Non deve essere una "fredda" scienza, ma al contrario dovrebbe essere l'emozione e la passione del momento. Una canzone registrata in studio? Niente di più di una pallida imitazione di quando il musicista è li fuori a suonarla di fronte al suo pubblico.
Per questo è molto interessante quello che fa Joe Bonamassa. Bonamassa ha recentemente pubblicato ben 4 dvd che immortalano altrettante performance live svoltesi a Londra nel corso dell'anno precedente. Una, sottoforma di power-trio in un club chiamato Borderline, che vanta l'orgoglio di presentare sempre il meglio del panorama artistico musicale; un'altro concerto, nell'antica sala concerti del 1903 chiamata Shepherd's Bush Empire, 2.000 posti a sedere in una storica location che ha ospitato gli eventi più cool nel corso degli anni (ad esempio un concerto a sorpresa degli Stones nel 1999); terzo concerto, una performance rock'n'roll all'Hammersmith Odeon, un'edificio in stile art-decò che ha ospitato, tra gli altri, gente come Louis Armstrong, i Beatles, Johnny Cash e Bruce Springsteen. Ed infine un quarto concerto, acustico ed elettrico, alla Royal Albert Hall che, beh, è la Royal Albert Hall. I DVD, disponibile come box set o acquistabili singolarmente, catturano tutto. E' tutto li, nota dopo nota, senza esclusione di colpi, quattro differenti show, con quattro differenti band e quattro differenti setlist. Ma, questo è quello che è Bonamassa: un musicista da concerti con una vasta gamma di stili ed influenze, che vola su un vento selvaggio ovunque questo lo porti.
E' davvero un tipo unico questo Bonamassa. Nel momento in cui pensi di seguirlo, lui cambia improvvisamente direzione sia che si stia lanciando in un momento funky, sia che si tratti di un'hard rock in stile "I know where i belong", ma anche quando si appresta a reinventare un classico come "Spanish Boots" di Jeff Beck. Pensi di aver ascoltato la preferita, quando lui attacca con "You better watch yourself", per poi ripensarlo di nuovo quando prende la sua chitarrina e riempie la sala concerti con la brillantezza strumentale di "From the Valley". Ah, questa è la mia preferita, giusto? Beh, no, perchè poi si lancia in una significativa versione di "Black Lung Heartache". Non riesci a fermarlo quel ragazzo, ed è una cosa ottima. Un sacco di musicisti blues hanno tutte le carte in regola, ma finiscono per essere sempre un quasi tributo, si finisce in somma per scoprire band che non fanno altro che copiare vecchi licks mentre copiano lo stile di qualche vecchia icona. Le influenze di Bonamassa si sentono: un pò di Clapton, qualcosa di BB King, un pò di Beck, Hendrix e Stevie Ray Vaughan; anche qualcosina di Jimmy Page per quanto riguarda l'aspetto heavy. Ma per lui suonare non è una questione di imitare qualche dio della chitarra di epoche ormai andate. C'è dell'inventiva, mette un pò di questo e un pò di quello, per creare un mix da rivestire con la sua personalità.
Suona come chi? Come Joe Bonamassa. Quindi non perdiamo tempo nel discutere sul "da chi deriva principalmente il suo stile" perchè nel frattempo le sue dita sulla chitarra avranno già preso una direzione diversa. Il fatto è che lo fa senza nessuno sforzo, o almeno cosi sembra.
E giusto il tempo di tirare fuori qualche assolo al limite mentre ti inizia a sembrare un mago su quei tasti della chitarra, eccolo ripartire con una strofa su di te "Rusted strings on an old guitar - corde arrugginite su una vecchia chitarra" . Ho suonato quella chitarra di cui parli. Non proprio quella, o Joe starebbe cantando una canzone su di me, ma capisco quella strofa. Il problema con l'industria musicale di oggi è che probabilmente si trovi in un momento di regressione. Le major discografiche sono il terreno di gioco dove il denaro gira, e viene accatastato, messo al sicuro ed ammucchiato, poichè la differenza tra oggi e ieri quando i dischi di platino abbondavano, è che oggi ci sono nuove energie, nuove faccie, talenti nuovi disposti ad immergersi nel trambusto del sistema discografico, e che costruiscono da soli il proprio business ed il proprio modello artistico. Tutto ciò è una cosa buona.Cosi, quando Joe Bonamassa è li fuori, che filma quattro dei suoi concerti, e li pubblica tutti e quattro insieme, mette in discussione una vecchia linea di pensiero. E' anarchia organizzata, un pugno nell'occhio dei tradizionalisti che non si sognerebbero mai di dar vita ad un progetto così creativo. Il problema è che hai bisogno di prendere tutti e quattro i dvd per capire che, beh, c'è questo ragazzo in città che sa come suonare in modo molto veloce, ma che sa anche bene come rallentare e renderlo incisivo. Sa essere melodico ed elegante, ma soprattutto sa come suonare in maniera espressiva. La realtà, un faccia a faccia con la cruda verità, è tutta in questi quattro DVD. Amo il suo non chiudersi all'interno di un singolo genere, il suo corrire imperterrito a 200 miglia all'ora e virare bruscamente poco prima di finire fuori strada, oltre il bordo; amo il suo essere un musicista progressive blues molto rispettoso delle radici del genere che suona. Soprattuto mi piace il fatto che quest'uomo relativamente giovane (36 anni per gli standard blues significa essere piuttosto giovani) introduce un nuovo pubblico di appassionati al blues, non solo onorandolo, ma reinventandolo allo stesso tempo.
Ho letto recentemente che Buddy Guy disse: "Negli anni '50 e '60 la gente in America ignorava personaggi come BB King o T-Bone Walker. Ma quando gli inglesi cominciarono a suonare il blues, la gente pensò si trattasse di qualcosa di nuovo, cosa che in realtà favorì molto di più l'espansione del blues. Spero che la stessa cosa accada grazie alle nuove leve." Joe Bonamassa è una delle nuove leve.
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