martedì 2 luglio 2013

Speciale Tour De Force (2 di 4)

Da Classic Rock Magazine di Luglio 2013
Altro posto, altro concerto.
Nonostante il tono nell'articolo del giornalista che ha mandato Joe su tutte le furie, il concerto della notte precedente al Borderline è stato un vero e proprio trionfo. Gli unici imprevisti sono stati la concessione di un bis richiesto dal pubblico ( Story of a Quarryman )  e la rottura improvvisa di uno dei pedali di Anton Fig, che si è trovato costretto ad improvvisare un assolo di piatti brutto la metà di quello che sembrava. Inutile dire che il pubblico ne è andato matto, anche se onestamente Joe Bonamassa lo si applaudirebbe anche mentre si abbassa i pantaloni per fare i suoi bisogni su un fazzoletto di pizzo, dopo aver pagato 500 sterline per avere il privilegio di esserci.



Se il concerto al Borderline era un viaggio nel passato, questa notte la storia è diversa. E' stata soprannominata "la notte del Blues" ed è una definizione che mette tutti daccordo. Gli abiti eleganti sono stirati a dovere, la sezione ritmica - carmine Rojas al basso e Tel Bergman alla batteria - sono in forma, e una sezione di fiati composta da 3 elementi con il percussionista Lenny Castro sembrano essere li apposta per sottolineare l'atmosfera intensa e magica. La giornata si svolge più o meno cosi durante questi giorni: la band arriva a metà pomeriggio, i musicisti si sistemano comodamente nei loro camerini, poi si ritrovano insieme per fare all'incirca un'ora di soundcheck, dopodiché rientrano nei camerini per aspettare l'ora dello show. Prostitute e strisce non sono sul menù. In realtà non c'è affatto un menù. A questo punto vale la pena esaminare alcune cose riguardo Joe che potrebbero essere o meno già note. Andiamo a scoprire delle "curiosità".
Joe pronuncia il suo cognome "Bona-mah-ssa" anzichè "Bona-mass-a", che è più difficile di quanto sembri da ricordare, anche quando sei spesso insieme a lui per quattro giorni. Il maggior numero di chitarre che Joe ha avuto insieme (si intende nello stesso momento) è 300, ma quando anche lui si è reso conto che era probabilmente un'esagerazione è sceso a 100 chitarre , di cui circa 20 sono state scelte per accompagnarlo in tour al momento. Sembra un po' più piccolo Joe fuori dal palco (forse è il risultato della dieta, o semplicemente la forza della sua presenza scenica). Ma la curiosità più, diciamo, bizzarra è che Johnny Rotten è il suo vicino di casa. "Non parliamo molto spesso, quando lo vedo gli dico "Buongiorno John" racconta Joe "E' un tipo molto simpatico, anche sua moglie lo è. Non penso neanche  che lo sappia che io suono la chitarra o cose del genere. Lo tengo nascosto."


Non è falsa modestia quella di Joe. Quest'uomo conosce il suo posto nello "schema generale delle cose". La forza della sua anima si intravede da lontano. Ho assistito al soundcheck di tre concerti su quattro. Sono state tutte lezioni di perfezionismo, ma a volte anche di frustrazione. Guida la band attraverso l'intero set di canzoni come se tutti stessero suonando di fronte ad un pubblico vero mentre in realtà ci sono solo una manciata di roadies (a un certo punto, appena terminata un'esecuzione straordinaria del pezzo di Tom Waits "Jockey Full Of Bourbon" ho dovuto smettere di applaudire troppo per non sembrare un idiota). Questo significa anche che Joe è un vero seccatore quando le cose non vanno per il verso giusto, anche se la sua voce è calma quando si lamenta del click nel suo auricolare o di un suono insoddisfacente.  Bisogna ricordare chi è Joe: una sorta di paladino della musica blues e rock. C'è anche da aggiungere che è il capo. Carmine Rojas è con lui da più tempo di tutti, dall'album You and Me del 2005. Uno sfacciato, ma divertente uomo di Brooklyn con l'accento dell' East River, Rojas ha suonato con tutti, da David Bowie e Rod Stewart a Olivia Newton-John e Mike Patton. E' il classico tipo che sa dove sono stati fatti sparire i corpi ma che non ti direbbe mai il posto esatto, e ridendo dice "Te lo direi, ma non è roba adatta a giornali per famiglie come il tuo". Rojas parla delle analogie e dei parallelismi che ci sono tra David Bowie e Joe Bonamassa, anche se non sembra. "Sono in primo piano rispetto agli altri, ti lasciano la libertà di fare quello che vuoi, ma allo stesso tempo sanno benissimo cosa vogliono da te. David è un perfezionista. Joe è un perfezionista. Mondi diversi, ma stessa mentalità." Più tardi durante lo show , con sei musicisti che lo seguono, è evidente più che mai che Bonamassa è il fulcro intorno al quale tutto ruota. A onor del vero , lo show del Borderline è stato quello "più debole". Sulla dedizione al blues di Joe non si discute, ed è proprio quella dedizione forse che lo ha portato a non aprire fino in fondo e subito tutto il gas. Ma è solo una mia opinione. Per le altre 2499 persone che sono qui, va benissimo cosi.




Intervista parte 2

- Cosa provi ad esprimere attraverso la tua musica?
Dico sempre che il blues è un' emozione interiore, che provi a trasmettere alla gente. Vieni all' Hammersmith Apollo o in qualsiasi altro posto perché è un modo di evadere. Non facciamo politica qui, non ci occupiamo di attualità. Si viene qui per due ore e un quarto, per mettere da parte i problemi e godersi la musica. Non ci prendiamo troppo sul serio.

Non mostri molto di te stesso attraverso i testi. Perchè?
Gli autori di testi migliori rivelano parte di loro stessi per mezzo delle canzoni. Sono abbastanza timido io nel farlo. In alcune canzoni che ho scritto l'ho fatto involontariamente.

- Qual'è la tua canzone più autobiografica? Disclocated Boy forse?
Certo, è una di quelle. Ho scritto una canzone, Ordinary Son, che è nel secondo album dei Black Country Communion, ha a che fare con mio padre. E' andata che Kevin mi ha detto "hai il testo completo, non è vero? Ti va di venire e di cantarmela?" Ho detto: "ehm, si, nessun problema, sarò da te nel giro di un'ora. E scrissi le parole. Furono quel tipo di parole che vengono inconsciamente, le uniche che poi tengo come definitive.

Sei un autore prolifico?
Non sono prolifico. Una volta ogni tanto mi imbatto in qualcosa che funziona, e da li è un attimo. Devo prima scrivere un po' di canzoni brutte. Kevin Shirley ve lo può dire quante canzoni brutte ho scritto.

- E' per questo che sui tuoi dischi ci sono molte cover invece degli inediti?
Sai, sono molto old school. Prendi per esempio Truth o Beck-ola di Jeff Beck: ci sono cover blues, cover di Elvis, parti solistiche di piano di Nicky Hopkins. O i Led Zeppelin, hanno fatto molti classici del blues. Non sono egocentrico. Preferisco avere un album che sia pieno di canzoni godibili che la gente apprezzi dicendo: "fantastico, mi piace" invece che un album in cui prevale l'egoismo di dover a tutti i costi dire "l'ho fatto tutto da solo, senza nessun aiuto, tra le foreste in Brasile, con un registratore portatile."

Ma la gente non vuole forse materiale originale al giorno d'oggi ?
E' come se fosse una nota a margine, la gente non bada tanto a quella, perché deve piacere la musica come prima cosa. Se l'hai scritta te, bene...se è una cover e suona alla grande, bene lo stesso.

- C'è stato un gran parlare del fatto che i Face avessero in mente di riformare la band l'anno scorso, dicono che per sostituire il chitarrista Paul Kossoff abbiano pensato proprio a te. Sapevi di questa cosa?
Sono stati tirati in ballo diversi nomi per questa cosa. Non so nemmeno se sia vero che fossi tra questi.

- Cosa faresti se Paul Rodgers ti chiamasse domani mattina dicendoti "stiamo cercando un chitarrista" ?
I Free erano una rock band perfetta. Ma sarebbe  per me la stessa cosa come quando Paul si unì ai Queen. Quando venni a sapere di Paul con i Queen, è stata la cosa più bella del mondo per me. Il mio cantante preferito con una band che fa parte della mia musica preferita. Penso che Paul abbia ricevuto critiche infondate per il fatto che potesse esserci un solo Freddy Mercury. Perché c'è anche un solo Paul Rodgers, come c'è un solo Paul Kossoff. So per certo che semmai dovessi fare una cosa del genere, il mio lavoro non verrebbe apprezzato in partenza. Farei prima a disegnarmi un bersaglio sulla schiena.

- La prenderesti in considerazione la proposta, dunque?
La terrei in considerazione, nessuno sano di mente rifiuterebbe un'offerta del genere. La cosa più bella di quei ragazzi è che sono ancora in splendida forma. Non credo che le operazioni per la reunion dei Free siano già state avviate, ma sicuramente è una cosa che prima o poi accadrà.



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