Joe Bonamassa è il migliore chitarrista di cui potresti non aver mai sentito parlare: e a lui va bene cosi.
Anche se la sua recente collaborazione con Beth Hart, che ha ricevuto una nomination ai Grammy, sta per cambiare tutto questo, Bonamassa preferisce stare a casa sua a vedere Storage Wars piuttosto che sfilare sul tappeto rosso. Fa quello che fa per un motivo: è innamorato perso della chitarra.
Abbiamo incontrato per pochi minuti Joe Bonamassa prima del suo concerto al Dolby Theatre di venerdi sera e della consegna del riconoscimento della RIIA che ha conferito il disco di platino al dvd Live at the Royal Albert Hall. Per uno come lui, residente a Los Angeles che si definisce "un vero fanatico della chitarra in una città di celebrità", è ironico che abbia suonato nella sede degli Academy Awards.
- Prima una nomination ai Grammy. Poi, un disco di platino dalla RIAA. Cosa ne pensi di tutto questo?
JB: Abbiamo fatto solo sedici album, otto o nove dvd. Onestamente, sono più contento per Beth Hart. E' ancora terribilmente sottovalutata. Io sono un indipendente. Mi nascondo nell'ombra del music business. Promuoviamo da soli i nostri show. Non abbiamo un agente. Abbiamo la nostra casa discografica. Ci organizziamo i tour da soli. La cosa più comune al music business che abbiamo è Michael Jensen, con la sua azienda pubblicitaria. Anche la distribuzione è nostra. Quindi, sono più contento per Beth Hart. Probabilmente non vinceremo, ma il fatto che molta gente si accorgerà del disco è una grande cosa.
- Come definiresti il tuo suono?
JB: E' una combinazione di tutte le mie influenze che vanno dal rock classico al blues, dalla musica acustica, Americana, British blues ed heavy metal. La gente che compra i miei cd sa che può trovarci qualsiasi cosa: un pezzo country, qualcosa di rock molto duro, oppure un Chicago shuffle 12 accordi con una sezione di fiati. Tutto messo insieme in qualche modo. Non so come puoi chiamarlo. E' "blueseggiante" ma non è blues nel senso tradizionale. Neanche ci si avvicina.
- Quando hai condiviso il palco di una Royal Albert Hall sold-out, ti sei sentito come se fossi "arrivato"? Ti sei mai sentito come se fossi "arrivato"?
JB: Mi identifico molto di più con il British blues. Posso camminare in qualsiasi strada a qualsiasi ora, ovunque, e nessuno mi riconoscerà. Mi presento anche ai miei meet-and-greet e mi ritrovo a stringere la mano a persone che dicono "Quando arriva Joe?" Credo di essere ben conosciuto da un certo tipo di persone. Non mi interessano le hit. Non mi interessano i video. Non mi interessano i premi e lo spettacolo. Tutte cose che vanno e vengono. Ho passato 25 anni a costruire le fondamenta di qualcosa basato sul duro lavoro. Quest'anno abbiamo fatto 99 concerti in 237 giorni in tutto il mondo. Abbiamo fatto sold-out in un luogo a Mosca con 6000 posti. Abbiamo suonato nelle arene in Europa. Abbiamo in programma di suonare alle Red Rocks l'anno prossimo. La gente dice "Chi è quel tizio?" mi piace.
- Dopo cosi tanti album, DVD live e collaborazioni, sei comunque conosciuto per lo più da un certo sottogruppo di appassionati di musica. Preferisci che sia cosi?
JB: Siamo la QVC della musica. (*Quality, Value, Convenience). Eric Clapton è il nostro limite massimo di riferimento. Se vai a vedere Eric Clapton, sentirai del blues. Sentirai i pezzi forti. Alcune persone ci vanno solo per sentire "Wonderful Tonight", "Cocaine", e "Layla". Anche se la maggior parte del concerto di Clapton è tutto blues. (Il mio socio d'affari) Roy ed io ci siamo guardati ed abbiamo detto "Ci sono 15000 persone qui. Ci sono quindicimila persone in questo mercato che hanno voglia di uscire un giovedi sera e pagare per vedere un concerto blues rock. Dobbiamo trovare queste persone." Non sto cercando di trovare dei tredicenni fans di Justin Bieber.
- Credi che la generazione più giovane e il rock moderno abbiano perso il contatto con le origini?
Non con i Black Keys, Jack White e i White Stripes. Ce ne sono anche altri. Credo che la musica che questi ragazzi stanno facendo sia incredibile; ad essere sinceri, è più blues tradizionale rispetto a ciò che faccio io. Il fatto che loro riescano a trovare un pubblico da arena mi dà speranza perchè i ragazzi a cui piace il rock li amano. L'incoraggiamento che vorrei dare è che se sai suonare, suona. Ascolta i dischi di King Cole. Ascolta i dischi di Ray Charles. Ascolta la loro perfetta intonazione. I fiati, le seconde voci: era tutto diretto su disco. Sembro un vecchio rompiscatole perchè praticamente è quello che sono. Non c'è una generazione, incluso me, che possa competere con questi uomini e queste donne come ad esempio Ella Fitzgerald. Sono pericolosi i grandi aiuti che hanno oggi i musicisti.
- Crescendo, hai suonato con gente come BB King. Cosa ti ha insegnato quell'esperienza a quell'età?
JB: BB diceva sempre "Continua a fare quello che fai. Fa attenzione ai tuoi soldi." BB è un businessman ed un sopravvissuto. Se continui a crederci, il risultato arriverà. Magari non quando vorresti, come nel mio caso, ma meglio tardi che mai. Noi abbiamo continuato a sfornare disco dopo disco dopo disco ancora, e nessuno li ascoltava. Poi ad un tratto, ricevi qualche spinta nella giusta direzione. Fondamentalmente, quel concerto, il disco di platino che è li vicino, è stato il precipizio dopo la spinta.
- Consideri quel momento come uno spartiacque nella tua carriera?
JB: Assolutamente si. E' stato il momento "o la va o la spacca". Se fosse stata una cosa media, o un fallimento, non staremmo nemmeno facendo questa conversazione adesso. Ma dopo che è successo, è diventata una linea di partenza. Poi dici "Ok, inizia ad essere interessante." Ed inizia il vero lavoro.
- A questo punto della tua carriera, che orizzonti musicali vorresti raggiungere?
JB: Non credo di avere un suono definitivo ancora. Credo sia un suono amalgamato di diverse persone. Non ho una "Layla". Ho alcune canzoni che se non le suonassi la gente non sarebbe soddisfatta, ma niente di sconvolgente. Devo darmi da fare e cominciare a scrivere.
- Quando incontri per la prima volta dei fans, di cosa ti piace parlare?
JB: sono felice quando la gente viene da me, ma -so che è strano dirlo in una città basata sullo spettacolo- non mi piace molto fare le foto. Amo la chitarra. Ringrazio il cielo per l'opportunità che ho di vivere suonando la chitarra. Mi piace parlare con la gente in strada di cose che riguardano il suonare la chitarra. Non sono il tipo che entra nella stanza con la voglia di farsi notare.
- Ti vedremo entrare di nascosto dalla porta sul retro per evitare il tappeto rosso?
JB: Non ci andrò. Beth ci andrà. Io voglio stare a casa a guardare Storage Wars. Sono un vero fanatico della chitarra in una città basta sulla celebrità. Tutto questo è solo una scusa per andare in giro per il paese a collezionare chitarre.
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