Da Classic Rock Magazine di Luglio 2013
"Sei una fottuta testa di cazzo. Non sai quello che dici".
In un anonimo camerino all'interno dello Shepherd's Bush Empire di Londra, Joe Bonamassa è una furia scatenata. Seduto su un divano di pelle, con la chitarra appoggiata sulle sue gambe, questo mite e solitamente educato 35enne si sfoga senza mezzi termini.
Le persone presenti nella stanza - l'addetto alle publiche relazioni di Joe, il suo tour manager, il fotografo e me - non si aspettavano certamente di assistere a questa scena. Bonamassa è del tutto indifferente al fatto che ci sia un uomo con un registratore portatile all'interno del suo "raggio d'azione".
"Se non capisci quello che stiamo cercando di fare non puoi sputtanare il concetto, perchè non sai cosa significa" continua arrabbiato senza sosta. Il destinatario della sua ira è un giornalista che ha recensito lo show al Borderline di Londra meno di 24 ore prima. Il giornalista aveva l'impressione che lo show al Borderline fosse solo il primo di 4 normali show che il chitarrista avrebbe suonato nelle successive 5 notti, e che la scaletta della serata dovesse essere solo "leggermente ritoccata" in vista della serata finale alla Royal Albert Hall. Proprio questo, e non il tono sprezzante della recensione, genera il disappunto di Joe. Anziché essere "solo" un altro show, quello al Borderline rappresenta l'avanspettacolo di un altro evento più grande: quello che vedrà Bonamassa impegnato in 4 diversi concerti nel corso delle 5 notti successive, ognuna delle quali con una differente set-list e con differenti musicisti, il tutto registrato e filmato per essere pubblicato più avanti nel corso dell'anno.
Il pubblicista fa l'errore fatale di provare a calmare Joe. "Devi far venire questa gente ai concerti se vuoi diffondere la voce oltre il giro del rock e del blues" prova a suggerire. Errore. E' come tirare un grosso barile di petrolio su un falò. Ora, l'uomo che il suo manager chiama Smokin' Joe è davvero in fiamme. "Non mi importa - urla - avrebbero potuto dargli anche una stella a quella recensione. Ma se uno non riesce a capire quello che sta guardando e non sa fare bene il suo compito, allora si che importa".
Un insolito sfogo per un uomo che si è sempre tenuto lontano da certi atteggiamenti "cool" in ambito rock e blues. Ma anche nelle scalate al successo di chi trova la strada da solo e con le proprie forze ci sono delle tensioni, e dopo meno di due giorni all'interno di questa stravagante giostra musicale i livelli di stress sono saliti alle stelle. Saranno lunghe giornate per tutti.
Ancora non ci sono questi pensieri nella mente di Joe, 24 ore prima. E' in piedi sul palco con la chitarra tra le sue mani, mentre prova a ignorare quel piccolo esercito di persone di fronte a lui. Lui e la band che lo accompagna durante questa serata - il bassista americano Michael Rhodes e il batterista Anton Fig del Sudafrica, eccezionali musicisti entrambi - sono impegnati nel soundcheck ad eseguire un paio di pezzi tratti dai primi album di Joe. Quando l'ultimo accordo rimbalza sul muro del locale in cui si trovano, Bonamassa suggerisce "torniamo in hotel e facciamoci 3-4 grammi" mimando l'atto di sniffare una lunga striscia di cocaina, in maniera un po' esagerata come solo un uomo che non ha mai preso cocaina può fare.
(Bonamassa ha una dipendenza da Coca, che lo porta a consumare anche 12 bottiglie della famosa bevanda frizzante, ogni giorno).
La gag nasconde una profonda preoccupazione. Bonamassa descrive la sua impresa di Londra come "il più grande cambiamento della mia carriera". Questa è l'affermazione di un uomo che , da quando la sua carriera ha preso il decollo sei o sette anni prima, ha pubblicato 20 album differenti senza nessun calo di qualità.
Il piano è semplice: una rincorsa di 4 concerti in cui si ripercorre la sua intera carriera, dal blues puro all'hard rock, dai suoi esordi fino al presente. I concerti si terranno in ordine di grandezza: 300 posti il Borderline, 2500 lo Shepherd's Bush Empire, 4000 posti all'Hammersmith Apollo e 5000 alla Royal Albert Hall. E' una sorta di retrospettiva della sua carriera e un bel giro della vittoria. Ma quanto detto non tiene conto dell'aspetto pratico della situazione. Joe ha dovuto imparare 46 brani differenti, inclusi alcuni che non suonava da anni (alcuni raddoppiati, portando cosi il numero di canzoni a 62). Dividerà il palco con un totale di 17 musicisti.
"Sono 4 notti, 5 set differenti, e l'unico comune denominatore sono io" dice non appena troviamo il modo di rubargli qualche minuto. "Devo cantare ogni canzone e ricordarmi tutte le parole. E il mio disco rigido a breve termine, cioè la mia memoria, è fottuta".
Il Bonamassa che si incontra giù dal palco è un Bonamassa molto diverso da quello che appare lassù, mentre suona. Laddove quest'ultimo è un'intenso e imperturbabile tipo ben vestito in uniforme blues, in "borghese" Joe si rivela un concentrato di energia a malapena contenuto in una camicia grigia e sbiadita. Un po' teso ma loquace, come un personaggio di un film di Woody Allen, i suoi occhi si muovono sondando costantemente la stanza intorno mentre risponde ad ogni domanda con un fiume di parole, il che è divertente, strano, e tenergli il passo non è facile. Se mai gli scienziati decidessero di trapiantare una chitarra su un corpo umano, qui troverebbero sicuramente una cavia: un preoccupante incallito della sei corde, che utilizza un linguaggio pieno di figure varie e letteralmente rinasce di fronte a qualsiasi strumento musicale gli capiti tra le mani.
Ma non tutto è come sembra per Joe Bonamassa. Quando cala il sipario alle spalle di Joe c'è una bene oliata macchina da business. Il capo architetto dell'aspetto lucrativo è Roy Weisman, un terzo del Team Bonamassa, con il produttore/direttore musicale Kevin Shirley e il chitarrista stesso. "Guardo ogni spettacolo in mezzo agli altri fans, dice Weisman, che scoprì Bonamassa quando era un prodigioso chitarrista di 15 anni. "Sto là fuori e vedo come reagisce il publico. E' una vittoria o una sconfitta? Ma colleziona sempre vittorie".
Weisman è un uomo amichevole sulla quarantina, con una voce quasi smielata tanto che anche la più sconcertante proposta di business suonerebbe come la più bella idea del mondo. Suo padre lavorò con Frank Sinatra ed è chiaro che abbia ereditato l'abilità per gli affari della Weisman Sr . E' stato lui comunque ad aver fissato il prezzo di questa sera ed è lui che sta tenendo l'ombrello aperto per la tempesta che ne è venuta fuori.
I biglietti per il concerto di questa sera costano 500 sterline, valore nominale. Con 200 spettatori ( un limite imposto da Weisman per il comfort del pubblico ) potete fare facilmente il conto. Per gli altri 3 concerti il prezzo va dalle 50 sterline dello Shepherd's Bush Empire alle 1500 sterline per il "pacchetto VIP" che comprende l'entrata a tutti e 4 i concerti, più altri vantaggi. Niente di questo ha placato le lamentele crescenti da parte del fan club; secondo molti infatti Bonamassa sarebbe diventato troppo attaccato ai soldi, soprattutto con i tempi che corrono.
"In qualità di persona responsabile della parte economica, non sto facendo niente di nuovo" dice Weisman. "I Rolling Stones, Madonna, chiunque, tutti hanno fatto questo tipo di cose. Stiamo seguendo l'esempio. Joe ed io abbiamo sempre reinvestito nella qualità dei posti in cui ambientare i concerti. Vogliamo che i nostri "clienti" vengano ai concerti e che siano nel posto migliore, con il suono migliore e le luci migliori. Mi sentivo di farlo, loro sono disposti a pagare il prezzo del biglietto. Ovviamente questo esclude un po' di gente, ma la maggioranza - 98,99 per cento - sono felici di avere questa opportunità." Lo show di stasera si presenta come un concerto per i fans della prima ora, quelli che iniziarono a seguire Joe quando era sulla griglia di partenza della sua carriera, quelli che magari lo hanno già visto in questo stesso posto nel 2005. Con le tue 500 sterline compri 2 ore e 15 minuti in cui Bonamassa pesca dalle profondità del suo passato. Se vogliamo analizzare dal punto di vista economico il concerto costa 38 sterline e 46 centesimi per canzone. Ma la cosa fondamentale è che alla gente che è qui non importa il prezzo. E' il fatto di assistere a qualcosa a cui molti di loro non hanno mai assistito, e a cui probabilmente nessuno assisterà più: Joe Bonamassa in un piccolo posto. Tutti sono daccordo qui che, per citare lo spot di una carta di credito, ci sono cose che non hanno prezzo.
Intervista parte 1
- Di chi è stata tutta questa idea?
Eravamo a Montreux lo scorso anno, era il primo show del tour acustico, e fu Kevin Shirley a proporlo. Lui ama progettare le cose in anticipo. Abbiamo deciso per questi 4 show e a un certo punto mi dice : "Senti questa: esploriamo strade diverse, differenti momenti della tua carriera, dal primo giorno fino ad arrivare ad oggi, in serate differenti." Allora io aggiunsi : "Facciamolo con 4 differenti band " Se avessi avuto un po' più di buonsenso avrei detto : "farò UNO show"
- Cosa provi a tornare agli inizi della tua carriera per il concerto al Borderline di stasera ?
Siamo tornati a sfogliare e guardare le vecchie setlist degli show, poi ho iniziato a cercarli guardando tutti questi vecchi video su YouTube. E pensavo "Wow, pazzesco". Abbiamo fatto cose che avevano poco senso musicale. Abbiamo suonato per due ore di fila e avevamo solo 8 o 9 canzoni. Ogni canzone era una Stairway to Heaven. E' molto più difficile farlo a 35 anni rispetto a quando ne avevi 25.
- Ti ricordi il tuo primo tour del Regno Unito?
Si. Autunno 2004. Durante il viaggio prendemmo la nave da Calais a Dover, alle 2 e 30 del mattino. Il fatto è che volevo andare in Inghilterra, da sempre. E' come il Delta per me. La storia della musica che ascoltavo crescendo è tutta qui. Ma Londra non era come mi aspettavo. Mi aspettavo di venire e trovare una scena, come la Londra del 1968. Ma ero fuori strada.
Mr Kyps a Poole. Amo Mr Kyps, sarò sempre leale con Kyps. Ma non fargli mai lavare gli asciugamani mentre sei sul palco.
- Perchè ?
Perchè l'asciugatrice e la band, insieme, non vanno bene per la corrente. Assicurati che l'asciugatrice sia spenta.
- Ne hai pagato le conseguenze. Ma c'è stato un momento in cui ti sei detto "Cazzo, ma ne varrà la pena?"
Si, molte volte. C'erano volte in cui dicevo, "Fanculo basta, non voglio più avere a che fare con queste merdate". Non c'è niente di peggio del guidare tutto il giorno, arrivare in hotel, scoprire che la tua camera è al quinto piano e non c'è l'ascensore, quindi devi portare tutti i tuoi bagagli su e giù per le scale. Poi arrivi alla fine del tour e ti accorgi che hai guadagnato 500 dollari oppure che hai perso tremila dollari per la tua grande avventura, e devi venderti la chitarra.
- Ma sei uno che lavora sodo. Anche per questi 4 concerti stai lavorando duramente. Non ti senti mai come se fossi un criceto e la tua ruota stesse girando troppo velocemente?
La gente dice "oh mio Dio, lavori cosi tanto." Si, questa settimana sto lavorando davvero tanto. Ed è dura. Più mentalmente che fisicamente. Ma sai cosa ho fatto oggi oltre alla manutenzione ordinaria delle mie chitarre? Niente. Ho preso questa in mano [afferra una chitarra]. Non è cosi difficile. Ogni giorno che mi alzo penso: "Sono fortunato. Ci abbiamo provato, lo abbiamo fatto, e l'abbiamo fatto con le nostre regole. Nessuno ci ha detto cosa fare o come farlo. Giusto o sbagliato o qualsiasi altra cosa, eccoci qui."
- Hai paura che possa scomparire tutto un domani?
No. So benissimo che il music business dà e il music business leva. Ma amo suonare la chitarra. Questo mi fa stare bene.
- Non hai mai messo la chitarra giù, come mai?
E' una cosa istintiva. (da una forte strimpellata) E' probabilmente una reazione nervosa.
- Parli mai con le tue chitarre?
Solo quando hanno qualche problema
- Cosa ti aspetti per quando avrai superato questi 4 concerti ?
Ascolta. Sono stato molto prudente con il mangiare perché voglio indossare il vestito che indossavo la prima volta che ho suonato alla Albert Hall. Me lo sono provato ed era stretto, quindi ho dovuto mettermi a dieta per un mese. Ma sai, il mio cibo londinese preferito sono gli scones con la panna e la marmellata di fragole. Quando sarà finito il concerto alla Albert Hall, ecco cosa ci sarà nel mio camerino!!!
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