mercoledì 10 febbraio 2016

La nascita di "An Acoustic Evening At the Vienna Opera House" pt3

UK Acoustic pt 3 

INTERVISTATORE: Hai usato delle accordature alternative in occasione del tour acustico o era sempre quella standard ?
JB: Si, le abbiamo usate. Le accordature erano quelle del disco nella versione originale dei pezzi. Quindi abbiamo adottato un tipo di accordatura aperta in Do, una "dropped" in Re , alcune addirittura Double dropped in Re. In base a come erano le versioni originali.



INTERVISTATORE: quando suoni la chitarra elettrica con la tua normale band usi il capotasto per qualche canzone?
JB: Per tutto il concerto suono normale, a volte ho un capotasto sul FA e uno sul Fa Diesis , serve per la mia parte cantata.

INTERVISTATORE: Cambi chitarra parecchie volte durante un live, è tutto prestabilito?
JB: Lo faccio per via dei bending... la chitarra si scorda; o magari ho una situazione in cui devo togliere il capotasto e nel bel mezzo di un concerto la chitarra si scorderebbe. Ogni chitarra ha il suo tempo, io provo a far durare la mia Les Paul 3 o 4 canzoni in una serata, ma arrivo a 7 o 8 chitarre a concerto, il che non è male. Ho visto altri fare di peggio...Alcuni cambiano chitarra solo per il gusto di farlo, ma io diventerei matto. Ho provato a fare un intero concerto con una sola chitarra, ma puoi fare circa 8 canzoni al massimo poi l'accordatura è "andata".


INTERVISTATORE: Parliamo di influenze musicali. Ascoltavi parecchi chitarristi country blues quando stavi imparando a suonare? Hanno avuto un'importante influenza su di te?

JB: Si abbastanza. Credo, riguardo la chitarra acustica, che le influenze maggiori per me siano state quelle provenienti da Doc Watson, Stephen Stills e dal materiale acustico di Muddy Waters. Kevin Breit, Ry Cooder...ho ascoltato tanto del vecchio blues. Ho una bella collezione di dischi al riguardo. Il fatto è che questi vecchi bluesman possedevano un sentimento unico che era istintivamente dentro di loro. Vidi Eric Clapton in tv e stava suonando un po' di cose dal repertorio di Robert Johnson e discutevano proprio di questo, da dove questo sentimento (per lo più di tristezza) potesse provenire. Ognuno può interpretarlo in maniera differente. Poi tutto quel materiale fu registrato in maniera abbastanza grezza e non sai mai se quel rumore che senti proviene proprio da quella stanza, oppure se un errore fosse intenzionale o meno. Suonare il blues per me significa esprimere i propri sentimenti, la propria anima, a seconda della propria interpretazione ognuno ha la sua versione. E' abbastanza controproducente copiare e incollare nota per nota il vecchio blues perchè se non eri la, se non c'eri, non puoi sapere davvero cosa loro stessero facendo. E' molto meglio prenderne lo spirito e interpretarlo a modo proprio.

INTERVISTATORE: La tua cover di "Stones in my pathway" di Robert Johnson è un cerchio che si chiude. Hai incluso una versione elettrica sul tuo album Driving towards the daylight e per il nuovo album (nb an acoustic evening at the Vienna opera house) sei ritornato alla versione acustica...
JB: E' strano perchè praticamente abbiamo fatto una versione alla Led Zeppelin in studio e poi abbiamo "smontato" l'ispirazione zeppeliana per la versione acustica. Abbiamo provato a tenere tutte le cose che Robert metteva in questa canzone e le abbiamo usate per la nostra versione: i cambi di tempo, di metrica e il fatto che la canzone avesse 3 o 4 diverse parti.

INTERVISTATORE: Quindi Robert Johnson è una delle tue fonti d'ispirazione? Cosa hai appreso dalla sua musica?
JB: Ho tutti i suoi dischi e possiamo dire che gente come Robert Johnson e Son House...beh il loro modo di attaccare la chitarra, ti porta a pensare che fossero stati posseduti o qualcosa del genere, specialmente Son House. Penso che uno che riesca a fare la stessa cosa al meglio, in tempi moderni, sia John Hammond jr., conosce davvero bene quel tipo di musica. E' la sua area di specializzazione in continuo studio. Ha anche fatto un bel film nel 1980 in cui si reca nei pressi del Delta per riscoprire tutte queste cose, è veramente incredibile.

INTERVISTATORE: Sei conosciuto anche per essere un artista che non smette mai di essere in tour o di registrare , cosa c'è ora nel tuo immediato futuro?
JB: Questa è l'anno del dvd (Joe ha appena registrato un Dvd sui suoi lavori live, dal Borderline alla Royal Albert Hall). Sto registrando anche un dvd con Beth Hart. Ho appena fatto un disco con lei ed è bellissimo, sarà il secondo episodio del nostro catalogo insieme e sarà eccezionale. La sua voce è meravigliosa ed è stato un piacere mettere su una band per suonare delle grandi canzoni. Questo è quello che ci aspetta.

INTERVISTATORE : Hai lavorato con molti artisti nel corso degli anni, compreso Clapton, Paul Rodgers, John Hiatt tra gli altri. C'è qualcuno in particolare con cui vorresti in futuro collaborare?
JB: Mark Knopfler senza dubbio....ci sono un sacco di persone sai? ma tutto accade per una ragione ...non ho suonato con Clapton alla Albert Hall senza un motivo. Per me ha un gran significato, sono lusingato del fatto che lui abbia voluto esserci, cosi come per Paul Rodgers, John Hiatt e Beth Hart, e tutte le persone con cui ho collaborato negli anni, è stata una eccezionale e divertente esperienza con tutti finora.



domenica 7 febbraio 2016

La nascita di "An Acoustic Evening At the Vienna Opera House" pt2

                                    UK "Acoustic" pt.2
                                               (clicca QUI per tornare alla PARTE 1)   

INTERVISTATORE : Come è ovvio che sia, per passare da un'atmosfera elettrica ad una acustica, gli arrangiamenti delle canzoni hanno subito delle modifiche. Te ne sei occupato da solo?
JB: Beh, avevamo già gli arrangiamenti perchè Kevin mi ha fatto registrare le demo di tutte le canzoni, in parole povere disse: "Suona tutte le canzoni, arrangiale disponendo come meglio credi la struttura e registrati da solo utilizzando solo una chitarra e un microfono." Quindi abbiamo utilizzato queste versioni come modello oltre alla loro versione originale presente sul disco o con cose tipo "Black Lung Heartache" che ha tutti quegli arrangiamenti per mandolini. Insomma avevamo l'idea; avevamo le strutture e 3 giorni sono bastati a malapena probabilmente. Eravamo stressati, dovevamo fare in fretta per mettere insieme 20 canzoni. Ma sai, io credo sia venuto tutto molto bene. Le prime canzoni sembravano vacillare un po', ma alla fine funzionarono.



Hai una quantità ingente di materiale nel tuo catalogo da cui attingere, cosa ha influenzato la scelta delle canzoni da proporre in acustico?
JB : Beh, alcune erano scelte ovvie, quelle acustiche per cominciare, altre furono più stravaganti come "Jockey Full Of Bourbon", "Slow Train" e "The ballad of John Henry" . Anche "Sloe Gin", che aggiungemmo all'ultimo minuto, e semplicemente sembrò funzionare bene. E' stata una buona idea, le intenzioni erano giuste e in questi casi trovo che tutto finisca per funzionare alla fine.

 Per proporre delle canzoni rock blues in chiave acustica c'è bisogno anche di "rimodellarle". Hai dovuto cambiare il tuo approccio in termini di stile verso le canzoni?
JB : Beh, non c'è sustain e non ci sono lunghi assoli (risate). Gran parte del lavoro di "rimodellamento" ha riguardato la voce perchè la situazione era del tipo: "caspita, non c'è un lungo assolo qui, dobbiamo passare subito alla canzone successiva proprio adesso". E' una dura prova per la voce che viene sfruttata molto, una canzone dopo l'altra, subito un'altra ancora, e un'altra. Pensavo "cavolo, c'è da cantare parecchio questa volta". Quindi con la chitarra, senza sustain, senza bending ecc qualcosa bisognava fare. La necessità è la madre delle invenzioni, si dice. Trovo che non sia bello quando la gente tratta e suona la chitarra acustica come se fosse una Les Paul. Non è quello il loro ruolo. Cosi mi sono basato sul metodo (playbook) di Stephen Stills.

Andiamo indietro nel tempo, hai iniziato a suonare con l'acustica quando eri bambino o sei passato direttamente all'elettrica?
JB: Sono un chitarrista elettrico. Ho iniziato con l'elettrica, mi sono fatto le ossa con quella. Possiedo delle chitarre elettriche, non sono un chitarrista acustico, capisci. Ci sono musicisti che sono degli artisti in quel campo. Io sono uno che può fare le sue cose e cavarsela se deve usare un'acustica , ma molto spesso scelgo di non farlo (risate)

E' interessante, perchè ho conosciuto un sacco di musicisti che ricordano la loro prima chitarra come uno strumento di tortura per via dell'action (l'altezza, lo spazio tra il manico e le corde) della chitarra troppo alto che rendeva tutto veramente difficile. Ma alla fine dicono che questo abbia contribuito a rinforzare la loro mano sinistra.
JB : Oh si! voglio dire, lo capisco. Un sacco di gente inizia con la chitarra acustica. Incontro sempre ragazzi o padri che vengono da me dopo lo show e dicono che i loro figli vogliono imparare a suonare la chitarra...ma come? Teoricamente, comprando una chitarra economica per iniziare e proseguendo con quella, ma io invece dico "no!", perchè questo li scoraggierà. Se è difficile da suonare, o se un musicista professionista non può tirarci fuori qualche buona nota, alla fine le chance che un bambino di sei anni ci riesca sono nulle. L'acustica è quello che è a questo punto. Io comunque ho dovuto re-imparare le canzoni scavando a fondo nel manuale di canzoni di Doc Watson e altre cose del genere.

Ci sono stati dei "cambiamenti" anche in termini di strumentazione? Per esempio, che corde e che scalatura hai usato per le chitarre acustiche?
JB: Ho usato le .011 - 0.52. Ora suono parecchio l'acustica - voglio dire non sono certo contrario al suo utilizzo - e utilizzo delle Ernie Ball .011 - 0.52. So che possono sembrare leggere per un'acustica ma per me vanno bene. Andrebbero bene anche le .012-0.54 o le 0.13 - 0.56, ma su una Old Martin potrebbero anche essere un problema e non ha senso per me provare in quella direzione. Ho pensato che avrei potuto rendere le cose più semplici. Uso le 0.11 anche sull'elettrica , la cosa strana è questa...sono praticamente la stessa scalatura...l'unica differenza è l'accordatura "wound G" per via del sound, che su un'acustica risulta essere migliore. Ho provato una "plain G" ma sull'acustica è terribile. La scalatura non è appropriata e semplicemente in quel modo non funziona




Vedendo An Acoustic Evening At the Vienna Opera House, ci sei te circondato da una varietà di chitarre acustiche vintage per le quali molti di noi sarebbero disposti a morire. Qual'erano le tue preferite durante il tour?
JB: Beh in seguito, per i miei concerti solisti, ho usato delle Gibson Songwriters, buone chitarre, con pickup Fishman; mi piace il pickup piezo, mentre non mi piacciono i microfoni e tutta quella merda di fronte. Ho anche usato delle Alvarez Yairi e le ho trovate fantastiche... Le ho usate ad intermittenza per un paio di anni. Per il tour acustico ho usato quasi esclusivamente chitarre vintage: delle vecchie Martin, una D-41, D-28, 017. Ho usato anche alcune nuove Gibson: Presentation Model J-45, Advanced Jumbo J-200 ed una che è una vera e propria delizia e cioè una Doc Watson 1978 modello Gallagher, fatto in Wartrace Tennessee, una Grammer Johnny Cash e una Guild 12 corde, jumbo, davvero ottima. Amo le Guild 12 corde, credo siano le migliori.

Le 12 corde possono anche essere difficili da gestire....
JB: Beh questo è quello che amo delle Guilds: a quanto pare suonano sempre bene al contrario di altre chitarre che per via delle sei corde extra tendono a chiudersi/collassare in se stesse.

Che mi dici dell'elettronica invece? Monti la stessa configurazione di pickup su tutte le acustiche?
JB: No. In questo nuovo album è tutto completamente microfonato. Questo era il nostro compito. Niente doveva essere "collegato", una scelta in pieno stile bluegrass (NB bluegrass è un genere di musica tipicamente statunitense, che può essere considerato una branca della country) con microfoni e casse monitor/spie. Dovevamo tenere il volume basso, in poche parole. E suonare forte... il suono mi è piaciuto molto, niente a che vedere col suono plasticoso che ottengono alcune stupide bands. L'unica cosa collegata erano quindi i microfoni e gli ampli PA.

Se le tue chitarre non erano collegate allora che tipo di microfoni avete utilizzato?
JB: Io ho usato un Beyer M69, lo stesso tipo che uso per la voce. Abbiamo usato quello di scorta, era il migliore sia come resa sonora frontale sia per la registrazione. In generale. Eravamo seduti il che aiuta la stabilità di tutto. Era una sfida ma ce l'abbiamo fatta.







mercoledì 3 febbraio 2016

La nascita di "An Acoustic Evening At the Vienna Opera House" pt1

UK "Acoustic" pt.1
Joe Bonamassa è una sorta di eroe moderno. Un nuovo re della chitarra la cui ascesa nel mondo della musica è ormai leggenda; immaginate di aprire un concerto di BB King a 12 anni. Se fosse la scena di un film di Hollywood fareste fatica a crederci, ma è accaduto realmente. Joe sembra aver dato nuova vita ad una scena blues in qualche modo ormai vecchia e stanca, vendendo milioni di dischi in tutta Europa. I suoi concerti in elettrico (più di 60 mila persone hanno assistito al suo recente tour europeo) rappresentano una materia di studio per quanto riguarda il controllo, il tocco e il gusto melodico e musicale. Ormai è divenuta famosa anche la collezione di chitarre di Joe che include non una ma una moltitudine di Les Paul tra le più ricercate appartenenti all'era d'oro dagli anni '50 in poi. 

La famosa collezione di chitarre di Joe Bonamassa

Ad ogni modo i passi in avanti di Joe continuano e la sua crescente celebrità non ha intaccato minimamente l'entusiasmo genuino per le più svariate avventure musicali. Dalla nostra (riferito all'autore dell'articolo) conversazione telefonica transatlantica è emersa l'impazienza di Joe di parlare dei suoi ultimi progetti, un album acustico live e un Dvd con la performance alla Vienna Opera House dello scorso anno. 
"Sai è stata davvero un' esperienza fantastica" ha detto Joe dopo i convenevoli saluti iniziali. "E' stato bellissimo dover mettere insieme la band per questo spettacolo e sono molto felice del risultato".

Schermata del menù del dvd

Il nuovo progetto è una ripartenza; nonostante sia normale per Joe inserire dei set acustici nei suoi show, questa è la prima volta in cui porta on the road uno show interamente in modalità unplugged. E, come avrei imparato di li a poco, questo è stato davvero uno show "unplugged" nel vero senso della parola. Ma innanzitutto, da dove nasce l'idea per questo progetto acustico?
"L'idea nasce dal fatto che avevamo questo concerto nel programma del tour, una data all'Opera house di Vienna. Ed è molto difficile riuscire ad esibirsi li poichè il programma dell'Opera House è molto rigoroso, organizzano i loro show, ed aprono agli artisti esterni solo due settimane all'anno circa. In più si tratta dell'opera, è un posto specificatamente dedicato all'opera, noi abbiamo ricevuto un invito per esibirci l'anno precedente con i Black Country Communion e sai , non c'è niente che abbia meno a che fare con l'opera dei BCC. Uno degli organizzatori mi disse : "Joe, noi crediamo davvero che sarebbe grandioso se tu ti esibissi personalmente con la tua band" Ma io risposi di non essere sicuro, la vedevo dura non essendo il mio ambiente. Il posto non era progettato per uno show in elettrico, ma per della musica acustica. Ad ogni modo prenotammo la data e sarebbe stato un problema a cui avremmo pensato dopo. 

Poi la conversazione finì per riguardare l'album acustico, e originariamente la mia idea abbastanza semplice era che con l'aiuto di altri chitarristi avrei cantato alcune mie canzoni tra le più conosciute - se così si può dire (Joe ride) - e raccontare qualcuna delle storie che ci sono dietro le canzoni. Quindi doveva trattarsi di un'unico concerto, molto divertente e che mi avrebbe reso sinceramente orgoglioso, ma un sacco di fans hanno richiesto altri concerti acustici" racconta Joe. 
"Quindi ho passato l'idea a Kevin Shirley (produttore) e lui inizialmente disse "Penso che sarà una cosa abbastanza noiosa, Joe. Senza offesa; beh forse non troppo, ma credo possa essere un po' noioso; perchè non metti insieme una band e non fai un intero concerto con tutte le canzoni arrangiate in modo diverso?" e io pensai "Bene, ci sto".


Copertina del cd An Acoustic Evening at the Vienna Opera House

Iniziammo a cercare i membri per questa band e la mia prima telefonata fu per Arlan Schierbaum, che vive nei pressi di Los Angeles e ha una delle più grandi collezioni di tastiere che io abbia mai visto. Se cerchi un harmonium o un pandemonium box o qualcos'altro, lui ce l'ha. Lui suona l'Hammond (non che noi ne avessimo bisogno visto che sarebbe stato tutto unplugged ), ma suona alla grande anche il pianoforte ed altre cose. La seconda telefonata fu per Gerry O'Conner di Dublino, che conosceva Kevin tramite uno dei suoi amici che mi pare sia di Dublino anche lui. Poi ci fu Mats Wester che vive a Stoccolma, in Svezia, e che suona uno strumento davvero strano chiamato Nyckelharpa: ha un gran bel suono capace di riempire eventuali vuoti. Con il suo strumento, un vecchio strumento svedese (una sorta di violino) è un musicista rinomato a livello mondiale. Infine dopo le indisponibilità di alcuni percussionisti, si è unito a noi Lenny Castro, una vera e propria leggenda. Se avete sentito la canzone "Africa" dei Toto sappiate che è lui che suona le percussioni all'inizio...infatti abbiamo iniziato a chiederci come mai non l'avessimo contattato prima. Ma meglio tardi che mai. Non è stato affatto una scelta di ripiego, e il fatto che lui abbia accettato è stato un onore, non pensavamo sarebbe stato molto facile per via dei suoi impegni con Stevie Nicks, ma pare che in quel momento non fossero in tour. Ad ogni modo questo è il gruppo - una band di cinque elementi - e poi c'è stato Montreux, il nostro primo show dopo 3 prove, che fu un po' scoraggiante.
Intervistatore : Avete fatto solo 3 prove prima? E' alquanto notevole!!!
JB : 3 prove, è stato proprio cosi che è andata

Joe Bonamassa live a Montreux 2012






mercoledì 20 gennaio 2016

#2 Blues of Desperation, 25 Marzo '16, nuovo album di inediti di Joe Bonamassa

In tutto il disco la chitarra di Bonamassa evoca angeli e demoni del suo caratteristico sound. "No Good Place For The Lonely"presenta alcuni dei licks più interessanti, mentre la title track garantisce una presa da brivido sull'ascoltatore grazie al suo ritmo. Gli appassionati di chitarra (soprattutto tutti quelli che hanno votato Joe come "miglior chitarrista blues" sul magazine Guitar World , permettendogli di vincere con un margine schiacciante) proveranno con questo album forti emozioni. 
"Ci sono dei lunghi assoli, ma anche alcune mini jam tra i musicisti che a volte dialogano tra loro tirando fuori il meglio" dice Bonamassa "In queste jam strizziamo l'occhio a Jeff Beck ed Eric Clapton degli anni '70. Credo che i fanatici della chitarra e gli appassionati di musica come me lo ameranno." 


Con la sua musicalità senza pari e rappresentando uno dei migliori dischi di inediti di Bonamassa, Blues of Desperation lascerà senza fiato pubblico e critica. 
Con questo nuovo album Bonamassa va oltre i propri obiettivi, spingendosi a conquistare anche una nuova fetta di pubblico, senza deludere le aspettative dei fans storici: non è una cosa da poco per uno che continua a collezionare numeri 1 nella classifica degli album blues di Billboard (ben 15, più di qualsiasi altro artista nella storia). 
Nel 2014 Different Shades Of Blue debuttò alla posizione numero 8 della Top 200 di Billboard, diventando il suo album con piazzamento migliore nella classifica generale, nonchè il suo primo Top 10 in quella che fu la settimana di vendite più prolifica della sua carriera. 
Sempre nel 2014 il chitarrista, insieme alla cantante Beth Hart, ha ricevuto la sua prima nomination al Grammy per miglior disco blues grazie all'album Seesaw, ed è stato nominato Artista Blues dell'Anno.
Il successo di Bonamassa è frutto di un duro lavoro portato avanti negli anni. Insieme al suo manager, il chitarrista ha fondato la propria etichetta discografica, nonchè compagnia di distribuzione e promozione. Inoltre il suo legame con i fan sui social è sempre più forte. 
Prima della pubblicazione di Blues Of Desperation (24 Marzo 2016), Bonamassa, un mostro dei live con più di 100 date all'anno, inaugurerà il nuovo anno con un DVD in uscita a Gennaio che contiene la registrazione del concerto acustico alla Carnegie Hall di New York. Poi intraprenderà la seconda avventura con la crociera Keeping The Blues Alive a Febbraio per poi proseguire con i concerti in elettrico attraverso gli Stati Uniti nel mese di Aprile. 

Ecco la tracklist del nuovo album, Blues Of Desperation:

1. This Train
2. Mountain Climbing
3. Drive
4. No Good Place For the Lonely
5. Blues of Desperation
6. The Valley Runs Low
7. You Left Me Nothing But the Bill and the Blues
8. Distant Lonesome Train
9. How Deep This River Runs
10. Livin' Easy
11. What I've Known For a Very Long Time


Se ti sei perso la prima parte con altre notizie sul nuovo album e le prime info sui pezzi contenuti nel disco, ecco il link che cercavi:


martedì 19 gennaio 2016

Blues of Desperation, 25 Marzo '16, nuovo album di inediti di Joe Bonamassa

Los Angeles, 19 Gennaio 2016. Il "guitar hero" Joe Bonamassa annuncia ufficialmente l'uscita di un nuovo album contenente 11 inediti. La pubblicazione è prevista per il 24 Marzo 2016
Come il suo predecessore (Different Shades Of Blue che uscì nel 2014 e raggiunse la vetta della classifica di Billboard) il nuovo disco contiene materiale originale, canzoni in cui Joe Bonamassa ridefinisce il sound del rock blues come chitarrista, cantante e songwriter. 
"Vorrei che la gente ascoltasse la mia evoluzione come musicista rock blues. Non come uno che si adagia sugli allori, ma come uno che cerca di andare avanti pensando a come la musica possa evolvere rimanendo importante" dice Bonamassa. 
James House, Tom Hambridge, Jeffrey Steele, Jerry Flowers and Gary Nicholson sono alcuni dei nomi dei musicisti più rilevanti della scena di Nashville che hanno preso parte al disco. Nashville è anche la città in cui venne registrato Different Shades Of Blue. 
"Loro sono i migliori della scena. Dal punto di vista dei temi delle canzoni ci sono molte immagini note agli amanti del blues come le montagne, la valley, i treni e tutta una serie di immagini legate alla solitudine e alla sofferenza. Tuttavia ci sono anche molti momenti davvero commoventi che riguardano i grandi ostacoli della vita, gli attimi di sollievo o quelli in cui ci si abbandona all'amore. Credo che chiunque possa rispecchiarsi in queste cose." 
Bonamassa e il suo fidatissimo produttore Kevin Shirley si sono chiusi in studio per 5 giorni ed hanno registrato 11 pezzi che vedono protagonisti anche altri musicisti come i batteristi Anton Fig e Greg Morrow, il bassista Michael Rhodes, il tastierista Reese Wynans, ma anche Lee Thornburg, Bonamassa parla anche della suo rapporto con Kevin Shirley che come i suoi fans ben sapranno va ormai avanti da tanti anni: "C'è una parola che può descrivere la nostra amicizia: fiducia! Mi fido ciecamente di Kevin e dei suoi suggerimenti musicali. Lui spinge le mie abilità al massimo costringendomi a non accontentarmi mai di ciò che è solo "buono". Allo stesso modo fa anche con gli altri musicisti, aiutandoci in qualche modo ad uscire da quella che è la nostra routine."

"Questo richiede delle contro-misure non sempre ortodosse" dice Shirley ammettendo che la scelta di aumentare i componenti della band aggiungendo un secondo batterista serva a far scatenare di più Joe. 
"Volevo che tornasse a lavorare più duramente, come durante i primi anni, quindi ho aggiunto un batterista per aumentare il fuoco della band. Registrare questo album è stata una delle esperienze più belle, che gioia aver creato questa musica!"
Riguardo ai titoli delle canzoni sappiamo che "This Train" è una chiamata alle armi da parte del blues più grintoso, uno di quei pezzi in cui la chitarra di Joe si fa davvero cattiva. "What i've known for a very long time" è una ballata molto emozionante, "The Valley Runs Low" un pezzo acustico molto toccante in cui la voce di Bonamassa si innalza su stili quasi gospel. E poi c'è "Drive", un pezzo che è come se fosse "imbevuto di tequila", un po' malvagio e un po' inquietante tanto da far impallidire un David Lynch. 




Ascolta alcune parti dell'intervista e un assaggio del nuovo disco di Joe Bonamassa

CONTINUA....Parte 2

mercoledì 15 luglio 2015

Date "3 Kings Tour"

Ecco le date del tour 3 Kings che vedrà Joe Bonamassa impegnato per tutto il mese di Agosto in diverse città degli Stati Uniti. A Settembre parte invece il tour europeo che purtroppo non prevede, al momento, nessuna tappa in Italia.

Agosto
07 Camden, NJ 
08 Holmdel NJ
10 Saratoga NY
11 Hyannis MA
12 Bangor ME
14 Cuyahoga Falls OH
15 Dayton OH
17 Morrison CO
20 West Valley City UT
22 Mountainview CA
24 Paso Robles CA
25 Santa Barbara CA
26 San Diego CA
28 San Diego CA
29 Los Angeles CA


lunedì 25 maggio 2015

Guitar Safari 3: Joe si è innamorato!

"A volte devi fare parecchia strada prima di trovare qualcosa che non ti aspettavi di trovare, ma di cui ti innamori a prima vista"
Joe Bonamassa

Amici appassionati di chitarre! Vi scrivo da Sydney, Australia.

Ho sempre avuto un debole per questa grande roccaforte per criminali e soggetti socialmente inadatti che un furono spediti in questo paradiso, come previsto dalla legge, il più lontano possibile dalla fredda e triste Inghilterra.



Comunque, tornando a noi, ora parliamo di chitarre ed in particolare di una chitarra molto speciale che ho scoperto due anni fa, ma che solo di recente è entrata ufficialmente nella mia vita: una Gibson Les Paul Standard del 1960 con rivestimento Sunburst che, per la maggior parte della sua esistenza, ha avuto un solo proprietario. Per inquadrare la Les Paul Standard nella giusta prospettiva, dobbiamo iniziare raccontando quello che stava succedendo in quel periodo.
Le vendite del modello Les Paul sono decollate solo all'inizio di quello che noi fissati di chitarre chiamiamo "Il Santo Graal delle chitarre elettriche": dal 1958 al 1960. E' difficile crederci, ma c'è stato un momento in cui la Gibson ha messo in Stand By la produzione per quasi un decennio. Dall'autunno del 1960 la Les Paul, così come la conosciamo noi, non era più una novità e tutte le rimanenti chitarre furono inviate a chiunque voleva averne. Uno dei territori in cui la Gibson ha inviato l'ultimo gruppo di Les Paul era l'Australia. E' stato quasi come se questa grande chitarra fosse stata improvvisamente mandata in esilio in terre lontane, sperando di non avere più notizie di lei. Suona familiare?


Ed è qui che la storia di una certa Wendy Johnson diventa interessante. A quanto pare, Wendy è entrata in un negozio di musica nel New South Wales all'inizio del 1961 ed ha comprao la Gibson Les Paul numero di serie 0-8089 con la dicitura "Made in Usa" impressa sul numero di serie. Ha suonato la chitarra per quasi 50 anni, fino a quando ha visto un programma televisivo intorno al 2008 che parlava di chitarre d'epoca, con particolare attenzione per il valore delle Les Paul del 1958, 1959 e 1960 modello Sunburst. Si è così resa conto che possedeva una chitarra speciale che valeva un sacco di soldi, e l'ha venduta al mio amico Dominic per un prezzo ragionevole, ed è qui che la mia vita è cambiata.



In un piovoso pomeriggio nell'autunno del 2012, al Teatro Palais di Melbourne, in Australia, Dominic si presenta con questa bellissima Les Paul. La chitarra non è in vendita, ed è lì solo per essere ammirata dal pubblico. Inseriamo subito la chitarra nel mio impianto, suonando a circa 115 dB. Suona che è una meraviglia, ed ha questo suono meraviglioso che tutte le Les Paul Sunburst degli anni '60 hanno. Penso che sia dovuto alla perfetta combinazione di tenone (pezzo di legno che si incastra con altri) leggermente più corto e uno più magro che conferisce alla chitarra il suo tipico suono. Pensate ai Cream e all'assolo su "I Feel Free" o al suono di Joe Walsh nella metà degli anni '70 e capirete cosa voglio dire. Quel tipico suono viscerale ed incazzato delle Les Paul Standard del 1960.

Come fa ad essere un "Guitar safari" se la chitarra non era nemmeno in vendita? Beh vedete, per alcune chitarre vale la pena aspettare, perchè valgono più del valore assegnato loro da un libro, e spesso bisogna viaggiare molto per trovare qualcosa di cui ti innamori a prima vista. Tutto ciò è successo quel giorno di pioggia a Melbourne. Alla fine ho comprato la chitarra da Dominic per quello che io chiamo il prezzo "Love it Forever", alla fine dello scorso anno. Perchè? Facile. Si tratta di una chitarra che ha fatto la storia, sia quella australiana che quella americana, ma anche perchè ora finalmente, dopo 55 anni in Australia, questa chitarra può tornare in America. E' uno dei miei strumenti più cari, e sono onorato di possederlo. Un giorno vorrei portarmelo dietro e passare per Kalamazoo, MI, in modo che possa veramente tornare a casa, anche se solo per un pò. E spero che Wendy possa venire al Teatro di Stato di Sydney la prossima volta che suono lì, per poter sentire suonare la sua vecchia chitarra.
"LEGGI ANCHE: Guitar Safari 2"