mercoledì 3 luglio 2013

Speciale Tour De Force (3 di 4)

Da Classic Rock Magazine di Luglio 2013
E' giovedì e sono le sei di pomeriggio quando Bonamassa propone di fare una passeggiata. Fuori dall' Hammersmith Apollo, la gente inizia ad affollarsi in occasione dello show di stasera ( soprannominata La notte del Rock), e il chitarrista vuole capire cosa si prova a mettersi in fila per uno dei suoi show. "Manteniamo un profilo basso, non vogliamo attirare l'attenzione".
E cosi ci ritroviamo a vagare fuori dall'Apollo  in mezzo alle persone che attendono di dirigersi verso l'entrata principale. Joe Bonamassa indossa una giacca pesante, occhiali da vista (non da rock star) e un cappello. Solo il mento suggerisce l'idea di chi sia veramente. Ci fermiamo vicino una bancarella di t-shirt non originali ( "queste sono meglio di quelle originali" dice tra il serio e lo scherzoso ) e quando un bagarino cattura la nostra attenzione Joe esclama un po' infastidito "Cosa? Cinquecento?"



Nessuno muove una palpebra quando siamo lì. In "abito civile" Joe Bonamassa è un uomo qualsiasi di trenta e passa anni che aspetta di entrare per assistere ad un concerto. Dopo un bel po' di tempo arrivano i primi "smascheramenti" educati e gentili. "Voglio solo dirti che ho visto il concerto di ieri sera ed è stato straordinario" dice un fan. "Grazie amico, sono contento che ti sia piaciuto" risponde Joe. "Ma non spargiamo troppo la voce ora". Se anche Bonamassa avesse paura che tra i suoi fans si nasconda un "Mark Chapman", ora si sentirebbe comunque al sicuro. Aspettiamo ancora cinque minuti e quando è chiaro che nessuno verrà ad assalirci, rientriamo dalla porta sul retro. La sua presenza è passata quasi inosservata. Potrebbe benissimo essere un ragioniere, anzi un ragioniere costantemente impegnato a digitare numeri sulla sua calcolatrice mentre ti parla. Poi però c'è l'altra faccia di Joe Bonamassa, quella che emerge quando indossa il suo vestito, come Superman. Questo emerge in particolare in un momento preciso dello show, verso la fine. Mentre sta eseguendo The Ballad Of John Henry, una delle canzoni migliori del suo intero catalogo e l'unica ad essere in scaletta in tutte e quattro le serate. Ad un certo punto della canzone Joe abbassa gradualmente il volume della chitarra, fino a che dalle corde non esce che un sussurro. Il pubblico è in silenzio, l'atmosfera è cosi densa che puoi tagliarla con un coltello e vendere le fette a Tesco spacciandole per hamburgers. Una voce solitaria in mezzo al pubblico esclama "Spacca tutto Joe! " .
Ma Bonamassa non lo fa, rimane curvo sulla sua chitarra da cui estrapola un'altra manciata di note dolci. Rimane fermo per un attimo, poi si rimette dritto in piedi e guarda davanti a sè ed è come se la diga crollasse e un'ondata di adorazione lo travolgesse. Lentamente, torna vicino l'asta del microfono si gira verso il pubblico e aspetta che gli applausi finiscano. Questo si che è "spaccare".



Intervista parte 3

- Hai un bel seguito di fans. Di devoti, direi.
Sono molto devoti e leali nei confronti della mia musica, i miei fans. Il loro interesse è aperto a tutto. A loro piace vedere che il duro lavoro ti ripaga, e sanno che io apprezzo il loro interesse.

- Come ti senti ad essere l'oggetto della devozione?
A volte la gente viene da me, dopo essersi fatti un'idea di come posso essere in base a quello che leggono, soprattutto su internet. Li vedi che ti guardano in un certo modo. E' un po' spaventoso perché sono solo un tizio con la chitarra.

- E che mi dici riguardo a quelli che stanno "dall'altra parte"  ovvero le persone a cui non piaci ?
Oh, per alcuni io sono l'Anticristo. Ho ricevuto un'email: "Hai rovinato il blues secondo me"

- E qual'è la tua reazione in quei casi?
Non so. Dico: "Mi dispiace signore. Rivuole i soldi indietro?"

- La fama accresce il tuo ego?
Ho passato la mia vita da adulto dando per scontato che nessuno sapesse chi diavolo fossi io. E il 99,9% delle volte era davvero così. Ma ogni musicista ha il suo ego. Ci sono alcuni con un buon ego e altri sono completamente fuori controllo. Ci sono alcune persone che come hanno un briciolo di notorietà iniziano a urlare : "dov'è la mia chitarra!? dov'è la mia birra!?"

- Lo fai anche tu?
Assolutamente no. Non vado fuori di testa. Qui c'è gente che mi urla contro se mi metto a spostare qualcosa "Fermati! Non è il tuo lavoro!"

- Sai anche essere un bastardo quando si lavora?
Oh si, posso essere un figlio di puttana.

- Cosa ti fa arrabbiare di più?
Le cazzate. Ho un metro molto ben preciso con quelli che provano a dirmi una cazzata quando so delle cose. Il peggior tipo di falsità è  del tipo: "Non facciamogli sapere niente". Belle o brutte che siano voglio sempre saperle le cose. Non sono stupido. E lo verrò a scoprire da solo.

- Non riesci a sopportarli gli sciocchi?
Hai 30 secondi di tempo per dire stronzate prima che dica qualcosa io. O prima di uscirtene dalla stanza. La vita è breve e l'industria musicale è un mondo pieno di idioti e di impostori. Devi imparare a passare in mezzo e filtrare le stronzate.

- Cosa diresti se incontrassi Glenn Hughes per strada?
Direi, "Glenn, mi fa piacere vederti" e sai perché? Perché sono amico di Glenn e sono anche un suo fan. Semplicemente non ero d'accordo con i modi in cui ha cercato di coinvolgermi in un tour di due anni a Shangai e nei grandi porti del mondo.

- Cosa è andato storto?
Nel 2009, quando parlavamo dei BCC, sembrava la situazione perfetta per ognuno. Si dicevano cose del tipo, e non sono parole mie, "ho del lavoro solista da fare ogni anno" oppure "ho alcuni impegni con Billy Idol". Ed io: "Beh, sono sempre in giro in tour come un'idiota, potremmo unirci e suonare, forse fare un album  e fare qualche concerto" Ne abbiamo fatto uno a Londra al John Henry, che è stata una delle più belle esperienze musicali della mia vita. E' stato grandioso. Quattro ragazzi liberi di divertirsi che fanno un rock'n'roll ispirato ai primi anni Settanta. Eravamo tutti soddisfatti all'inizio, tutti sullo stesso piano. E' stato quando abbiamo iniziato ad avere più successo che alcuni di loro avrebbero voluto spostare il gioco a livelli più alti. "Non posso". Quella situazione ha rovinato tutto. Ho fatto nove settimane durante l'estate. Quando sono tornato a casa per un po' di tempo non ho toccato più la chitarra. Ci sono rimasto male. Ma non condivido i metodi attraverso il quale tutto questo è arrivato a conclusione. Rimane lo stesso un mio amico.

- Se Glenn ti telefonasse fra cinque anni e ti dicesse : "Joe ti va di fare un concerto, può interessarti?"
Accetterei all'istante, si.

- E se ti proponesse un nuovo album dei BCC ?
Accetterei all'istante. Ma non vorrei fare concerti in Pleoria, Illinois, poi Rockford, poi St. Louis e poi 80 show in un tour degli Stati Uniti oltre ai vari festival estivi. Non è tra gli obiettivi, non lo è mai stato, mai.




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