è qualcosa che provo, per gli altri e per me stessa. Non avrei potuto dirlo prima, davvero non avrei potuto."


Oltre alle undici canzoni scritte da Beth per Bang Bang Boom Boom, l'edizione americana include la performance al Kennedy Center, forse uno dei momenti chiave della sua carriera. Jeff Beck, a cui fu chiesto di onorare il leggendario Buddy Guy, ha invitato Hart ad unirsi a lui. Hanno suonato "I'd rather go blind", di Etta James, la cantante preferita di Beth Hart. "Quello show è stata un'esperienza eccezionale, non lo dimenticherò mai. E' stato il culmine del mio lavoro nella musica senza dubbio. "E' successo tutto in un momento meraviglioso" spiega Beth riferendosi alla performance sulla sua pubblicazione discografica. "Avevo appena fatto un grande tour promozionale in Europa. Mentre ero impegnata con le conferenze stampa, Jeff venne da me e disse: tieniti pronta, ti chiamerò. Cosi un paio di settimane dopo mi chiamò e mi chiese se volevo partecipare al Kennedy Center Honors, e non avevamo ancora pubblicato il disco qui".


Mentre i fan riscoprivano la musica di Hart con il suo nuovo album, Bang bang boom boom, la sua collaborazione con Bonamassa, Seesaw, si presenta come un pù che adatto complemento al suo lavoro solista, per ricordare a noi chi è veramente Beth Hart: amore e disagio, audacia e  turbamento. I suoi eroi musicali, Etta James, Billie Holiday, Janis Joplin, Amy Winehouse, condividono con lei la stessa dualità inconfondibile, una vita vissuta in parti uguali di dolore e piacere. Dopo aver superato i momenti bassi, Hart è tornata ancora più forte. "Ritornare qui significa tanto per me. Sarebbe cosi bello se riuscissi a portare un messaggio di amore, speranza e gioia sul palco."

Non è un caso che Beth Hart si ritrovi di nuovo faccia a faccia con altre opportunità: il suo talento straordinario e la sua abilità nello scrivere e nel cantare supera ogni cosa. Sentirla cantare una nota significa scoprire la sua forza incredibile.

giovedì 25 luglio 2013

Rory Gallagher, Elvis Presley


Rory Gallagher

In uno dei momenti più tumultuosi della storia d'Irlanda, Rory Gallagher tornò in patria nei primi mesi del 1974 per quello che sarebbe diventato uno dei suoi tour più acclamati e che sarebbe stato incluso nel tanto venerato doppio album live, intitolato "Irish Tour 74", pubblicato il 21 luglio dello stesso anno. A causa dei disordini politici e delle violenze, molti artisti decisero di stare alla larga da questa isola così problematica. Per Gallagher, nato a Ballyshannon, Contea di Donegal, e cresciuto a Cork, era invece una cosa fondamentale tornare in patria ogni anno e lo fece a prescindere dal rischio. Con i suoi compagni di band, il tastierista Lou Martin, il batterista Rod De'ath, e  l'amico di lunga data e  bassista Gerry McAvoy, l' irlandese energico chitarrista rock-blues regalò spettacoli indimenticabili per i suoi fedeli fans, nonchè suoi connazionali."Irish Tour 74" include alcune delle migliori tracce del suo quarto album in studio, "Tatoo", fresco di stampa, partendo con una spumeggiante "Cradle Rock", passando poi per la delicata bellezza di "A Million Miles Away", per arrivare infine al frenetico "slide " che dà quel tocco in più al brano "Who's  that Coming ". L'album è ulteriormente arricchito da  una cover soul  di Muddy Waters, "I Wonder Who", e dal brano  di Tony Joe White, “As the Crow Flies", realizzato con una scatenata chitarra acustica . Per quel che riguarda le performance dal vivo, pochi potevano tenere testa al carisma di Gallagher, che univa il virtuosismo della chitarra al puro amore verso il blues. "Irish Tour 74", che è stato registrato a Dublino, Cork e una capitale, Belfast, particolarmente turbolenta , mostra attraverso semplici brani, come quelli sopra citati, sia l'amore che Rory Gallagher aveva per il suo paese, sia a sua volta l'amore, l'apprezzamento , e il rispetto che lo stesso paese aveva per lui.




Elvis Presley

Il  singolo di debutto di Elvis Presley, "Tha's all right"", fu pubblicato dalla Sun Records il 19 luglio 1954. All'inizio di quello stesso mese, dopo aver tentato senza grandi successi una registrazione in studio, Elvis cominciò a suonare una versione movimentata del Delta blues,  la canzone "That's all right, Mama", di Arthur "Big Boy" Crudup. Il chitarrista Scotty Moore e il bassista Bill Black, che avevano entrambi appoggiato Presley durante la session, rimasero molto colpiti. Il produttore della Sun Records, Sam Phillips, rimase così impressionato da ciò che aveva sentito, che disse al trio di suonare di nuovo la canzone e la fece registrare. Phillips avrebbe poi distribuito il brano "That's all right", insieme ad una cover di Bill Monroe "Blue moon of Kentucky" , ad un certo numero di stazioni radio di tutta Memphis. La risposta degli ascoltatori è stata così positiva, in particolare per lo show radiofonico della WHBQ,"Red,Hot and Blue" (dove il singolo è stato trasmesso per ore ed ore), che Elvis fu chiamato per un'intervista in diretta. Anche se il suo singolo di debutto non ha venduto abbastanza per le classifiche nazionali, a Memphis divenne in breve molto popolare, e per Elvis cominciava ad aprirsi la strada per diventare "The King".