lunedì 28 ottobre 2013

Una forza della natura : 4 serate- 4 setlist- 4 band!

Con una serie di lavori di qualità a suo nome, e alcune collaborazioni importanti come quella con i Black Country Communion o con l'energica cantante Beth Hart, Joe Bonamassa si è costruito un seguito fedele ed n costante crescita. A Marzo si è esibito in  quattro concerti a Londra, ognuno in un posto diverso - iniziando dal Borderline, proseguendo allo Shepherd's Bush Empire, poi all'Hammersmith Apollo ed infine chiudendo alla Royal Albert Hall con una performance eccezionale. Tutte e quattro le date sono state registrate e pubblicate singolarmente o in un box set unico intitolato "Tour De Force". James Gadden ha avuto l'opportunità d chiacchierare con lui durante uno dei suoi rarissimi momenti liberi....


Int: Ho vsto il sampler dei tuoi Dvd Tour De Force e devo dire che sono rimasto alquanto impressionato
JB: Beh grazie, goditelo finchè puoi  e guardalo a lungo, perchè non rifarò mai più una cosa del genere.

Int: Come è nata l'idea di fare quattro concerti in quattro posti differenti ?
JB: Siamo stati io, Kevin Shirley e il mio manager Roy ad uscrcene fuori conq uesta idea. Onestamente se avessi saputo con precsione a cosa andavo incontro, avrei pagato il pranzo e avrei lasciato la stanza immediatamente. Non sucederà più una cosa simile.

Int: Deve essere stata una vera impresa: non solo quattro posti divers, ma anche quattro diverse scalette
JB: Yeah! Quattro serate diverse, quattro band diverse. Abbiamo messo insieme quattro band per cercare di rappresentare in una settimana tutto il mio catalogo musicale del passato. Ci sono cos tante diverse sfaccettature riguardo quello che abbiamo fatto negli anni passati. Una band di fati, una band acustica, una di tre elementi, una di quattro...fondamentalmente dovevamo prendere il meglio di quindici ann di album in studio e metterlo insieme redistribuendolo in quattro serata, sessanta canzoni.

Int: Quanto è stato difficile scegliere le canzoni per te che hai pubblicato cosi tanti album in studio?
JB: Non è stato cosi difficile, la maggior parte di queste canzoni parlano da sole. Alcune di loro sai che vanno suonate con un gruppo particolare. Altre sono chiaramente  pezzi forti del disco. Il problema non fu quello, ma impararle ed eseguirle è stato difficile.

Int: Mi chedevo alcune cose. Per An Acoustic Evening at the Vienna Opera House hai impiegato pochissimo tempo per prepararti le canzoni. Quanto tempo ti ci è voluto per questi quattro show?
JB: Abbiamo lavorato inizialmente tre settimane con la band di quattro elementi e poi cinque o sei giorni con gli altri gruppi. Praticamente le abbiamo ripassate, poi suonate, poi abbiamo ripassato le canzoni con il secondo gruppo e suonate. A quel punto non fai un miscuglio con tutte le canzoni che dev suonare e cerchi di ricordare cosa viene dopo, e le cose fatte recentemente sono nella tua mente. Poi devi riazzerare la memoria ed iniziare con la seconda band. E' stato un lavoro lungo ed avevamo un sacco di pressione.

Int: Come hai deciso il "tema" di ogni serata?
JB: E' stato abbastanza semplice decidere di fare la serata blues allo Shepherd's Bush e la serata con la band di tre elementi al Borderline. La Royal Albert Hall era perfetta per lo show sia acustico che elettrico e così all'Hammersmith abbiamo fatto la serata rock. Sono state decisioni semplici.


Int: C'è qualche set in particolare che hai preferito rispetto agli altri?
JB: Credo che quello alla Royal Albert Hall è stato un grande show. Al secondo posto il concerto al Borderline e poi, molto vicino a quello, il concerto allo Shepherd's Bush Empire. Quarto quello all'Hammersmith. Perchè all'Hammersmith avevo troppo freddo. Non sono riuscito a scaldarmi. Quando lo sho è terminato c'erano ancora quindici gradi, troppo poco per poter suonare.

Int: La mia preferita è quella alla Shepherd's Bush Empire, perchè vado pazzo per la sezione dei fiati e la tua era fenomenale, si adattava davvero bene alle tue canzoni.
JB: Oh sono come te, anche io vado matto per i fiati!

Int: E riguardo alle location? Alcuni artisti preferiscono i post più intimi, altri preferiscono i grandi spazi. Cosa è meglio per te?
JB: Non sono fissato per i grandi concerti, ma mi piacciono molto quelli piccoli. Nella situazione in cui saremo stasera (Aberdeen) dovremo combattere con il suono. Si tratta di una struttura in cemento e metallo con il tetto alto. Cosa si può fare? Con la musica elettrica è quasi impossibile. Sarà una serata difficile. Ma poi quando suoni in una grande arena che ha un suono ottimo, allora è fantastico.

Int: Il packaging per questa collezione è fantastico, soprattutto il box set a forma di amplificatore Marshall in miniatura, che comprende tutti i dvd.
JB: Si, devo rngraziare Paul Marshall perchè ci ha lasciato prendere in prestito il nome della marca per metterlo sul box set.

Int: I packaging interessanti e belli, sono qualcosa che associo con i tuoi lavori più recenti. "Dustbowl" è uscito in un bellissimo digipack, "Driving Towards the daylight" contiene un booklet magnifico, e l'artwork e il packaging per questa collezione è eccezionale. E' un aspetto della tua musica nel quale sei coinvolto direttamente?
JB: Si mi ostino ad essere ancora uno di quei tipi che ama i booklet. Non sono molto per il comprare le cose digitali. Voglio una confezione e penso sia bello avere qualcosa da leggere mentre ascolti un disco. Certo con questo box set puoi anche leggere "Guerra e Pace" dato che ci sono sette ore e mezza di musica qui. (RIDE)
E' divertente ed è un valore aggunto per i fans. Alla gente piace. Non ho ancora preso materialmente in mano uno di questi box set finiti, ma vedendo le foto ho pensato "cavolo, è stupendo!"

Int: Per quanto riguarda il valore aggiunto per i fans, i DVD hanno anche degli extra che contengono dei retroscena, alcuni dei quali riguardano te che visiti un negozio di rare e pregiate chitarre a Soho. Anche durante gli show hai delle chitarre davvero particolari, come quella appartenuta a Rory Gallagher, Gary Moore o Bernie Mardsen.


JB: Oh sì, Bernie mi ha lasciato usare la sua chitarra durante tutto il tour inglese. Ce l'ho ancora con me. E' una splendida '59, poi c'è la chitarra di Gary Moore che apparteneva a Peter Green e poi c'è la chitarra di Rory Gallagher che è molto speciale per me e anche molto divertente da suonare. Queste chitarre sono state un pò gli ospiti d'onore della serata!

Int: Ti sei dato da fare parecchio per poter avere queste chitarre oppure hanno trovato loro la strada per venire da te, come la chitarra di Bernie?
JB: Beh sono riuscito ad ottenerle in diversi modi. Io e Bernie siamo amici da molto tempo. La mia ragazza Sandi conosce Donal Gallagher, così se l'è sbrigata lei per me. Per quanto riguarda la chitarra di Peter Green, è successo tutto per caso :" Hey, questo ragazzo di nome Phil Harris ha questa chitarra, vuoi suonarla anche tu?" Ho detto subito 'certo' e me l'hanno portata.

Int: E' vero che stai incoraggiando Bernie a far uscire un nuovo album solista?
JB:  Sì. Questa settimana infatti sono in studio a suonare per lui. Bernie vuole avere alcuni ospiti d'onore sul suo album. Ha una specie di elenco!

Int: Ti metti sempre alla prova musicalmente, realizzi show acustici, esplori il mondo del rock classico con i Black Country Communion, passi poi al Soul con Beth Hart e al Funk con i Rock Candy Funky Party. Cosa farai adesso?
JB: Ah qualsiasi cosa mi venga in mente. Tutte queste cose che hai appena elencato sono tutte legate alla mia radice musicale, che è il blues. Mi sono accorto che suonare cose diverse ti aiuta a diventare migliore come chitarrista blues.

Int: Questi quattro concerti indicano quanto sei diventato grande come artista. Sei impressionato quando ti rivedi alla Royal Albert Hall oppure te l'eri immaginato che saresti arrivato tanto lontano?
JB: Sono già sorpreso di avercela fatta al Borderline. Penso che anche il pubblico lo sia stato! Quei concerti sono stati delle brevi istantanee. Tutto quello che spero è che siano venuti bene alla fine. Dopo eravamo di nuovo in tour. E' divertente, queste cose di cui stiamo parlando appartengono a sei mesi fa per me, sto già lavorando ad altre cose.

Int: Visto che sei così produttivo sia in termini di album realizzati che di tour, è importante fare sempre cose diverse, così da tenerti sempre al passo con i tempi?
JB:  Assolutamente, è molto importante. Ti rende felice. E fortunatamente è una cosa che si sta diffondendo.

Int: Ora che è tutto pronto per essere venduto, ripensi a quella fatidica settimana come un momento cruciale oppure è stato meno faticoso di quello che sembrava?
JB: No, è stato molto più difficile e faticoso di quello che pensavo. A 36 anni non so se avrò abbastanza energie per rifare una cosa del genere. Sono contento di averlo fatto, ma non credo di poter fare di nuovo una cosa così impegnativa per almeno altri dieci anni. Ci servono almeno più di due settimane. Volevamo fare qualcosa di unico, e ce l'abbiamo fatta, per questo sono contento!




venerdì 25 ottobre 2013

La Stratocaster di Rory Gallagher

Il maestro del blues-rock Joe Bonamassa prende in prestito per una serata alla Royal Albert Hall la famigerata Stratocaster del compianto Rory Gallagher.

Gli anni sessanta hanno visto molti chitarristi farsi largo tra le file più competitive della scena British Blues. Uno di questi era Rory Gallagher. Con il suo stile feroce e la sua voce rude, insieme al suo amore per il blues, il rock 'n' roll, il folk e l' R&B, ha creato un sound tutto suo. Appena  passata l'adolescenza, il chitarrista irlandese si è fatto le ossa con il trio blues rock "Taste" prima di immergersi in una carriera solista lunga ben venticinque anni, rubando il cuore dei suoi fans e meritandosi il rispetto dei chitarristi di tutto il mondo. Purtroppo Rory Gallagher ci ha lasciati nel 1995, ma continua a vivere grazie alla musica che amava tanto suonare e grazie alla quale non morirà mai.

L'eredità musicale che Gallagher ha lasciato dopo la sua morte ha avuto un notevole impatto su molti chitarristi che sono venuti dopo di lui, e Joe Bonamassa non fa eccezione. Si vede chiaramente l'ispirazione di Bonamassa mentre suona una delle preferite canzoni di Rory Gallagher, la stupenda "Cradle Rock". Nel 2011 Joe ha avuto il privilegio di suonare la "logora" Stratocaster sunburst del 1961, che era stata presa in custodia dal fratello di Rory. Solo di recente Joe ha avuto di nuovo l'opportunità di suonare di nuovo la leggendaria Strato, che è stata lo strumento principale di Rory per oltre 30 anni, eseguendo "Sloe Gin" ( nel video qui sopra) e " The Ballad Of John Henry" nella famosa Royal Albert Hall, il 30 marzo.

"Non appena sentiì Cradle Rock, rimasi subito impressionato. Pensai ' Voglio essere così da grande'. Guardando le immagini di Rory sui suoi album, sembrava che fosse uno dei ragazzi che lavorava nella fabbrica di mio padre. Aveva l'atteggiamento del working class hero.
Donal Gallagher (fratello di Rory) è stato davvero molto gentile a concedermi di usare la Strato di Rory al concerto che ho tenuto all'Hammersmith Apollo nel 2011 e poi nuovamente alla Royal Albert Hall. Quello è stato il momento più bello che ho vissuto da fan di Rory. Ha suonato così tanto quella chitarra che i contorni sono rovinati in molti punti; puoi quasi percepire dove si posavano le sue mani mentre la suonava. E' stato quasi surreale"
Joe Bonamassa


giovedì 24 ottobre 2013

Tour de Force - Intervista a Joe Bonamassa dopo l'esperienza delle 4 storiche date londinesi

Persino per uno come Joe Bonamassa, la cui etica del lavoro è ormai leggendaria, suonare quattro show consecutivi a Londra all'inizio di quest'anno, con una diversa setlist ogni sera e diversi musicisti intorno, è stata un'impresa davvero ardua. Ma dopo aver realizzato quello che apparentemente sembrava impossibile, le quattro performance sono state pubblicate in un boxset unico, o in dvd o blu-ray venduti singolarmente, con il nome di "Tour de Force - Live in London."

I 4 Dvd di "Tour De Force - Live in London"
"E' una testimonianza divertente di una settimana dura" spiega Bonamassa al magazine The Blues dalla sua casa di Malibu. "E' stato certamente molto emozionante. Ma se mai ci dovesse essere di nuovo un'idea simile a questa, mi alzerei e uscirei dalla porta senza discuterne."
Con più di 60 canzoni suonate nel corso delle quattro serate, molte delle quali non erano mai state suonate live prima, ed una sola opportunità di far riuscire bene tutto, è comprensibile che Bonamassa sia riluttante a voler ripetere l'esperimento di nuovo.
"Tutto comiciò quando (il produttore) Kevin Shirley, il mio manager, Roy Wiseman, ed io stavamo mangiando insieme, lo stesso giorno in cui suonai a Montreaux" ricorda Joe riferendosi al giugno del 2012 quando si mostrò favorevole a voler fare i concerti.
"Facemmo 3 prove con la band acustica e c'erano una miriade di cose che mi attraversavano la mente. Avevamo confermato questi show a Londra e Kevin mi chiese cosa avrei fatto in particolare per queste quattro date.  Io dissi che avremmo probabilmente modificato drasticamente la setlist e lui disse: "Non sono sicuro che sia sufficiente. Perchè non facciamo una band diversa ed una differente setlist per ognuna delle quattro notti?"
"Nel frattempo io ero in modalità acustica. La mia mente era concentrata sul concerto. Dissi: 'fantastico, quanto potrà mai essere difficile?' Non ci pensai su veramente bene. Poi tornai in tour e ci divertimmo un mondo."
Fu solo nel Gennaio del 2013, tre mesi prima dei concerti, che Bonamassa e Shirley si misero seduti con una grande lavagna davanti e iniziarono a ragionare su come organizzare quei quattro show, e quali canzoni suonare.
"Iniziammo dal Borderline - dice Bonamassa - con una band di tre elementi, cosi che fosse una cosa piuttosto semplice. D'altronde non è il tipo di posto in cui potresti suonare con una sezione di fiati di nove elementi, perchè i membri della band devono stare sul pavimento. Lo Shepherd's Bush Empire sembrava più giusto per i trombettisti. E' un tipo di  situazione più blues. L'Hammersmith Apollo è, senza dubbio, un posto "rock". Abbiamo immaginato quindi di unire la band acustica con quella elettrica all' Albert Hall per una sorta di grande concerto-saluto finale."

In occasione della prima notte al Borderline sul
palco con Joe di fronte a 200 spettatori c'erano il batterista Anton Fig ed il bassista Michael Rhodes, una serata per il power trio che ha riportato Joe indietro con la memoria fino alla sua prima esibizione in quel luogo nel 2005.
"Ero un chitarrista molto impegnato in quel periodo-  dice ridendo - in una band di tre persone c'è da suonare parecchio di più. Ci divertivamo un sacco. Abbiamo anche pensato di rifarlo in qualche posto piccolo magari. Tiriamo su una sorta di '3 versi, 10 minuti di assolo poi altri due versi e finale' tour. E' un po autoindulgente come cosa, ma alle persone piace.
Quello all'Albert Hall è stato probabilmente il miglior concerto che io abbia mai fatto in vita mia - aggiunge - mi è piaciuto profondamente, anche più del concerto che feci sempre alla Albert Hall nel 2009. Sono stato in grado di gustarmi il momento. Nel 2009 ero pietrificato dal momento in cui ho cominciato a quello in cui ho terminato di suonare. All' Hammersmith è stato eccezionale ma si congelava in quel posto quella notte. Mi è piaciuta tanto la sezione di fiati che abbiamo avuto allo Shepherd's Bush. E' stato uno show diverso con un pubblico diverso. Se potessi rifarei lo show al Borderline come ultimo. Mi ha tolto più forze quello che gli altri tre insieme. Ero esausto quando è terminato. Ma abbiamo lasciato ogni cosa nel film. C'è il pedale della batteria di Anton che si rompe. Quando una cosa va storta, va storta! E' una specie di legge di Murphy."

Locandina delle 4 date di Londra
Se vi state chiedendo come avrà fatto Bonamassa ad impararsi e ad eseguire tutte quelle canzoni insieme, beh, la risposta è con il teleprompter (meglio noto come gobbo o suggeritore elettronico) il cui aiuto è stato fondamentale durante tutte e quattro le serate.
"Non lo avevo mai usato in vita mia e sono felice di averne avuto uno, perchè cosi basta solo buttare un'occhiata e puoi cantare le parole giuste. Quando devi cantare 60 diverse canzoni in 4 notti, soprattutto se nel frattempo fai degli arrangiamenti complicati sullo strumento, ogni cosa comincia a confondersi con le altre e la tua memoria ben presto diventa troppo piena. Abbiamo dovuto rifare solo Story of A Quarryman perchè ho saltato l'assolo."
Ad ogni modo, la pressione che affrontare queste quattro serate comporta, alla fine ha mostrato il conto a Bonamassa, che si è esibito dopo la Albert Hall a Parigi per un ultimo concerto, prima di godersi il meritato riposo a casa con la sua fidanzata, Sandi Thom. "Sono tornato a casa e ho perso completamente la voce per dieci giorni. A Sandi piaceva! Si è divertita un mondo. Il mio corpo ha detto "E' abbastanza!." Si è azzittito per una settimana. Ma sono molto fiero del film. Non è perfetto, ma quello che vedi è quello che avrai. Tutte e sette le ore e mezza!"

domenica 20 ottobre 2013

Joe Bonamassa date Italia

Joe Bonamassa torna in Italia con due date nel 2014, la prima a Milano l'8 marzo al Teatro egli Arcimboldi e la seconda, il 10, all'Atlantico di Roma.
Se, come è ben risaputo, è nella dimensione live che Joe Bonamassa riesce ad esprimere al massimo il suo talento, la notizia tanto attesa delle due date in Italia, insieme a quella di qualche settimana fa secondo cui il bluesman nel mese di Gennaio entrerà in studio per la lavorazione del nuovo album, crea non poco entusiasmo tra i fans desiderosi di assistere a quello che certamente, in Italia, sarà uno degli eventi musicali più importanti dell'anno per gli appassionati. I biglietti saranno acquistabili a partire dal 24 Ottobre.



venerdì 18 ottobre 2013

Il riff di The Ballad of John Henry (Joe Bonamassa-Total Guitar)

Joe Bonamassa è indubbiamente famoso per i suoi stupendi assoli rock-blues, ma è anche un vero asso per quanto riguarda riff pesanti e molto ritmati come ad esempio il brano che dà il titolo al suo album del 2009, cioè "The Ballad of John Henry".


Intervista a cura di James Uings. TOTAL GUITAR

-Il riff di The Ballad Of John Henry è arrivato al 12° posto nella classifica di Total Guitar "I 50 riff più belli dell'ultimo decennio". Come ti senti al riguardo?
-JB: Davvero è arrivato al dodicesimo posto? Fantastico! Non sono mai stato conosciuto come chitarrista per i miei riff. Le mie canzoni più famose, infatti, non contengono riff: "John Henry" è probabilmente l'unica che ne contiene.

-Sei sorpreso di aver superato band famosissime per i loro riff come AC/DC e Metallica?
-JB: Sono veramente sorpreso che io faccia parte di questa lista. Sembra che ci sia una nuova generazione di bluesman più giovani di me che inizia a farsi sentire. Iniziano a costruirsi una carriera. E' bello vedere che i giovani si interessano al blues.

-Com'è venuta fuori la canzone?
-JB: E' stata scritta in circa un'ora. Avevo bisogno di qualcosa di allegro ma anche pesante per aprire il disco. Non avevamo una traccia d'apertura. Ero davvero in pericolo di morte!!

-Ti ricordi qualcosa di quando hai scritto quel riff?
-JB: Quando scrivo un album, ho sempre circa 30 diversi tipi di strumenti intorno a me. Li porto in una stanza con me e il computer impostato su GarageBand, che è sempre lì pronto per registrare. Ho sempre un amplificatore Marshall e uno Fender: uno per i suoni più puliti, uno per quelli più sporchi. Posso fare tutto quello che voglio. Ero da poco in contatto con Musicman Guitars e mi avevano appena mandato alcune chitarre baritono. Una era un basso a sei corde, che ho usato su un'altra traccia, e un'altra era una chitarra baritono John Petrucci. Quando pensi a dei bluesman non pensi che usino dei modelli Petrucci, ma l'ho presa e dopo averla collegata all'ampli, ho iniziato a suonare un pò di note e ho pensato "wow è fantastico!" Ho iniziato a cantarci sopra e a scrivere alcune linee di chitarra. Dopo cinque minuti mi sono fermato e ho riascoltato quello che avevo registrato. Non era una cosa così celestiale, un brano che parla da solo, ma direi che tre quarti erano del tipo "Queste cose sono opera della mente di un pazzo!"

-Il brano ha un pò lo stile dei Led Zeppelin. E' qualcosa che ti è venuto naturale oppure ci hai lavorato sopra più tardi?
-JB: E' venuto di conseguenza a come ho scritto il riff. I demo che avevo registrato erano una cosa davvero molto rudimentale, solo io e la chitarra, così non c'era groove quando le ho scritte. Quando arrivò il momento di dargli forma, mi è venuto naturale pensare ai Led Zeppelin, e uscì fuori una cosa simile al bridge di Kashmir al contrario. "Cosa stai facendo? Non sei il primo e non sarai nemmeno l'ultimo!" ha commentato Jason Bonham, ma mi sono detto " Beh, almeno non ho rubato proprio tutto".

-Hai modificato la canzone dopo queste prime registrazioni?
-JB: Non in studio, ma abbiamo dovuto lavorarci sopra di nuovo perchè eravamo stanchi di suonarla sempre nello stesso modo. La abbiamo suonata sempre uguale per due anni. La suonavo con una chiarra normale invece che con una baritono e suonava bene. Sembrava più incisiva. L' abbiamo trasportata da Do in Mi, così ora è  in accordatura standard. Ho dovuto cambiare anche il cantato, ma mi piace di più adesso e sembra più in stile Hendrix. Ci ha anche risparmiato di portare con noi una chitarra baritono per usarla in un solo pezzo. La abbiamo suonata in Mi in tre concerti fin'ora, e non penso che qualcuno l'abbia notato, se devo dire la verità!.

-Cosa rende un riff un bel riff?
-JB: Un gran riff per me è qualcosa che ti colpisce subito appena lo ascolti. Ci sono alcune canzoni che hanno riff del genere. "Just Got Paid" dei ZZ Top è un riff eccezionale, ma anche "Heartbreaker" dei Led Zeppelin. Un altro grande riff è "I'm a mover" dei Free e ,ovviamente, qualche canzone dei Black Sabbath. Sei subito attratto da quei riff, non sai ancora niente della canzone, ma il riff ti catapulta immediatamente nel pezzo. Ti dà un piccolo assaggio di quello che verrà dopo. Se unisci ad un buon riff una bella voce quello diventerà un brano assolutamente devastante. Ecco perchè la gente ama i riff rock: sono le chitarre che ti danno un pò d'aria fresca."

-Come riesci a manterere vivo il tuo comporre canzoni?
-JB: Devi ascoltare un sacco di musica diversa. La gente rimane scioccata quando scopre cosa c'è sul mio iPod. Non è tutto blues o rock-blues. Io ascolto di tutto, da John Legend al metal. In ogni genere trovo dei pezzi e dei ritmi che mi ispirano, che si tratti degli Iron Maiden o di altri gruppi. Devi lasciare che la tua mente sia  aperta a tutto.

-Puoi farci qualche esempio?
-JB: Quando devi scrivere qualcosa di tuo, tutto quello che ascolti ti viene in aiuto. Puoi scirvere un riff usando molti semitoni che provengono dalle scale Indiane, o può venirti un'idea che si basa su una progressione di accordi tipica di Al Green, che è un artista R&B. Tutte queste cose funzionano quando le usi in un contesto rock-blues, perchè gli da quel tocco di fresco. Molti bluesman non prendono ispirazione da nessun altro genere.

-Quali sono i 5 riff blues più belli per te?
-JB: La canzone migliore di tutte dev'essere "Born Under A Bad Sign" (Albert King). E' assolutamente fantastica, penso che ti colpisce subito sin dalla prima nota. "I Ain't Supersticious" di Howlin' Wolf, di cui amo anche la versione di Jeff Beck. "The Thrill is gone" (resa popolare da BB King) è una scelta obbligata. "Boogie Chillen" di John Lee Hooker e ovviamente "I'm A Man" di Bo Diddley.




venerdì 4 ottobre 2013

Tour Date Ottobre 2013

Ottobre 2013
04   -   Vienna, Austria   -   Wiener Stadthalle
05 - Praga, Repubblica Ceca - Kongresovè Centrum Praha
06 - Groningen - Olanda - Martinplaza
08 - Copenaghen - Danimarca - Falkonen Theatre
10 - Oslo - Norvegia - Sentrum Scene
11 - Stoccolma - Svezia - Waterfront
13 - Helsinki - Finlandia - Hartwell Arena
14 - San Pietroburgo - Russia - Bkz Octyabrsky
16 - Mosca - Russia - Crocus city hall
18 - Minsk - Bielorussia - Palace of the Republic
20 - Varsavia - Polonia - Sala Kongresowa



Il tour proseguirà, salvo modifiche, negli Stati Uniti per tutto il mese di Novembre e fino a metà Dicembre 2013