domenica 18 maggio 2014

Stevie Ray Vaughan - Live At Carnegie Hall

VOTO: 10
Vaughan con i Double Trouble e la sezione fiati dei Roomful of Blues in azione il 4 ottobre 1984 alla Carnegie Hall nel suo miglior disco dal vivo. Energia e bellezza, potenza e swing, blues, R&B e jazz: SRV è al top e così la sua band. Sfavillante la partenza con Scuttle Buttin' e Testify, ma il vertice si raggiunge con Dirty Pool e The Things That Used To Do, due "bluesoni" che i sassofoni e le trombe dei Roomful Of Blues riempiono di swingante enfasi orchestrale
Pubblicato nel Luglio del 1997, questo album è la preziosa testimonianza audio del concerto di Stevie Ray Vaughan tenutosi alla Carnegie Hall di New York il 4 Ottobre del 1984. Roomful Blues, Dr. John alle tastiere ed il fratello Jimmie Vaughan sono alcuni dei musicisti che prendono parte allo show che, dopo la pubblicazione su disco, restò alla posizione numero 1 della Billboard Blues Chart per ben 8 settimane.
Uno spettacolo di grande classe, tecnica ed emozione ad opera del protagonista assoluto della chitarra rock blues.


Tracklist

1- Intro - Ken Dashow / John Hammond
2- Scuttle Buttin'
3- Testify (Ronald Isley, O'Kelly Isley, Jr, Rudolph Isley)
4- Love Struck Baby
5- Honey Bee
6- Cold Shot (Mike Kindred, W.C.Clark)
7- Letter To My Girlfriend (Eddie Jones)
8- Dirty Pool (Doyle Bramhall, Vaughan)
9- Pride and Joy 
10- The Things That I Used To Do (Jones)
11- C.O.D. (Leo Gooden)
12- Iced Over (Gwen Collins)
13- Lenny
14- Rude Mood


sabato 17 maggio 2014

Joe Bonamassa, un cane sciolto. Intervista per Argus Leader

E' facile pensare che un chitarrista blues nato lo stesso giorno di Robert Johnson sia portato ad avere per tutta la vita un'ossessione per i classici del blues.
Non è il caso di Joe Bonamassa. Infatti, sono stati i chitarristi blues britannici di fine anni '60 ad appassionarlo e spingerlo a prendere in mano una chitarra. Eric Clapton, Jeff Beck e Paul Kossoff dei Free sono stati la sua introduzione al genere, insieme ad "alcuni ragazzi irlandesi come Gary Moore e Rory Gallagher".
Bambino prodigio, Bonamassa esce alla ribalta alla stessa età di altri giovani prodigi della chitarra blues come Jonny Lang e Kenny Wayne Shepherd. Mentre questi ultimi due però firmeranno un contratto agli inizi degli anni '90, Bonamassa dovrà attendere l'arrivo del nuovo millennio per pubblicare il suo primo album "A New Day Yesterday."
Da allora, Bonamassa è una presenza fissa nelle vette delle classifiche blues con i suoi 10 album in studio ed una manciata di dischi live, audio e video. Questo è l'anno in cui Bonamassa allungherà il suo passo con nuove pubblicazioni: 3 progetti live ed un nuovo album in studio.

 DOMANDE E RISPOSTE 

D: Ogni anno hai un flusso costante di nuove pubblicazioni. Registrate tutti quanti gli show?
R: Registriamo solo quello che vogliamo pubblicare. Questa settimana faremo sei show e non abbiamo il tempo di passare tutto il materiale al setaccio. Se ogni volta che facciamo uno show ci mettessimo seduti a riascoltarlo, avremmo le orecchie distrutte adesso.

D: Ci sono dei cambi nella setlist quando sai che un tuo show verrà registrato e pubblicato?
R: Sempre. Facciamo sempre degli show di riscaldamento prima, tranne per quelli del "Live in London" poichè si trattava di 4 show tutti diversi tra loro.

D: E' uscito il disco live in Amsterdam con la cantante Beth Hart. Come è nata la collaborazione?
R: La conoscevo di nome già da parecchi anni. Nel 2010 abbiamo fatto qualche concerto insieme in Europa. Sapevo che la stampa la inquadrava come una nuova Janis Joplin. Ho ascoltato alcune sue canzoni, ed erano davvero rock, tuttavia non ho riscontrato questa associazione con Janis Joplin a livello di canto. Non che la conoscessi molto bene musicalmente, ma un paio di canzoni le conoscevo. Non ne conoscevo abbastanza per poter esprimere il mio giudizio. Quando poi sono andato a vederla cantare, ho visto un misto tra Steve Marriott (Humble Pie) e Tina Turner. Ho pensato tra me e me che era assolutamente incredibile. Ho pensato subito che sarebbe stato grandioso mettere su una grande band con delle grandi canzoni, indipendente se queste fossero state scritte da noi o no. Ed è quello che è successo. Abbiamo pubblicato due dischi, entrambi numeri 1 nella classifica blues. Onestamente, non credo ci sia in tutto il mondo un'altro artista che merita tanto successo quanto Beth Hart.

D: Quando collabori con artisti come Beth Hart...cambia il tuo modo di suonare?
R: Su alcune di queste cose, con Beth Hart o con i Rock Candy Funk Party ad esempio, sono solo un turnista. Non voglio essere il frontman di un'altra dannata band. Faccio progetti paralleli perchè sono un chitarrista. Amo suonare la chitarra, fondamentalmente...A volte mi piace semplicemente prendere la mia chitarra ed accompagnare un/a cantante talentuoso/a, oppure suonare con una jazz band strumentale. O anche fare dell'hard rock.

D: Più avanti quest'anno uscirà un nuovo album. E' stato già registrato?
R: Si è già stato registrato. Al momento stiamo suonando alcune canzoni tratte da esso, ma l'album non uscirà prima di Settembre.

D: In cosa questo album differirà da quelli precedenti?
R: E' diverso da tutti e 10 gli album precedenti perchè è composto da tutto materiale originale. Nel corso degli anni sono stato conosciuto come uno che ha fatto alcune canzoni originali più materiale che comprende delle cover, dal momento che non mi interesso molto di chi ha scritto una bella canzone. Non bado ai crediti. Non l'ho mai fatto. Cosi ho deciso stavolta di scrivere tutto materiale inedito, insieme ad alcuni grandi co-autori con cui ho lavorato a Nashville per dei bei pezzi di cui sono molto felice. Credo che l'album sia molto forte. E' il migliore che ho fatto finora.

D: Nel mercato musicale odierno, c'è tantissima musica nell'arco di poco tempo. Le persone ti chiedono mai di rallentare?
R: Non dò ascolto a nessuno. La ragione per cui ho una mia casa discografica è che sia io che il mio manager non vogliamo che gli altri ci dicano quello che dobbiamo fare. Siamo dei cani sciolti. Il modo in cui operiamo non è come quello degli altri. Potrebbe essere meglio, o peggio, ma è cosi che abbiamo sempre fatto. Un sacco di gente compra i nostri dischi ogni volta che vengono pubblicati.




domenica 11 maggio 2014

Cattiva recensione "You&Me"

You & Me, Recensione Voto 4
Seguendo le orme di Kenny Wayne Shepherd, Johnny Lang e Derek Trucks, il prodigioso Joe Bonamassa prova a distinguersi da tutti quei chitarristi sulla ventina che affollano la scena, e lo fa con il suo quinto album in studio dal 2000 ad oggi. Prodotto da Kevin Shirley (che annovera tra le sue esperienze professionali Led Zeppelin, Black Crowes e Aerosmith) You & Me è la prova dell'enfant prodige Bonamassa in un album di "musica heavy suonata in pieno stile blues".
Anche se la cover di Charlie Patton "High Water Everywhere" non riesce completamente ad andare a segno come dovrebbe e come ci si aspetterebbe dalla traccia d'apertura di un album heavy blues, il suo ritmo serpeggiante e i bicordi tanto cari a Billy Gibbons ne fanno un pezzo comunque interessante da ascoltare. "Asking Around For You" impone a Bonamassa di concentrarsi sulle sue possibilità vocali anche se quel suono è decisamente un po' meno heavy e più da canzone di Natale. Durante l'album You & Me Joe Bonamassa dimostra perchè in mezzo ai suoi "confratelli dall'animo blues e soul" la sua voce si posiziona a metà classifica. Mentre la lenta "Asking around for you" lascia a Bonamassa lo spazio per emozionare, il suo cantato dal fiato corto su "Your funeral my trial" rende il testo di Sonny Boy Williamson scomodo e maldestro. Due traccie strumentali ("Django" e "Palm Trees Helicopters and Gasoline") sono l'opportunità per Joe di mettere in mostra il suo vero talento musicale, ma suonano entrambi come dei riempitivi malconcepiti.
Con Jason Bonham nella band, sarà stato probabilmente facile garantirsi i diritti per "Tea for One" dei Led Zeppelin. Bonamassa compie un ottimo lavoro nell'evocare Jimmy Page, (non di certo Robert Plant), ma quei suoni da synth o da computer sono un'aggiunta sgradita. Con il suo basso palpitante e con i suoi tocchi di piano particolari "Torn Down" è il primo ed ultimo episodio in cui Bonamassa permette alla sua chitarra sempre in primo pianodi  restare un passo indietro. E' quindi la migliore canzone "plettrata" da Bonamassa, che si appresta a cantare di testa, per eseguire une melodia memorabile.
You & Me soffre di una malattia molto comune tra i chitarristi più eccentrici: le canzoni (di cui 4 scritte o scritte in collaborazione con altri da Bonamassa) sono in gran parte composte da shredding o lunghe sezioni solistiche noiose e fine a sè stesse. Esattamente due minuti e sei secondi in Bridge to Better Days (su 5 minuti e sette secondi totali della canzone) sono dedicati all'assolo. Capisco che molti di quelli che compreranno questo album non si aspetterebbero che fosse di meno, ma questa auto-indulgenza significa che You & Me non uscirà mai dalla nicchia di entusiasti della chitarra elettrica. Se per Joe va bene, figuratevi per me.



articolo originale di Zach Hothorn del 11 Marzo 2008 per Prefixmag.com 

sabato 10 maggio 2014

Liverpool Sound and Vision: Live in Amsterdam

Beth Hart e Joe Bonamassa sono come due stelle gemelle in orbita, un furioso ed immenso fuoco divampa alimentandosi l'uno con l'altra in una sorta di tempesta celeste e l'energia che ne scaturisce cresce di intensità ed il processo si ripete, due stelle che danzano insieme e sempre insieme vibrano con forza, così che se una venisse meno alla sua traiettoria prescelta allontanandosi, sarebbe difficile pensare che il fuoco dell'altra rimanga di una così tale potenza.
Live in Amsterdam, la prima collaborazione della coppia al di fuori dello studio di registrazione, immortala Beth Hart e Joe Bonamassa al loro apice, la celebrazione di due stelle parallele, una la cui voce potrebbe far sciogliere le statue di pietra dell'Isola di Pasqua, l'altro la cui chitarra elettrica lo pone nell'olimpo delle leggende viventi. I due portano sul palco le canzoni dei loro due album registrati in studio insieme più un mix di pezzi dell'età d'oro del Blues e del Rock.
Registrato dal vivo al Koninklijk Thater Carré di Amsterdam, con l'aiuto e la partecipazione di Anton Fig, Carmine Rojas, Blondie Chaplin, Arlan Schierbaum, Live in Amsterdam è forse la quintessenza di due culture, due fantastici musicisti/cantanti al top che si completano a vicenda in maniera così perfetta che è difficile pensarli separati. La fine femminilità che Beth Hart aggiunge a traccie come Chocolate Jesus, Close to my fire, Sinner Prayer, See Saw ed i magnifici arrangiamenti su Strange Fruit, un classico che fino ad ora non aveva mai raggiunto un livello di penetrante passione pari a quello della versione di Billie Holiday, e le immense planate chitarristiche di un uomo che sembra non sbagliare mai una volta a mettere le dita sulla sua chitarra. Un grande album live; uno di quelli che permette all'ascoltatore di avvicinarsi al cuore di chi tiene in pugno il pubblico senza quel troppo ed immotivato clamore tipico di chi è più interessato a registrare le reazioni del pubblico. Eccellente !
Live in Amsterdam, pubblicato il 24 Marzo. 
Liverpool Sound and Vision, voto: 9







domenica 4 maggio 2014

Il blues, le cover, il Tour de Force e...l'epigrafe. Gio Pilato intervista Joe Bonamassa per Bluebird Reviews.

Non molti nell'industria musicale lavorano davvero sodo come fa il Bluesman. Joe Bonamassa è sicuramente un esempio in questo senso. Negli ultimi sei mesi ha pubblicato un album solista più tre dischi differenti: il boxset-dvd Tour De Force, che comprende le 4 performance londinesi dello scorso anno, il cd e il dvd live con i Rock Candy Funk Party al leggendario Iridium Club, ed infine il cd/dvd Live in Amsterdam con Beth Hart.
Nell'arco di questo periodo denso di impegni e di concerti, abbiamo la fortuna di poter parlare proprio con "Lui" in persona, in particolare riguardo alla suo lavoro discografico intitolato "Tour De Force".



Gio: "Joe, ti ringrazio immensamente per essere qui con noi questa sera"
Joe B: "E' un piacere parlare con te, caro amico italiano!"

Gio: "Il Tour de Force è stata una gran bella sfida; 4 differenti luoghi a Londra, 4 band diverse e all'incirca 60 canzoni da suonare. Quale è il ricordo più bello che conservi di tutta questa esperienza?"
Joe: "I concerti sono stati tutti molto buoni, ne ero davvero molto felice. I primi tre sono stati grandiosi, ma anche alla Royal Albert Hall, che è stato il culmine in cui è confluito tutto: la band acustica prima, poi quella elettrica...è accaduto davvero! La serata blues è stata molto divertente da fare. Ero molto felice; non lo rifaremo, ma siamo riusciti a farlo nonostante fosse un'impressionante mole di lavoro con tante pressioni.

Gio: "Londra è la tua seconda casa, dopo gli Usa; hai scelto la capitale inglese come ringraziamento ai fans per il supporto che hai ricevuto da loro nel corso della tua carriera?"
Joe: "Si, credo sia stata una decisione inconscia da parte mia, cosi come Londra ha scelto me, nel senso che sono stati in grado di rendere disponibili i posti in cui abbiamo suonato. Per me, è stato davvero un grande evento poter andare a Londra e suonare la musica che amo nella città che, in un certo modo, l'ha inventata. E' stato sicuramente un momento particolare per me, un modo speciale per finire il Tour.

Gio: "Nel 2013 hai deciso di concentrarti nel registrare dischi live come artista solista; è prevista l'uscita di un nuovo disco nel 2014?"
Joe B: "Si, siamo stati in studio a Gennaio ed abbiamo registrato per una paio di settimane, ci siamo divertiti parecchio; l'album uscirà più o meno nel mese di Settembre di questo anno. Dopo tanto tempo, è stato il primo anno in cui non non ho pubblicato un album "studio"; quindi non vedo l'ora di capire come questa pausa dallo studio di registrazione influenzerà il mio suono, se lo renderà più forte o se lo influenzerà in una maniera inaspettata. Solo il tempo ed i fans potranno dirlo. Sai, mai dare niente per scontato, alcuni dischi escono fuori così ed è quello a renderli speciali.

Gio: "Quanto è stato strano per te esibirti al Borderline durante il Tour de Force, con una capacità di 200 spettatori rispetto alle migliaia che di solito affollano i tuoi concerti?"
Joe B: "Beh, devo essere sincero, ho suonato più concerti come quello nella mia vita rispetto a quelli con più di 200 spettatori. Ho familiarità con quel tipo di palco di fronte ad un pubblico ristretto. Mi piace l'immediatezza della situazione e credo che anche ai fans piaccia. Penso che sia stato bello, per le persone che mi hanno seguito per tanti anni, essere a quel concerto e tornare indietro nel tempo ad ascoltare me che mi esibivo; vedere i loro volti mentre noi suonavamo quelle canzoni è stato fantastico. Non ne ho mai dubitato, ma ho visto cosa significa davvero per queste persone ed è una cosa speciale. E' stato come un ritorno alle mie radici, al punto di commuovermi davvero di tutto questo."

Gio: "Il Tour de Force è stato anche una festa per i tuoi fans; all'Hammersmith Apollo ho incontrato persone che venivano dagli Stati Uniti, Germania, Olanda ed altre nazioni. Non tutte le carriere dei musicisti vanno così a gonfie vele..."
Joe: "oh si, assolutamente! Io sono molto fortunato che i miei fans siano estremamente leali verso di me e che viaggino in tutto il mondo per vedere i miei concerti; sono molto onesti verso di me come io lo sono con loro; sanno che farei di tutto per loro e sono sicuro che anche da parte loro sia cosi. C'è un forte legame che ci unisce; arrivano da ogni parte del mondo ed è davvero una sensazione favolosa vederli più e più volte."

Gio: "Joe, in che misura il tuo amore per il blues riesce ancora a tenerti saldamente legato alle tue emozioni, dopo tutti questi anni?"
Joe: "Il blues è quel genere di musica che guarda dentro te a seconda del modo in cui lo suoni. Sarò sempre legato al blues e a quello che ho ascoltato crescendo. Dipende solo dal modo in cui vedi la musica, da come ti senti, da come incanali il tutto e poi suoni come viene. Abbiamo fatto uan canzone che si chiama "Stop!" anni fà, una pietra miliare del pop cantata da Sam Brown, e quando la facemmo, venne fuori in una veste blues a dimostranza del fatto che il mio amore per il blues traspare sempre in quello che faccio."

Gio: "Devi avere un guardaroba molto ampio! Una camicia per la tua carriera solista, una per i Black Country Communion, un'altra per i Rock Candy Funk Party, un'altra ancora per quando lavori con altri artisti come ad esempio Beth Hart. Ce ne sono altre che tieni nascoste nell'attesa di indossarle per nuove occasioni?"
Joe: "(Ride) Sai, tutte le collaborazioni che ho fatto significavano qualcosa per me; se non fosse così queste cose non funzionerebbero, non potresti seguirle. Prendi ad esempio la collaborazione con Beth Hart; quella è stata davvero importante per me. Ero davvero entusiasta del fatto che volesse collaborare con me ed il risultato è stato grandioso; basta ascoltare l'album live ad Amsterdam, lei è assolutamente fenomenale!"

Gio: "Nel tuo tour autunnale l'Italia non era inclusa. C'è la possibilità per i fans italiani di vederti esibire dal vivo nel 2014?"
Joe: "Abbiamo fatto un paio di concerti in Italia in primavera, e un altro paio all'inizio dell'anno. Andiamo spesso in Italia e facciamo sempre degli ottimi concerti li."

Gio: "Joe è vero che il tuo produttore Kevin Shirley ha tirato fuori l'idea del Tour De Force in quello che tu hai definito un "momento di debolezza" mentre eri intento a mangiare tagliatelle?"
Joe: "Oh si, è verissimo. Non stavo ascoltando molto bene quello che si diceva al tavolo; avevo appena fatto un grande concerto a Montreux e avevo altri pensieri per la testa quindi dissi semplicemente: "Si, facciamolo" senza pensarci troppo sù. Non avrei sicuramente dovuto pagarle quelle tagliatelle alla fine!"

Gio: "Il tuo talento come autore migliora di album in album. Ma qual'è il criterio con cui scegli le canzoni da coverizzare nei tuoi dischi?"
Joe: "Sicuramente i testi devono essere buoni; i testi sono già un buon inizio. Non puoi scrivere musica senza avere un testo bello e significativo, quindi quello è l'elemento chiave per me."

Gio: "Come tu stesso hai detto, passi circa 240 giorni l'anno a registrare, scrivere canzoni e fare concerti. Quanto è difficile separare la vita personale dalla passione per la musica?"
Joe: "In realtà non devo farlo, nel senso che la mia passione per la musica è la stessa, sia come musicista sia come fan; questo è quello che amo fare e quello che farò sempre. Certamente fare tanti concerti può essere pesante dopo un po' ma la mia passione per la musica mi fa andare avanti."

Gio: "In un futuro molto, ma molto distante, cosa vorresti ci fosse scritto sulla tua tomba per descrivere al meglio chi eri alle generazioni successive?"
Joe: "Non lo so; penso solo che per me è un onore che la gente ami la mia musica. Non c'è nessuna pretesa nella mia musica, nessun grande piano, è semplicemente cosi com'è. Rimango sempre molto colpito dal fatto che ci sia gente che voglia parlarmi, soprattutto i media e a volte possono pensare che io sia un tipo burbero ma in realtà non è cosi."

Gio: "Joe, grazie infinite, è stato più che un onore per me averti avuto ospite per Bluebirdreviews.com."
Joe: "Grazie a te, Gio, è un piacere, abbiamo un concerto questa sera presto quindi andiamo a cena...non come voi italiani che se non sono le 23 non iniziate ancora a pensare alla cena!"

Gio Pilato.
 In foto Gio Pilato con Joe Bonamassa




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