Sono le sei del 12 Aprile, mancano due ore al concerto e Joe Bonamassa siede nel suo camerino all'interno del Paramount Theatre di Seattle, mentre sfoglia con interesse sul suo iPad alcune foto di chitarre vintage. "Dà un'occhiata a questa" dice rivolto al tecnico delle chitarre e porgendogli il tablet. "La Black Armstrong Collection, basso e chitarra, solo $1500 dollari ciascuno." Il tecnico delle chitarre seduto sul divano affianco a Bonamassa sta strimpellando l'ultima arrivata, una Gibson Les Paul Standard del 1960 che ha acquistato da un venditore in Sudafrica. Guardando il display del tablet lancia un segno d'approvazione poi ripone la chitarra nella sua custodia. I due intraprendono una breve conversazione riguardo al fatto se sia necessario o meno usare un pò di Gorilla Glue (colla) su un pezzo della strumentazione prima di scusarsi ed allontanarsi dalla stanza. Questa sera Bonamassa sarà impegnato nel secondo show primaverile del tour del nord america 2013, e anche se deve vedersela con un pò di influenza contratta poco tempo prima in Europa, sembra essere in ottime forze. "Il primo show un paio di giorni fa a Vancouver è stato eccezionale. Ero al top, il pubblico magnifico, la band ha suonato bene. E' stato bellissimo." Il suo entusiasmo è notevole nonostante la sua condizione di salute non ottimale e il ritmo di vita degli ultimi tempi. A Marzo scorso, Bonamassa ha pubblicato il doppio cd "An acoustic evening at the Vienna opera house", registrato a Luglio durante due settimane del tour acustico. Nel periodo in cui il cd arrivava nei negozi Bonamassa è stato protagonista di una serie di concerti consecutivi per ordine di capienza a Londra, dai club più piccoli e intimi fino all'Hammersmith Apollo e la Royal Albert Hall. Inoltre ha registrato il secondo disco insieme alla cantante Beth Hart intitolato Seesaw. I quattro concerti di Londra, l'apice del tour Europeo, sono stati debitamente filmati e registrati per qualche futura pubblicazione forse. Rappresentano una panoramica retrospettiva dei 13 anni di carriera professionale di Bonamassa. "Sono andati alla grande quei concerti, ma non lo rifarò mai più" dichiara il chitarrista "Non credo che ci sia qualcun'altro che abbia mai provato a farlo. Ora so anche perchè. E' quasi come Evel Knievel che fa il salto della fontana (Caesars Palace in Las Vegas): non è proprio una bella idea." [Evel Knievel è un famoso stuntman e attore statunitense degli anni 60 noto come "l'uomo che si è rotto più ossa di chiunque altro"].
Forse a causa dell'influenza viene fuori un pò di stanchezza dalla voce di Joe. "E' stata una bella panoramica della mia carriera, più bello per i fans di quanto lo sia stato per me" puntualizza. "Sono sicuro che quando riguarderò la registrazione fra un pò di tempo dirò "mi sono divertito più di quanto pensassi all'epoca." Ma la pressione di questa impresa è stata davvero pesante." Non si può dire che Bonamassa non sia fiero di quello che ha compiuto, specialmente dello show alla Royal Albert Hall, una location che occupa un posto speciale nel suo cuore. "Sai, ci sono alcune sere in cui capisci subito come sarà. Il ruggito iniziale della folla dice tutto quello che ho bisogno di sapere riguardo quello che ho da fare. Se l'accoglienza è tiepida so che dovrò lavorare duramente quella sera. Se l'atmosfera è carica, è più invitante. E' il tipo di cosa che vorresti imbottigliare per portarla con te ovunque tu vada. Non puoi averlo tutte le sere, ma quello che puoi fare è sicuramente lottare per ottenerlo, e se avessi potuto scegliere in quale posto farlo succedere, avrei sicuramente scelto che accadesse alla Royal Albert Hall. Ha un grande sound la Albert Hall, e la prima volta che suonammo li non abbiamo centrato il bersaglio e suonammo a volumi troppo alti. E' una camera molto grande ed è difficile da gestire. Questa volta il suono era giusto, il pubblico era dentro da quando abbiamo messo piede sul palco ed è stata una notte meravigliosa."
Per lo show alla Albert Hall, Bonamassa ha pensato bene di scatenare l'invidia di massa nel mondo dei chitarristi utilizzando alcune rinomate chitarre come la Fender Stratocaster battle-worn di Rory Gallagher, una Gibson Les Paul 1959 di Bernie Marsden e una Les Paul Standard Peter Green/Gary Moore 1959, nota come il Santo Graal per il suo suono particolare. "Conosco Bernie e Donal, il fratello di Rory. E la chitarra di Peter Green l'ho avuta attraverso un rivenditore/collezionista" spiega Bonamassa. "Quindi le ho suonate, non per fare un paragone tra me e Rory Gallagher o Peter Green ma per sentire questi sturmenti per quello che sono. Alcuni vedono questi strumenti come reliquie sacre che non devono essere toccate nè suonate, ma sono solo delle chitarre, e suonano ancora alla grande. Questa è un pò la razionalità che c'è dietro quello che facciamo e sono davvero felice del risultato."
traduzione dell'articolo originale scritto da Corbin Reiff su Guitar World
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