Gli anni sessanta hanno visto molti chitarristi farsi largo tra le file più competitive della scena British Blues. Uno di questi era Rory Gallagher. Con il suo stile feroce e la sua voce rude, insieme al suo amore per il blues, il rock 'n' roll, il folk e l' R&B, ha creato un sound tutto suo. Appena passata l'adolescenza, il chitarrista irlandese si è fatto le ossa con il trio blues rock "Taste" prima di immergersi in una carriera solista lunga ben venticinque anni, rubando il cuore dei suoi fans e meritandosi il rispetto dei chitarristi di tutto il mondo. Purtroppo Rory Gallagher ci ha lasciati nel 1995, ma continua a vivere grazie alla musica che amava tanto suonare e grazie alla quale non morirà mai.
L'eredità musicale che Gallagher ha lasciato dopo la sua morte ha avuto un notevole impatto su molti chitarristi che sono venuti dopo di lui, e Joe Bonamassa non fa eccezione. Si vede chiaramente l'ispirazione di Bonamassa mentre suona una delle preferite canzoni di Rory Gallagher, la stupenda "Cradle Rock". Nel 2011 Joe ha avuto il privilegio di suonare la "logora" Stratocaster sunburst del 1961, che era stata presa in custodia dal fratello di Rory. Solo di recente Joe ha avuto di nuovo l'opportunità di suonare di nuovo la leggendaria Strato, che è stata lo strumento principale di Rory per oltre 30 anni, eseguendo "Sloe Gin" ( nel video qui sopra) e " The Ballad Of John Henry" nella famosa Royal Albert Hall, il 30 marzo.
"Non appena sentiì Cradle Rock, rimasi subito impressionato. Pensai ' Voglio essere così da grande'. Guardando le immagini di Rory sui suoi album, sembrava che fosse uno dei ragazzi che lavorava nella fabbrica di mio padre. Aveva l'atteggiamento del working class hero.
Donal Gallagher (fratello di Rory) è stato davvero molto gentile a concedermi di usare la Strato di Rory al concerto che ho tenuto all'Hammersmith Apollo nel 2011 e poi nuovamente alla Royal Albert Hall. Quello è stato il momento più bello che ho vissuto da fan di Rory. Ha suonato così tanto quella chitarra che i contorni sono rovinati in molti punti; puoi quasi percepire dove si posavano le sue mani mentre la suonava. E' stato quasi surreale"
Joe Bonamassa
Nessun commento:
Posta un commento