BUONA LETTURA
C'erano molti virtuosi della chitarra all'epoca. Nel Jazz c'era Les Paul, West Montgomery, Joe Pass e tanti altri. Il blues "nero" aveva portato alla luce tanti musicisti carismatici: Muddy Waters, BB King, Albert King e Freddie King. Il rock'n'roll stava ampliando i licks country di Scotty Moore, James Burton e Carl Perkins, nonché l'r'n'b di Chuck Berry, uno stile che venne portato avanti da Keith Richards dei Rolling Stones. Fu allora che più o meno in maniera simultanea comparvero i protagonisti della scena di Londra: Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page.
Clapton era un passo avanti, per via della sua passione maniacale nei confronti del blues. Suonava la chitarra da quando aveva 13 anni e si era innamorato del blues americano. Era un giovane ragazzo della middle-class che passava il tempo ad ascoltare oscuri vinili di importazione.
"In Inghilterra venivamo bombardati di musica pop più che in qualsiasi altro paese. Quindi dovevi crearti un percorso per conto tuo per arrivare alla musica soul o blues dei neri. Molti chitarristi rock venivano dal rockabilly. Jimmy Page e Jeff Beck sono cresciuti ascoltando chitarristi come Scotty Moore e Cliff Gallup. Io ero ossessionato dai musicisti neri del blues, e la questione fondamentale era riuscire ad unire quello stile con un tipo di rock alla Chuck Berry" racconta Clapton.
In qualche modo favorito dal fatto di essere un giovane solitario, se pur pieno di turbamenti, cominciò dunque ad applicarsi diligentemente.
"Il Blues è una lingua da imparare, come il Francese. Non si tratta di sentimento, ma di mettersi in azione. Ci sono tante cose da imparare e questo significa che devi ascoltare tutto quello che sia mai stato fatto prima. Poi qualcosa succederà. Se fai quello che devi, dando il massimo che puoi per onorare il passato ed il significato del blues, cercnado e studiando, allora inizierai ad esprimerti in una tua maniera. E' quasi impossibile che questo non accada se ami la musica".
"Tutti i chitarristi avevano i loro cinque licks preferiti e Clapton li ha imparati tutti" spiega Reid Savage (insegnante e sessionman inglese) "Ha imparato i primi alla perfezione, per poi ritrovarsi con dieci licks, venti, poi li ha messi sulla scala pentatonica blues in vari modi che gli hanno permesso di avere infinite variazioni, e lo ha fatto direi in maniera piuttosto eroica a mio parere. Lui è stato uno dei primi a darci dentro con l'amplificatore, ottenendo un suono veramente tagliente, che tendeva molto al feedback. Nel rock gli assoli di chitarra non andavano mai oltre il modello alla Chuck Berry. Quindi nessuno prima di allora aveva sentito questo modo di suonare la chitarra elettrica. Clapton ha un debito nei confronti dei bluesman originali, ma molti di quelli venuti dopo lo hanno verso di lui."
Ad ogni modo il chitarrista che tutti riconoscono come il "numero 1" non è Eric Clapton. Jimi Hendrix fece la sua comparsa sulla scena londinese nel 1966 e a detta di molti il suo arrivo scosse parecchio Eric Clapton. "Non mi avevi detto che era cosi bravo!!" dirà Clapton a Chas Chandler, manager di Hendrix, dopo un concerto in cui Jimi aveva jammato sul palco con i Cream.
Eric Clapton aveva formato i Cream con due jazzisti, poi collaborò con Steve Winwood al misto di blues soul e fusion dei Blind Faith che lasciò per suonare la chitarra acustica come turnista in quello che fino ad allora era il gruppo che apriva i suoi concerti, ovvero Delaney & Bonnie, passando poi al pop rock dei Derek & The Dominoes con il virtuoso Duane Allman. Nel giro di pochi anni fece delle session memorabili con artisti del calibro dei Beatles, nei lavori solisti di George Harrison e John Lennon, Howlin'Wolf, Buddy Guy, Frank Zappa e Leon Russell. Si dedicò anche al raggae con la popolarissima I shot the Sheriff di Bob Marley.
Una serie notevole di esperienze che sono indicative della sua apertura musicale e di una forte curiosità stilistica.
Clapton sviluppò la propria arte anche dal punto di vista vocale e del songwriting, con dei capolavori assoluti che includono tra gli altri Layla, Bell Bottom Blues e Let It Grow (per non parlare delle ballate come Wonderful Tonight o Tears In Heaven).
Non ha mai smesso di andare in tour e di registrare: la sua discografia vanta ben 23 album da solista in studio, a partire dal 1970. Sul fatto che possa essere considerato o meno un musicista significativo, i suoi ammiratori-professionisti sembrano non avere dubbi.
"Lui è ancora il migliore del mondo, posso metterci la mano sul fuoco" dichiara il virtuoso bluesman Joe Bonamassa. "Penso che la qualità migliore che possa avere un muasicista sia quella di riuscire a reinventare il proprio modo di suonare. Nel playing di Eric Clapton puoi trovare una profondità che non c'era nel 1966. Basta ascoltare Groaning the Blues dall'album From the Cradle del 1994, dimmi che non è uno dei migliori assoli blues di sempre? Oppure River of Tears da One More Car, One More Rider del 2002. Li è fuori di sé, come se dicesse a tutti di spaccare il mondo! E' ancora il migliore. Vorremmo sempre tutti avere il suo ultimo amplificatore o la sua nuova chitarra" Con questa ultima frase Bonamassa sottointendr l'importanza e la saggezza con cui Clapton sa ancora creare suoni che fanno da scuola ai chitarristi di tutto il mondo.
Savage spiega:
"Oggi abbiamo tanti chitarristi heavy metal da 200 note al secondo che fanno su e giù sul manico della chitarra, oppure una marea di gente che non fa che diddly-diddly-diddly-dee...Clapton segue la sua strada. Non ha fretta di suonare veloce come flash, ma ogni fraseggio può uccidere, ed ogni singola nota è fantastica".
Savage fa notare come Clapton abbia suonato con tutti chitarristi notevoli nell'arco della sua carriera. "E' abbastanza coraggioso da far salire sul palco con lui i musicisti più bravi che ci sono in circolazione, ed è allora che lo vedi fare il suo gioco preferito. Ed è sempre grandioso".
"E' un chitarrista sprezzante del pericolo" dice Hackett "Ha abbastanza controllo da poter rischiare l'errore, per esempio prendendo una nota diversa per vedere dove quella nota lo porterà, per poi magari riscoprirsi a cavalcarla attraverso la tempesta. Ha sviluppato una tecnica con il bottleneck nel corso degli anni davvero invidiabile, cosi come per quanto riguarda il finger style, spesso con corde di nylon, anche se è sempre sulla chitarra elettrica che credo sia particolarmente unico. Qualsiasi cosa tu faccia con la chitarra, quando inizia ad urlare o comunque a suonare dannatamente bene, possiamo dire che sicuramente stai suonando un pochino alla Eric Clapton. Lui fa parte del vocabolario, è nel dna di questi suoni."
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