La Hart reduce da ben due tour europei, si trova all'Iridium Jazz Club intervistata per un documentario su Muddy Waters. Un misto disarmante tra il riservato ed il socievole, Hart trasuda cura e serietà, conquistando i conoscenti in pochi attimi. Bang Bang Boom Boom è una sorta di riveduta stilistica per Hart. Nuove influenze musicali caratterizzano la sua musica da quando la Hart è maturata sia come persona che come musicista. Ha evidentemente tratto beneficio dalle sue collaborazioni con musicisti straordinari, principalmente con gli eroi della chitarra Jeff Beck e Joe Bonamassa, e la loro guida è stato un aiuto che ha consentito a questa donna, che recentemente ha festeggiato il quarantunesimo compleanno, di entrare in una nuova era.
Sulla scia di Bang Bang Boom Boom, la seconda pubblicazione che si intitola Seesaw, secondo album nato dalla collaborazione con Joe Bonamassa, è arrivato nei negozi nel mese di Maggio.
Il loro lavoro insieme sembra aver avuto un grosso impatto sulla direzione di Beth Hart; il loro primo disco insieme, Don't Explain, fu registrato nel 2011, dopo un decennio di musica rock che Hart ha passato in Europa. Il secondo disco, come il primo, è una raccolta di fantastiche cover. "Credo che io stia cambiando come persona e come artista o cosi spero." dice Beth "E' stata una vera sfida ed era abbastanza spaventoso uscire fuori da quello che sono stata abituata a fare per 20 anni." Nonostante ciò Hart sembra aver accolto con piacere il nuovo percorso. Adesso, immergendosi completamente nella musica che ha ascoltato crescendo (Billie Holliday, Etta James, Aretha Franklin) Hart sembra aver ritrovato la strada di casa dopo cosi tanti anni di battaglia personale e professionale.
Nella seconda metà degli anni Novanta Hart volava alto, con una canzone che fu una hit, LA song (out of this town), un album con la Atlantic, e quello che sembrava essere una carriera molto promettente per lei. Ma le cose cambiarono velocemente quando il disturbo bipolare, che le fu diagnosticato quando era più giovane, prese il sopravvento. "Avevo perso la testa. Avevo davvero perso la testa". Dopo il successo del secondo album, Screaming for my supper, la carriera di Hart è salita alle stelle, cosi come l'attenzione e lo stress. Come molti che convivono con problemi mentali, Hart è passata all'alcohol e alle droghe per automedicarsi, e la sua vita si è sfasciata. Perse le amicizie, la famiglia, il contratto con la Atlantic, perse parecchio in salute e in peso, e la sua scalata al successo sembrava velocemente giunta alla fine. Negli anni seguenti Hart ha continuato a fare musica senza grossi sforzi per salvare la sua carriera negli USA. "Dopo essere guarita invece di tornare a lavorare negli Usa, si sono aperte delle possibilità per me in europa" spiega Beth "Ho iniziato dal basso là, e le cose sono andate bene, è stato fantastico, ma sono sempre stata spaventata dal tornare negli Usa, almeno fino a due anni fa quando qualcosa si è acceso dentro di me. E mi chiesi, cosa sto facendo?"
Poi il destino volle che Hart incontrasse l'uomo in grado offrirle l'opportunità per tornare sotto i riflettori, proprio mentre stava compiendo un inversione di rotta nella sua vita. Joe Bonamassa, impegnato ad affermarsi sin da quando era ragazzo, era la fiaccola lasciata in eredità dal british blues-rock. "Ho sempre visto la faccenda come fosse un pò anomala poichè ero un americano che suonava musica britannica" dice Bonamassa. Molto del sostegno iniziale ricevuto da Joe, come da Beth Hart, proveniva dall'europa, in particolare dal regno unito. "Credo che il regno unito rappresenti ancora il mercato più grande" afferma. A 12 anni Bonamassa apriva già i concerti di BB King e un pò di anni dopo fu uno dei fondatori della band Bloodline, un supergruppo formato da figli d'arte tra cui il figlio di Robby Krieger dei Doors, Waylon, alla chitarra e il figlio di Miles Davis, Erin alla batteria. Il suo primo album solista, A new day yesterday del 2000, entrò nella top ten della Billboard blues charts. Bonamassa non si è più guardato indietro passando per vari progetti come quello con i Rock Candy Funk Party del 2013, un omaggio ai groove funk degli anni 70 e 80. La sua propensione a collaborare e ad avviare nuovi progetti lo ha portato fino ad Hart, e a due album in studio che i due hanno pubblicato nel corso di 3 anni. I due si sono incontrati per il tour in europa, partecipando insieme a vari festival. L'ammirazione di Joe nei confronti di Beth lo ha portato all'idea di un disco di cover soul. "Quandò mi chiamò per fare un disco soul insieme a me, pensai che mi volesse come corista" racconta Hart "e invece disse: no sarai la voce principale." Quel momento fatidico ha stimolato un periodo di immensa produttività in Hart, per non parlare della rinnovata opportunità di affermarsi negli States. "Le cose girarono molto velocemente. Improvvisamente avevo un contratto discografico per la prima volta negli Usa e mi dicevano: faremo uscire Bang Bang Boom Boom e ti faremo tornare on the road" spiega.
Dopo anni di avversità, Hart non ha esitato a cogliere al volo l'opportunità, reinventando sè stessa come persona, come performer e come scrittrice di canzoni. "Ho cambiato stile per l'album Bang Bang Boom Boom" dice Hart. "Sono entrata nella top 40. E' un grande risultato per me. Completamente influenzata dal lavoro con Joe per l'album di covers, ho spostato le mie attenzioni nello scrivere. Quando stavo scrivendo l'album mi sentivo un pò diversa. Pensavo molto a mia madre. Mia madre è sempre stata molto femminile nel vestire, io sono sempre stata il contrario. Mi sono sempre vestita come un maschio sul palco, e fare nuova musica mi ha portato a scoprire una parte diversa della mia personalità." Hart è fiduciosa dei suoi mezzi musicali adesso e può permettersi di concedersi dei rischi. "Ho scritto veramente tanto da dopo Bang Bang" dice "Ho del materiale strano e divertente, che non è orientato verso il rock and roll. Mi sto allontanando da quello." Hart vive e respira la sua musica. I testi sono pieni di sincerità. "E' la cosa più difficile che faccio, ma anche la cosa più preziosa" spiega Hart. Ultimamente nella testa di Beth Hart c'è anche l'amore. Non passano cinque minuti senza che dica a chiunque che persona magnifica sia suo marito, Scott Guetzkow. In un recente show a New York, Hart ha avuto problemi tecnici con alcune strumentazioni, e Guetzkow è salito sul palco tra una canzone e l'altra per aiutarla. Ogni volta, Hart lo ha presentato alla folla come un ragazzo meraviglioso. "Non so se quando ero più giovane valeva veramente la pena per me parlare d'amore, perchè non penso di aver veramente amato qualcuno" confessa Hart "So che non amavo me stessa. Quindi come avrei potuto scrivere di qualcosa che non sentivo? Ma sono perdutamente innamorata di mio marito ora. Quindi forse questo è il motivo per cui parlo cosi tanto di amore, perchè è qualcosa che provo, per gli altri e per me stessa. Non avrei potuto dirlo prima, davvero non avrei potuto."
Oltre alle undici canzoni scritte da Beth per Bang Bang Boom Boom, l'edizione americana include la performance al Kennedy Center, forse uno dei momenti chiave della sua carriera. Jeff Beck, a cui fu chiesto di onorare il leggendario Buddy Guy, ha invitato Hart ad unirsi a lui. Hanno suonato "I'd rather go blind", di Etta James, la cantante preferita di Beth Hart. "Quello show è stata un'esperienza eccezionale, non lo dimenticherò mai. E' stato il culmine del mio lavoro nella musica senza dubbio. "E' successo tutto in un momento meraviglioso" spiega Beth riferendosi alla performance sulla sua pubblicazione discografica. "Avevo appena fatto un grande tour promozionale in Europa. Mentre ero impegnata con le conferenze stampa, Jeff venne da me e disse: tieniti pronta, ti chiamerò. Cosi un paio di settimane dopo mi chiamò e mi chiese se volevo partecipare al Kennedy Center Honors, e non avevamo ancora pubblicato il disco qui".
Mentre i fan riscoprivano la musica di Hart con il suo nuovo album, Bang bang boom boom, la sua collaborazione con Bonamassa, Seesaw, si presenta come un pù che adatto complemento al suo lavoro solista, per ricordare a noi chi è veramente Beth Hart: amore e disagio, audacia e turbamento. I suoi eroi musicali, Etta James, Billie Holiday, Janis Joplin, Amy Winehouse, condividono con lei la stessa dualità inconfondibile, una vita vissuta in parti uguali di dolore e piacere. Dopo aver superato i momenti bassi, Hart è tornata ancora più forte. "Ritornare qui significa tanto per me. Sarebbe cosi bello se riuscissi a portare un messaggio di amore, speranza e gioia sul palco."
Non è un caso che Beth Hart si ritrovi di nuovo faccia a faccia con altre opportunità: il suo talento straordinario e la sua abilità nello scrivere e nel cantare supera ogni cosa. Sentirla cantare una nota significa scoprire la sua forza incredibile.