domenica 23 febbraio 2014

Joe Bonamassa negli Allman Brothers?

Duro colpo per i fans degli Allman Brothers, i cui membri chitarristi Warren Haynes e Derek Trucks hanno annunciato a Gennaio di voler lasciare il gruppo per concentrarsi di più sui propri impegni da solisti. "E' il momento giusto per fermarsi" ha detto Haynes. La line-up attuale porterà a termine alcuni impegni, incluso l'importante concerto che la band tiene ogni anno al Beacon Theatre, a Marzo; dopodichè il futuro della band resta incerto. Ma se gli Allman continuassero la loro storia, quale chitarrista avrebbe la capacità e lo stile per inserirsi, nonchè la stoffa per affrontare la scaletta della band, oltre tre ore di live-set più mega jam di 22 minuti come, ad esempio, quella di Whipping Post? Ecco alcune proposte.



David Hidalgo. Hidalgo ha passato le ultime quattro decadi a fare rock con i Los Lobos ed ha suonato praticamente con tutti da Tom Waits a Bob Dylan, durante il tempo libero. Un chitarrista ed un frontman eccezionale. Si tratta inoltre di un parente alla lontana degli Allman: guardatelo mentre si diverte su "Dear Mr Fantasy" con i Gov't Mule nel 2011.

Jason Isbell. Discepolo del Southern-soul, ha fatto parte dei Drive-By Truckers prima di intraprendere la carriera solista. La sua voce appassionata e la sua abilità nel raccontare delle storie si adatterebbero perfettamente al ruolo di frontman lasciato da Haynes: dopo aver recuperato la sobrietà ed essersi lasciato alle spalle anni di vita difficili nel 2012, avrà decisamente voglia di impegnarsi con la band.

Joe Bonamassa. Un virtuoso che faceva gare di shredding contro Trucks quando era bambino, il 36enne di New York riempie il Beacon Theatre da solo, con i suoi assoli pirotecnici e fantasiosi. Bonamassa, che preferisce i chitarristi inglesi come Peter Green e Rory Gallagher rispetto a quelli americani, porterebbe una nuova ondata di focosa energia nella band.

Robert Randolph. Randolph con le sue escursioni nel blues "su di giri", rappresenta uno dei musicisti da vedere e da non perdere per gli appassionati del circuito delle jam. La sua recente cover degli Allmans Brothers "Don't Keep Me Wonderin'", da Slide Brothers del 2013, è la prova del fatto che possa a tutti gli effetti colmare il vuoto lasciato dallo slide divino di Trucks.

Luther Dickinson. Figlio del produttore Jim, Luther ha saputo dare grinta, con la sua padronanza di una tecnica slide profondamente influenzata da Duane Allman, ai Black Crowes ed ai North Mississipi Allstars. Punti extra per aver suonato in maniera eccezionale One Way Out con gli Allmans Brothers nel 2011.

Altre info sulla dipartita di Haynes e Trucks dagli Allman Brothers:
http://www.rollingstonemagazine.it/musica/news-musica/allman-brothers-band-lasciano-warren-haynes-e-derek-trucks/

thanks to: Rolling Stone

giovedì 20 febbraio 2014

10 minuti di "stand by" blues #2

1- MIKE BLOOMFIELD. Oltre ad aver trasmesso il blues al pubblico bianco degli anni '60, chitarrista dotato di uno stile sciolto, limpido capace di assoli di grande precisione, Bloomfield si è anche measso al servizio dei maestri neri producendo dischi di James Cotton, Otis Rush e Sam Lay e suonando con Muddy Waters e Eddie Vinson. La chicagoana It Takes Time è di Otis Rush. Voto: 10


2-BLUES BROTHERS. Due comici esileranti decidono di appagare e riportare in scena il loro amore per la musica rhythm and blues, mettendo insieme una All Stars Blues Band formata da ottimi musicisti tra cui il chitarrista Steve Cropper. L'album del 1978 Briefcase Full Of Blues ha il merito di riportare in auge il blues ed il soul in piena epoca punk. Un disco fresco e contagioso.Voto: 7,5




lunedì 17 febbraio 2014

10 minuti di "stand by" blues.

1- JEFF BECK GROUP. Formidabile dal punto di vista tecnico ed imprevedibile da quello della fantasia. A tredici anni si costruisce la prima chitarra elettrica che collega alla radio di casa. Blues, ma soprattutto jazz, pop, fusion ed hard rock!  Truth del 1986 è forse l'album più coerente di Beck all'insegna del rock blues. Una lezione sulla metamorfosi del blues nel passaggio dagli anni '60 ai '70. Il Jeff Beck Group nato all'inizio del 1967 comprendeva Rod Stewart alla voce e Ron Wood al basso.
Voto: 9


2- BLUES BAND. Gruppo formato per divertimento che annovera tra i musicisti uno dei più bravi chitarristi di blues bianco inglese, Dave Kelly. Official Bootleg Album fu realizzato in modo artigianale e venduto per corrispondenza, il gruppo, che non aveva nessuna ambizione commerciale, autofinanzia l'uscita dell'album, spinto dalla risposta entusiasta del pubblico. La Blues Band diventa il gruppo di punta del revival del blues tra gli anni '60 e '70, spianando la strada, tra gli altri, a Dr Feelgood. Voto: 8,5





sabato 15 febbraio 2014

Music business, JB e l'anarchia organizzata.

Quando si tratta di blues, difficilmente penso agli album in studio. La maggior parte di essi sono sterili, artificiosi o troppo puliti. Sono stato in uno studio o due nella mia vita, quindi so come spesso la take 7 venga unita alla take 12, 15, 23 o 27, so come tanti pezzi (o meglio tanti bytes, grazie all'era del digitale) vengano messi assieme in un unica traccia. Cosi nasce una canzone, tra svariate sovraincisioni e traccie aggiuntive. Tutto ciò, semplicemente, non fa parte dello spirito tipico del genere, almeno non da dove vengo io. Se io fossi un re, ordinerei che ogni album blues fosse registrato dentro un club di fronte ad un pubblico. Almeno per me, è necessario, affinchè il blues funzioni, che ci sia quell'elemento "X" che c'è solo quando una band è in piedi sul palco. Accade che si crea un energia, uno spirito di condivisione, un momento fermo nel tempo in cui solo quei musicisti su quel palco e quella gente li presente potrà sperimentare. L'atmosfera, l'ispirazione, l'interazione tra pubblico e musicisti è qualcosa che non si ripeterà più e che non può essere replicato. Ed è li il senso di tutto, secondo me. Voglio che sia dal vivo, sporco e cose simili, perchè la musica non nasce per essere fatta in uno stato di isolamento, nasce per essere condivisa.


Non deve essere una "fredda" scienza, ma al contrario dovrebbe essere l'emozione e la passione del momento. Una canzone registrata in studio? Niente di più di una pallida imitazione di quando il musicista è li fuori a suonarla di fronte al suo pubblico.
Per questo è molto interessante quello che fa Joe Bonamassa. Bonamassa ha recentemente pubblicato ben 4 dvd che immortalano altrettante performance live svoltesi a Londra nel corso dell'anno precedente. Una, sottoforma di power-trio in un club chiamato Borderline, che vanta l'orgoglio di presentare sempre il meglio del panorama artistico musicale; un'altro concerto, nell'antica sala concerti del 1903 chiamata Shepherd's Bush Empire, 2.000 posti a sedere in una storica location che ha ospitato gli eventi più cool nel corso degli anni (ad esempio un concerto a sorpresa degli Stones nel 1999); terzo concerto, una performance rock'n'roll all'Hammersmith Odeon, un'edificio in stile art-decò che ha ospitato, tra gli altri, gente come Louis Armstrong, i Beatles, Johnny Cash e Bruce Springsteen. Ed infine un quarto concerto, acustico ed elettrico, alla Royal Albert Hall che, beh, è la Royal Albert Hall. I DVD, disponibile come box set o acquistabili singolarmente, catturano tutto. E' tutto li, nota dopo nota, senza esclusione di colpi, quattro differenti show, con quattro differenti band e quattro differenti setlist. Ma, questo è quello che è Bonamassa: un musicista da concerti con una vasta gamma di stili ed influenze, che vola su un vento selvaggio ovunque questo lo porti.


 E' davvero un tipo unico questo Bonamassa. Nel momento in cui pensi di seguirlo, lui cambia improvvisamente direzione sia che si stia lanciando in un momento funky, sia che si tratti di un'hard rock in stile "I know where i belong", ma anche quando si appresta a reinventare un classico come "Spanish Boots" di Jeff Beck. Pensi di aver ascoltato la preferita, quando lui attacca con "You better watch yourself", per poi ripensarlo di nuovo quando prende la sua chitarrina e riempie la sala concerti con la brillantezza strumentale di "From the Valley". Ah, questa è la mia preferita, giusto? Beh, no, perchè poi si lancia in una significativa versione di "Black Lung Heartache". Non riesci a fermarlo quel ragazzo, ed è una cosa ottima. Un sacco di musicisti blues hanno tutte le carte in regola, ma finiscono per essere sempre un quasi tributo, si finisce in somma per scoprire band che non fanno altro che copiare vecchi licks mentre copiano lo stile di qualche vecchia icona. Le influenze di Bonamassa si sentono: un pò di Clapton, qualcosa di BB King, un pò di Beck, Hendrix e Stevie Ray Vaughan; anche qualcosina di Jimmy Page per quanto riguarda l'aspetto heavy. Ma per lui suonare non è una questione di imitare qualche dio della chitarra di epoche ormai andate. C'è dell'inventiva, mette un pò di questo e un pò di quello, per creare un mix da rivestire con la sua personalità.
Suona come chi? Come Joe Bonamassa. Quindi non perdiamo tempo nel discutere sul "da chi deriva principalmente il suo stile" perchè nel frattempo le sue dita sulla chitarra avranno già preso una direzione diversa. Il fatto è che lo fa senza nessuno sforzo, o almeno cosi sembra.


E giusto il tempo di tirare fuori qualche assolo al limite mentre ti inizia a sembrare un mago su quei tasti della chitarra, eccolo ripartire con una strofa su di te "Rusted strings on an old guitar - corde arrugginite su una vecchia chitarra" . Ho suonato quella chitarra di cui parli. Non proprio quella, o Joe starebbe cantando una canzone su di me, ma capisco quella strofa. Il problema con l'industria musicale di oggi è che probabilmente si trovi in un momento di regressione. Le major discografiche sono il terreno di gioco dove il denaro gira, e viene accatastato, messo al sicuro ed ammucchiato, poichè la differenza tra oggi e ieri quando i dischi di platino abbondavano, è che oggi ci sono nuove energie, nuove faccie, talenti nuovi disposti ad immergersi nel trambusto del sistema discografico, e che costruiscono da soli il proprio business ed il proprio modello artistico. Tutto ciò è una cosa buona.Cosi, quando Joe Bonamassa è li fuori, che filma quattro dei suoi concerti, e li pubblica tutti e quattro insieme, mette in discussione una vecchia linea di pensiero. E' anarchia organizzata, un pugno nell'occhio dei tradizionalisti che non si sognerebbero mai di dar vita ad un progetto così creativo. Il problema è che hai bisogno di prendere tutti e quattro i dvd per capire che, beh, c'è questo ragazzo in città che sa come suonare in modo molto veloce, ma che sa anche bene come rallentare e renderlo incisivo. Sa essere melodico ed elegante, ma soprattutto sa come suonare in maniera espressiva. La realtà, un faccia a faccia con la cruda verità, è tutta in questi quattro DVD. Amo il suo non chiudersi all'interno di un singolo genere, il suo corrire imperterrito a 200 miglia all'ora e virare bruscamente poco prima di finire fuori strada, oltre il bordo; amo il suo essere un musicista progressive blues molto rispettoso delle radici del genere che suona. Soprattuto mi piace il fatto che quest'uomo relativamente giovane (36 anni per gli standard blues significa essere piuttosto giovani) introduce un nuovo pubblico di appassionati al blues, non solo onorandolo, ma reinventandolo allo stesso tempo.


 Ho letto recentemente che Buddy Guy disse: "Negli anni '50 e '60 la gente in America ignorava personaggi come BB King o T-Bone Walker. Ma quando gli inglesi cominciarono a suonare il blues, la gente pensò si trattasse di qualcosa di nuovo, cosa che in realtà favorì molto di più l'espansione del blues. Spero che la stessa cosa accada grazie alle nuove leve." Joe Bonamassa è una delle nuove leve.

domenica 9 febbraio 2014

Date Tour 2014 Febbraio - Marzo

Riparte il tour di Joe Bonamassa. Di seguito le prossime date europee che anticipano il ritorno negli Stati Uniti del 25 Marzo.
Febbraio
25  -  Dusseldorf, Germania  -  Mitsubishi Electric Hall
27  -  Berlino, Germania  -  Tempodrom
28  -  Framcoforte, Germania  -  Jahrhunderthalle

Marzo
01  -  Bruxelles, Belgio  -  Cirque Royal
03  -  Parigi, Francia  -  Le Grand Rex
04  -  Parigi, Francia  -  Le Grand Rex
05  -  Basilea, Svizzera - Switzerland Musical Theater
07  -  Lione - Francia, France Ampitheatre Cite International
08  -  Milano, Italia  -  Teatro degli Arcimboldi
10  -  Roma, Italia  -  Atlantico




sabato 8 febbraio 2014

Joe Bonamassa e le leggende della chitarra

Il chitarrista americano blues-rock Joe Bonamassa ha presentato i suoi preziosi cimeli nell'Hard Rock dell'Hotel & Casino di Las Vegas lunedì, 20 gennaio.


La mostra, situata vicino al " The Dragon Salon" nella torre HRH, include un completo di Versace, delle scarpe di pelle nera, occhiali da sole e una Custom, un'edizione limitata del modello della Gibson "Les Paul Gold Top", usata da Joe durante il suo concerto sold-out alla Royal Albert Hall. Durante la leggendaria performance, il vincitore del GRAMMY award, il cantate e compositore Eric Clapton è salito sul palco per un duetto speciale con Joe Bonamassa. Il concerto è stato filmato per il DVD "Joe Bonamassa Live from the Royal Albert Hall", che ha vinto il disco di platino per aver venduto più di 100,000 copie.

Per aiutare a celebrare la carriera di Bonamassa, all'evento hanno partecipato anche i membri della sua band, tra cui Anton Fig, meglio conosciuto come il batterista sulla CBS nel "Late Show with David Letterman", e il bassista Carmine Rojas. Inoltre hanno partecipato anche l'amico e fondatore del RockandRollGallery.com, Chris Vranian e il produttore di Bonamassa, Kevin Shirley. Un gruppo di fan hanno applaudito non appena la tenda si è alzata, rivelando la fantastica mostra di cimeli di Joe Bonamassa.


domenica 2 febbraio 2014

Nuovo album, aggiornamenti!

Kevin Shirley si dice entusiasta del nuovo lavoro svolto in studio con Joe e se lui non vede l'ora di farci ascoltare il disco nuovo figuriamoci noi, che di Joe Bonamassa e dei suoi inediti del 2014 non possiamo ancora ascoltare nemmeno una nota.


 "Sono appena tornato a Malibu dopo aver registrato tutte le tracce di base del nuovo album di Joe nello studio di Las Vegas e credo ci siano parecchie sorprese in serbo! A Las Vegas è stato divertente: ristoranti fantastici e drink a tarda notte, proprio quello che uno si aspetta da una rock band a Las Vegas!"
Kevin Shirley parla della line-up che comprende alcuni dei fidati musicisti che accompagnano solitamente Joe più qualche new entry d'eccezione!
"La formazione di musicisti è una combinazione tra quelli della band con cui abbiamo registrato di solito in passato con l'aggiunta del tastierista Rees Wynans della band di Stevie Ray Vaughan."
Parlando di musica Kevin Shirley sembra altrettanto soddisfatto ed impaziente di far ascoltare il disco ai fans di Joe.
"C'è un pò di materiale classico, ma credo anche che ci siano alcune tracce rivoluzionarie! Non vedo l'ora di terminare il disco. Bisogna finire alcuni abbellimenti: le trombe su alcune canzoni, le percussioni con Lenny Castro, le seconde voci ed inoltre rimangono ancora alcuni assoli di chitarra da fare. Direi che manca un bel pò di lavoro, ma sarà tutto disponibile entro la fine dell'anno. E' tempo di una cura dimagrante!"
Intanto ecco alcune delle foto scattate durante la registrazione del nuovo album di Joe Bonamassa di cui, per ora, abbiamo soltanto pochissimi dettagli.