giovedì 31 marzo 2016

L'unicità di Eric Clapton - parte 2

BUONA LETTURA


C'erano molti virtuosi della chitarra all'epoca. Nel Jazz c'era Les Paul, West Montgomery, Joe Pass e tanti altri. Il blues "nero" aveva portato alla luce tanti musicisti carismatici: Muddy Waters, BB King, Albert King e Freddie King. Il rock'n'roll stava ampliando i licks country di Scotty Moore, James Burton e Carl Perkins, nonché l'r'n'b di Chuck Berry, uno stile che venne portato avanti da Keith Richards dei Rolling Stones. Fu allora che più o meno in maniera simultanea comparvero i protagonisti della scena di Londra: Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page


Clapton era un passo avanti, per via della sua passione maniacale nei confronti del blues. Suonava la chitarra da quando aveva 13 anni e si era innamorato del blues americano. Era un giovane ragazzo della middle-class che passava il tempo ad ascoltare oscuri vinili di importazione. 
"In Inghilterra venivamo bombardati di musica pop più che in qualsiasi altro paese. Quindi dovevi crearti un percorso per conto tuo per arrivare alla musica soul o blues dei neri. Molti chitarristi rock venivano dal rockabilly. Jimmy Page e Jeff Beck sono cresciuti ascoltando chitarristi come Scotty Moore e Cliff Gallup. Io ero ossessionato dai musicisti neri del blues, e la questione fondamentale era riuscire ad unire quello stile con un tipo di rock alla Chuck Berry" racconta Clapton.
In qualche modo favorito dal fatto di essere un giovane solitario, se pur pieno di turbamenti, cominciò dunque ad applicarsi diligentemente.
"Il Blues è una lingua da imparare, come il Francese. Non si tratta di sentimento, ma di mettersi in azione. Ci sono tante cose da imparare e questo significa che devi ascoltare tutto quello che sia mai stato fatto prima. Poi qualcosa succederà. Se fai quello che devi, dando il massimo che puoi per onorare il passato ed il significato del blues, cercnado e studiando, allora inizierai ad esprimerti in una tua maniera. E' quasi impossibile che questo non accada se ami la musica".

"Tutti i chitarristi avevano i loro cinque licks preferiti e Clapton li ha imparati tutti" spiega Reid Savage (insegnante e sessionman inglese) "Ha imparato i primi alla perfezione, per poi ritrovarsi con dieci licks, venti, poi li ha messi sulla scala pentatonica blues in vari modi che gli hanno permesso di avere infinite variazioni, e lo ha fatto direi in maniera piuttosto eroica a mio parere. Lui è stato uno dei primi a darci dentro con l'amplificatore, ottenendo un suono veramente tagliente, che tendeva molto al feedback. Nel rock gli assoli di chitarra non andavano mai oltre il modello alla Chuck Berry. Quindi nessuno prima di allora aveva sentito questo modo di suonare la chitarra elettrica. Clapton ha un debito nei confronti dei bluesman originali, ma molti di quelli venuti dopo lo hanno verso di lui."
Ad ogni modo il chitarrista che tutti riconoscono come il "numero 1" non è Eric Clapton. Jimi Hendrix fece la sua comparsa sulla scena londinese nel 1966 e a detta di molti il suo arrivo scosse parecchio Eric Clapton. "Non mi avevi detto che era cosi bravo!!" dirà Clapton a Chas Chandler, manager di Hendrix, dopo un concerto in cui Jimi aveva jammato sul palco con i Cream
Eric Clapton aveva formato i Cream con due jazzisti, poi collaborò con Steve Winwood al misto di blues soul e fusion dei Blind Faith che lasciò per suonare la chitarra acustica come turnista in quello che fino ad allora era il gruppo che apriva i suoi concerti, ovvero Delaney & Bonnie, passando poi al pop rock dei Derek & The Dominoes con il virtuoso Duane Allman. Nel giro di pochi anni fece delle session memorabili con artisti del calibro dei Beatles, nei lavori solisti di George Harrison e John Lennon, Howlin'Wolf, Buddy Guy, Frank Zappa e Leon Russell. Si dedicò anche al raggae con la popolarissima I shot the Sheriff di Bob Marley
Una serie notevole di esperienze che sono indicative della sua apertura musicale e di una forte curiosità stilistica. 

Clapton sviluppò la propria arte anche dal punto di vista vocale e del songwriting, con dei capolavori assoluti che includono tra gli altri Layla, Bell Bottom Blues e Let It Grow (per non parlare delle ballate come Wonderful Tonight o Tears In Heaven). 
Non ha mai smesso di andare in tour e di registrare: la sua discografia vanta ben 23 album da solista in studio, a partire dal 1970. Sul fatto che possa essere considerato o meno un musicista significativo, i suoi ammiratori-professionisti sembrano non avere dubbi. 
"Lui è ancora il migliore del mondo, posso metterci la mano sul fuoco" dichiara il virtuoso bluesman Joe Bonamassa. "Penso che la qualità migliore che possa avere un muasicista sia quella di riuscire a reinventare il proprio modo di suonare. Nel playing di Eric Clapton puoi trovare una profondità che non c'era nel 1966. Basta ascoltare Groaning the Blues dall'album From the Cradle del 1994, dimmi che non è uno dei migliori assoli blues di sempre? Oppure River of Tears da One More Car, One More Rider del 2002. Li è fuori di sé, come se dicesse a tutti di spaccare il mondo! E' ancora il migliore. Vorremmo sempre tutti avere il suo ultimo amplificatore o la sua nuova chitarra" Con questa ultima frase Bonamassa sottointendr l'importanza e la saggezza con cui Clapton sa ancora creare suoni che fanno da scuola ai chitarristi di tutto il mondo. 

Savage spiega:
"Oggi abbiamo tanti chitarristi heavy metal da 200 note al secondo che fanno su e giù sul manico della chitarra, oppure una marea di gente che non fa che diddly-diddly-diddly-dee...Clapton segue la sua strada. Non ha fretta di suonare veloce come flash, ma ogni fraseggio può uccidere, ed ogni singola nota è fantastica". 
Savage fa notare come Clapton abbia suonato con tutti chitarristi notevoli nell'arco della sua carriera. "E' abbastanza coraggioso da far salire sul palco con lui i musicisti più bravi che ci sono in circolazione, ed è allora che lo vedi fare il suo gioco preferito. Ed è sempre grandioso". 
"E' un chitarrista sprezzante del pericolo" dice Hackett "Ha abbastanza controllo da poter rischiare l'errore, per esempio prendendo una nota diversa per vedere dove quella nota lo porterà, per poi magari riscoprirsi a cavalcarla attraverso la tempesta. Ha sviluppato una tecnica con il bottleneck nel corso degli anni davvero invidiabile, cosi come per quanto riguarda il finger style, spesso con corde di nylon, anche se è sempre sulla chitarra elettrica che credo sia particolarmente unico. Qualsiasi cosa tu faccia con la chitarra, quando inizia ad urlare o comunque a suonare dannatamente bene, possiamo dire che sicuramente stai suonando un pochino alla Eric Clapton. Lui fa parte del vocabolario, è nel dna di questi suoni."

mercoledì 30 marzo 2016

L'unicità di Eric Clapton, che compie 71 anni oggi!

Buon compleanno Slowhand 
Eric Clapton compie oggi 71 anni


Clapton e Bonamassa suonarono assieme sul palco per la seconda volta in occasione del Crossroad Guitar Festival di Antigua. La prima come ricorderete fu in occasione del Live At The Royal Albert Hall in cui Clapton partecipò come special guest (concerto immortalato in DVd e Cd). Riportiamo una frase dell'intervista a Joe Bonamassa avvenuta proprio in occasione di quel secondo incontro:


"Suonare con Clapton è il sogno della mia vita che si realizza! Lui è il mio eroe da sempre, è il motivo per cui io suono uno strumento!
Parole semplici ma che messe vicino ad alcuni anedotti che abbiamo raccontato recentemente sugli inizi incerti di Bonamassa, sulle chitarre tanto amate che è stato costretto a vendere per sbarcare il lunario, danno i brividi!  

Direttamente dall'editoriale britannico Telegraph vi riportiamo alcune interessanti osservazioni sullo stile alla chitarra, alla voce e più in generale alla carriera di questo straordinario artista che è Eric Clapton a cui vanno ovviamente i nostri più sinceri auguri. 
Buona Lettura 

Partiamo con Reid Savage, session man ed insegnate di chitarra inglese, che definisce riassumendolo lo stile di Eric Clapton come musicista: 
"Il suo repertorio di licks è praticamente infinito e sappiamo tutti che i suoi fraseggi sono davvero bellissimi. Clapton sa come aggiungere una indefinibile scintilla alla fluidità del suo playing. Inoltre è anche un cantante e sa quindi anche molto bene come indirizzare il suo stile chitarristico per integrarlo con le linee melodiche della voce. Può suonare in maniera molto rilassata, ma quando deve spingere di più, dimostra di avere la giusta mentalità per farlo, insomma ha decisamente la fiamma dentro e la furia che serve per pestare sulla chitarra; arriva quasi a toccare le cosiddette "bum-notes", cioè delle note fuori scala, ma un'ottima conoscenza delle scale musicali gli permette di uscire fuori da qualsiasi situazione come meglio desidera"
A continuare questa mini analisi non solo del sound, ma della carriera di Eric Clapton è Steve Hackett, virtuoso del progressive rock nonché chitarrista dei Genesis: "L'album che Eric ha registrato con John Mayall & The Bluesbreakers è la bibbia per qualsiasi chitarrista rock!" Registrato nel 1965 e pubblicato nel 1966 in seguito alla breve avventura con gli Yardbirds e mentre era in procinto di fondare i Cream. Hackett aveva appena 16 anni all'epoca quando ascoltò per la prima volta quell'album (soprannominato Beano per via del fumetto che Clapton tiene in mano sull'immagine di copertina del disco) e la sua vita cambiò per sempre. Clapton, invece, era già un veterano di 21 anni! 
"Sin dalla prima nota la chitarra era protagonista assoluta! Il tocco, il vibrato, il tono, tutti questi aspetti. E' anche l'incredibile combinazione Gibson Les Paul/Marshall, che Clapton definì come l'unica che poteva permettersi all'epoca, rivelando una certa casualità fortunata ed involontaria alla base del sound di quei giorni. 
"La tecnica di stare vicini all'amplificatore per ottenere un sustain maggiore faceva parte della sua arte. Iniziò a farlo prima di chiunque altro, anche se The Who, Jeff Beck e Peter Green andavano già verso quella direzione. Diciamo che quando parliamo di Clapton non possiamo non notare come lui sia stato decisamente l'uomo giusto, nel posto giusto, al momento giusto, con la chitarra e l'equipaggiamento giusto. Parliamo di un sound straordinario, un controllo incredibile, una distorsione enorme ed un favoloso vibrato. Un modo di suonare comunque molto spontaneo che venne fuori per la prima volta proprio su quell'album. Tutti i miei amici si mettevano seduti ad ascoltare questo disco per tutta la notte, cercando di coglierne ogni piccola sfumatura o nota. E' stata la nascita del "guitar hero".

mercoledì 23 marzo 2016

A "Red Rocks" l'unico tributo al British Blues negli USA

Siamo ormai a soli due giorni di distanza dalla data in cui verrà ufficialmente pubblicato il nuovo album di Joe Bonamassa "Blues Of Desperation"
Un'altra notizia che i fans hanno accolto con grande entusiasmo è quella relativa al concerto tributo alla musica di Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page
Pochi sanno che questo tour era inizialmente previsto soltanto per l'Europa (Padova, sarà l'unica città italiana interessata all'evento). Sembra in realtà che ci sarà una data negli Stati Uniti, anzi a ben vedere si tratta di una data piuttosto speciale, visto che il concerto si terrà in una spettacolare location già nota agli estimatori di Joe: Red Rocks !
Praticamente un concerto storico: il posto, l'unicità della data, la musica e gli artisti a cui lo spettacolo sarà dedicato ed intitolato. Manon solo...
Vi riportiamo di seguito il riassunto di un articolo a riguardo. Buona lettura amici...
JBI


"Il giovane ragazzo di nome Joe Bonamassa venne letteralmente sconvolto da questa musica che continuava a suonare incollato alla chitarra nella sua cameretta, tanto che man mano che il prodigio della sei corde cresceva e andava migliorando sempre di più, il British Blues rimaneva al centro della sua mente. Per rendere omaggio a questa musica che cosi tanto lo ha ispirato ed influenzato sin da bambino, Joe Bonamassa suonerà canzoni tratte dal repertorio di Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page in occasione di un concerto tributo, che sarà un vero e proprio tour in Europa. 


A Salute to the British Blues Explosion” si terrà nel Red Rocks Amphitheatre, lo stesso luogo dove già in passato Joe tenne uno dei suoi più prestigiosi live, immortalato e pubblicato su dvd (tributo alla musica di Howlin' Wolf e Muddy Waters). 
Come avvenne per quel concerto, anche stavolta l'evento sarà coordinato con l'azione di beneficenza di Keeping The Blues Alive, l'associazione che da anni provvede a stanziare fondi e risorse per gli studenti di musica e per i programmi musicali scolastici destinati ai ragazzi in difficoltà. 


Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page, hanno per sempre ridefinito il concetto di chitarra elettrica nell'ambito del blues e del rock. Con un repertorio che va dalla musica dei Led Zeppelin a quella degli Yardbirds questa sarà l'occasione di assistere a qualcosa di veramente speciale, sia per la qualità delle canzoni, sia per l'interpretazione di Joe Bonamassa, e sia, non ultimo, per la causa rappresentata da Keeping The Blues Alive. 



martedì 22 marzo 2016

Recensione Blues Of Desperation a 3 giorni dall'uscita

"Il ritorno di Joe Bonamassa con il suo album migliore dai tempi di The Ballad Of John Henry"  
National Rock Review

Uno tra i tanti meriti che dobbiamo riconoscere a Joe Bonamassa è quello di aver sempre continuato ad esplorare l'universo del rock blues, cercando di tirare fuori qualcosa di nuovo e di fresco ogni volta, con particolare attenzione nel mantenere salde le proprie radici e la propria integrità artistica. 
Per la realizzazione di questo disco Joe ha messo insieme un ensemble di musicisti di tutto rispetto: Anton Fig e Greg Morrow alla batteria, Michael Rhodes al basso e Reese Wynans, che molti già conosceranno essendo stato il tastierista dei Double Trouble di Stevie Ray Vaughan. 
Nella cabina di comando, Kevin Shirley, "collaudato" produttore di grande esperienza. 
In Blues of Desperation c'è tutta la maestria e la tecnica che ci si aspetta da uno come Bonamassa, ma anche degli elementi del tutto nuovi e non riscontrabili in nessuno dei suoi precedenti lavori. Ecco quindi che dopo l'apertura del disco con "This Train", una locomotiva blues e rock pronta ad investire l'ascoltatore, Joe si espone fuori dalla sua "comfort zone" dove si dimostra in gradi di regalare intense emozioni con una canzone acustica che vale la pena riascoltare più e più volte ancora, dal titolo "Valley Runs Low". 
Anche per il lavoro di  "produzione" del disco vale la pena sottolineare l'enorme qualità con cui abbiamo a che fare: siamo ad un livello di professionalità altissimo; Kevin Shirley ha davvero messo della magia in questo lavoro. 
La scelta di aggiungere un secondo batterista, Greg Morrow, va a beneficio della profondità e dello spessore di un sound unico in canzoni come "Mountain Climbing", uno dei capolavori assoluti.


Di grande effetto anche l'inclusione di elementi orchestrali come possiamo ascoltare nello slow blues intitolato "No Good Place For The Lonely".
Molte delle canzoni che compongono la tracklist avranno il potere di trasportarvi lontano nel tempo e nello spazio. Con "Livin' Easy", complici un sax pieno di sentimento ed un pianoforte in stile honky-tonk, sembra di essere in un vecchio bar delle vie del centro di Chicago. Mentre nella traccia "Drive", ultimo singolo di Joe, possiamo immaginarci immersi nelle atmosfere di un viaggio in macchina sulle strade del New Mexico. Quest'ultima canzone davvero non sfigurerebbe come colonna sonora di un film di Hollywood. L'epica title-track più "Led Zeppelin", band e sound a cui Joe Bonamassa ha sempre mostrato grande rispetto ed ammirazione.  Lo slow blues "What I've Known For a Very Long Time" chiude il disco. 
Possiamo ben supporre che chi comprerà l'album proverà tante forti emozioni, ma non di sicuro la "disperazione". Non c'è una sola traccia che non valga abbastanza su questo disco. 

L'album, disponibile in pre-order sullo store di Itunes e Amazon, nonchè sul sito ufficiale di Joe Bonamassa, uscirà il 25 Marzo. L'attesa aumenta: -3!


lunedì 21 marzo 2016

Nuovo videoclip: Mountain Climbing

Mancano ormai pochissimi giorni alla release ufficiale del nuovo album in studio di Joe Bonamassa, BLUES OF DESPERATION, e siccome noi fans non siamo già abbastanza "disperati" nel dover sopportare l'attesa, Joe Bonamassa, o chi per lui, ha deciso di donarci l'inedito videoclip della seconda traccia estratta dal disco:  Mountain Climbing
Caratteristiche del brano sono un solido riff di chitarra elettrica molto anni '70 ed un ritmo scandito dall'incedere deciso della batteria. Un blues rock che nel live riesce addirittura a guadagnare punti in più rispetto ad una già straordinaria versione in studio. Questo discorso è applicabile un po' a tutte le canzoni che Joe Bonamassa esegue dal vivo e ormai sono veramente in pochi coloro che non hanno mai sentito parlare della sua tecnica e dell'attitudine che trasuda dal suo "playing" unico. Ovviamente non possiamo che gioirne, ed iniziare la parte finale del countdown: -5!

Clicca sul link sotto per vedere il video su Youtube :
Joe Bonamassa - Mountain Climbing Live (Fan Video)

Data di uscita dell'album: 25 Marzo !!! 
Effettua il PRE-ORDER del disco, direttamente dallo store ufficiale di Joe Bonamassa, oppure richiedilo al tuo negozio di dischi preferito. 



venerdì 18 marzo 2016

Friday British Blues Night

Cari ragazzi,
noi di Joe Bonamassa Italia siamo sempre alla ricerca di una scusa per parlarvi di ottima musica, ed ecco che recentemente è stata ufficializzata la notizia che Joe Bonamassa intraprenderà un tour interamente dedicato al British Blues, in particolare a Clapton, Beck e Page, tre grandi fonti di ispirazione, legati ad un genere senza il quale il nostro Joe non avrebbe potuto sviluppare il suo talento in maniera così piacevole e passionale. Il tour prende il nome di A Tribute To The Blues Explosion.
Abbiamo la scusa, manca l'idea. Ecco l'idea, molto semplice in realtà, quella di scegliere ogni Venerdì un disco blues legato alla storia del British Blues per prepararci culturalmente e non solo ad uno dei giorni più belli e divertenti della settimana, ma anche a quello che sarà uno dei concerti più belli e divertenti della nostra estate, visto che il tour di Joe Bonamassa passerà anche dall'Italia (Padova, 14 Luglio 2016).
Quale migliore occasione quindi per ripercorrere la storia del genere iniziando proprio da quello che in molti considerano il primo vero disco di british blues della storia?

 JBI


Parliamo di "R&B From The Marquee


Negli anni '60 Long John Baldry entra nei Blues Incorporated di Alexis Korner. Sono una bella coppia indubbiamente, il primo è uno dei migliori cantanti che il British Blues abbia mai avuto, il secondo è tuttora considerato il "padre" del genere, avendone consentito la nascita e lo sviluppo. I Blues Incorporated fondati da Korner nel'61, insieme Cyril Davies, diventeranno una fucina musicale dove avranno modo di esprimersi e partecipare praticamente tutti i personaggi più celebri ed illustri di questo nuovo genere che nasce dalla contaminazione della musica inglese con quella americana. Charlie Watts dei Rolling Stones, così come Robert Plant e Jimmy Page dei Led Zeppelin, Rod Stewart e John Mayall, e la lista continua con nomi più o meno illustri che faranno, ognuno a loro modo, parte del mosaico della storia della musica del XX secolo. Una curiosità: l'album si chiama R&B From the Marquee, ma non si tratta di un album live, tanto meno è stato registrato al Marquee. Questa musica venne incisa su disco nell'arco di un solo giorno (il che crea dei parallelismi con la velocità di registrazione di un disco live) negli studi di Londra della Decca Record's.  Il titolo rimane per me un mistero, il contrario del piacere di abbandonarsi a questo disco in un venerdì sera qualunque.