domenica 22 dicembre 2013

Tour Febbraio/Marzo 2014 date

Febbraio 
25  -  Dusseldorf, Germania  -  Mitsubishi Electric Hall
27  -  Berlino, Germania  -  Tempodrom 
28  -  Francoforte, Germania  -  Jahrhunderthalle

Marzo 
01  -  Bruxelles, Belgio  -  Cirque Royal
03  -  Parigi, Francia  -  France Le Grand Rex
04  -  Parigi, Francia  -  France Le Grand Rex
05  -  Basilea, Svizzera  -  Switzerland Musical Theater
07  -  Lione, Francia  -  France Amphiteatre Cite International
08  -  Milano, Italia  -  Teatro degli Arcimboldi
10  -  Roma, Italia  -  Atlantico
25  -  Spokane (Washington) Usa  -  INB Performing Art Center
27  -  Yakima (Washington) Usa  -  Capitol Theatre
28  -  Boise (Idaho) Usa  -  Morrison Center for the performing
30  -  Salt Lake City (Utah)  -  Abravanel Hall


sabato 14 dicembre 2013

Cinque minuti con Joe Bonamassa

- Total Guitar winter 2013 -
 Il grande chitarrista rock-blues ci racconta dei suoi "ultimi" amori a sei corde, di motociclisti ubriachi e del vero motivo per cui indossa gli occhiali da sole.


- Tanti auguri a te
"Quando finalmente riuscìì ad ottenere la chitarra dei miei sogni, una Les Paul '59, all'inizo non fui io a suonare la chitarra, ma fu lei a suonare me, io ero come paralizzato.
Dopo un pò superai la cosa e iniziai a suonarla come tutte le altre mie chitarre. Non appena iniziai a darci dentro, tutto ebbe più senso. Non puoi prendere uno di questi strumenti e suonarlo timidamente, senza dare il massimo di te stesso. Il mio consiglio per chiunque compri la chitarra dei suoi sogni è di averne sì cura, ma di non trattarla come una reliquia, perchè è stata fatta per essere suonata".

- Me, me stesso ed io
"Penso che il mio più grande passo in avanti come chitarrista fu quando smisi di pensare a come suonavo e iniziai a suonare e basta, smettendo anche di scusarmi per come suonavo. Ero sempre concentrato a riflettere sul mio modo di suonare, addirittura consultavo i manuali di chitarra sul palco, mentre ora penso solo a suonare e a vedere se la gente si diverte, il che è una bella cosa e se non si diverte, va bene lo stesso. Il segreto è smettere di chiedersi : "Dovrei fare in questo modo, o dovrei fare nell'altro?" e semplicemente lasciare che il tutto venga fuori da sè."

- Vorrei che tu fossi qui
"Quando ero ancora un ragazzino, vendetti la mia Fender Stratocaster biondo cenere del '62, a cui ero molto affezionato. Non avrei voluto venderla, ma ero un ragazzino e volevo qualcos'altro che poi si rivelò essere non così bello come pensavo. Vendetti anche la mia Telecaster del '60 con la sua custodia in Tweed che avevo comprato in fuori da un bar a Upstate, New York, e la diedi via quando non valeva più così tanto. Ripensandoci, la Telecaster del '60 potrebbe essere una di quelle chitarre che rivorrei indietro. Sono passati ormai vent'anni da quando la vendetti.
Io do via molta roba. Stammi vicino se mi vedi rovistare in un cassetto pieno di pedali, perchè probabilmente finirò per darti qualcosa."


- Straniero in una città
" Il concerto più strano che abbia mai fatto è sicuramente quello a Sturgis, un radunno  di motociclisti nel South Dakota. In pratica, circa 6000 buffoni ubriachi si piazzano davanti al palco pargheggiati con le loro moto. Dopo aver suonato, non aspettarti di ricevere nemmeno un applauso, li sentirai soltanto mandare fuori giri i motori dei loro aggeggi, è questo il modo in cui applaudono. E' stato davvero troppo strano per me."

- Non pensate cose sbagliate su di me
" Il più grande errore che potresti fare è quello di vedermi sul palco con il mio vestito elegante e i miei occhiali da sole e pensare che sono uno pieno di sè. Gli occhiali in realtà mi servono perchè sono sensibile alla luce: i miei occhi lacrimano un sacco con i riflettori, specie se ce ne sono due puntati dritti su di me. Il vestito elegante lo indosso perchè penso di dovermi vestire meglio di quanto il mo pubblico ricordi. Pensate ad Eric Clapton e Muddy Waters negli anni '60: tutti quei bei ragazzi vestiti bene, con degli abiti spettacolari."

- Sopravviverò
Per portare a termine un tour in maniera positiva, non puoi abusare di te stesso; nè puoi pensare di avere una scusa per comportarti da immaturo e stare in piedi tutta la notte. Puoi andare avanti così finchè non esplodi.
Sin da quando vado in tour, sia come leader di una band che come artista solista, ho imparato i pro e i contro di ogni mestiere: il conducente del bus, il ragazzo che si occupa dei monitor, l'addetto agli impianti, la produzione, il management del tour...Non puoi andare dal ragazzo che si occupa dei monitor e dirgli " Il suono è un pò troppo croccante". "Che diavolo vuol dire croccante? Impara a dire che è di 5k o di 8k, e impara cos'è la banda 31 EQ. Più mestieri impari, più sei pronto per andare in tour."

Total Guitar
winter 2013

martedì 26 novembre 2013

Are You Experienced? Video e parole di Joe sul grande chitarrista di Seattle

Joe Bonamassa nella sua carriera ha reso omaggio a molti chitarristi. I suoi album sono spesso un mix letale di pezzi inediti e cover sapientemente reinterpretate con il linguaggio frutto delle più svariate influenze musicali che Joe ha saputo far confluire nel suo stile basato sempre su una tecnica decisamente fuori dal comune. L'ultima fatica discografica, ovvero i 4 Dvd del progetto intitolato "Tour de Force - Live in London", raccolgono più di 9 ore di musica e l'essenza del suo lavoro "on-stage" nei posti piccoli, medi, grandi e più spettacolari (vedi Royal Albert Hall). Quattro show mozzafiato arricchiti dalla varietà del materiale; si tratta di 4 serate, con 4 differenti scalette, per di più suonate con 4 differenti band.

Appartiene alla serata del Borderline del 26 Marzo il momento magico in cui Joe rende omaggio al suo eroe Jimi Hendrix, colui che fu fondamentale per tutto quello che venne dopo, ovviamente, anche per Joe Bonamassa. Colui che aldilà del mito, vanta tre anni di carriera ineguagliabili nella storia della musica e ancor di più in quella della chitarra in particolare. Jimi Hendrix non ha bisogno di presentazioni e nel caso in cui apparteniate alla schiera di persone che ancora non sanno chi era e per cosa viene ancora ricordato questo eroe della sei corde, beh, non conosco un buon medico cosi esperto da potervi aiutare. Ma in compenso di seguito c'è il video della versione di "Are You Experienced" ad opera di Joe Bonamassa, inserita nel dvd Tour De Force: Live in London dedicato alla serata al Borderline, in cui ad accompagnare Joe sul palco c'erano i musicisti Anton Fig (batteria) e Michael Rodes (basso).


Di seguito la parola a Joe Bonamassa, che ci parla di Hendrix e della sua musica.
"Oggigiorno un sacco di cose sembrano arrivate per "cambiare i giochi" o "le carte in tavola". Dalle macchine ibride agli smartphone, o per esempio i tablet che ormai possono sostituire anche i libri; a "cambiare le carte in tavola" è spesso qualche insensata diavoleria che finisce per essere obsoleta nel giro di un anno. A pensarci bene, in effetti, nella storia dei media moderni (musica, cinema, editoria) sono state davvero poche le cose che hanno mantenuto le promesse, ovvero che hanno davvero cambiato le carte in tavola. Un caso esemplare risale al 1967, quando la Reprise Records, l'etichetta di Frank Sinatra, pubblica Are You Experienced? album di un chitarrista di Seattle chiamato James Marshall Hendrix. Le carte in tavole cambiarono velocemente.

Grazie ad Eddie Kramer (sound engineering e produttore) e Chas Chandler (produttore), ogni chitarrista da New York a Londra finì per cercare la propria ispirazione nella scatoletta del fuzz, proprio come fece nel suo album di debutto l'ex militare della 52esima divisione airborn ed ex-chitarrista di Little Richard/Isley Brothers.
Era mostruoso. Insomma, "Move over Rover, let Jimi take over". Già questo vale il prezzo del biglietto. "Axis Bold as love" costituisce poi un seguito meno infuocato, ma più melodico.
Poi c'è "Jimi Electric Ladyland": semplcemente un altro pianeta. Io, da chitarrista, lo considero il migliore: "Non dimenticherò mai il momento in cui il suono di "Voodoo Chile" uscì dall'impianto McIntosh hi-fi blu cobalto di mio padre. L'organo Hammond di Steve Winwood richiama le atmosfere di un grande gospel e Jimi è infuocato. Ha cambiato il mio modo di vedere la musica. Ha cambiato il mio modo di suonare la chitarra.
Conclusione: la musica di oggi sarebbe davvero diversa e noiosa se non ci fosse stato Hendrix. Lui si che ha cambiato le carte in tavola. Non mi credete? Chiedetelo a Pete Townshend."
JOE B.
Canzoni di Hendrix preferite da Joe:
Spanish Castle Magic
Rainy Day Dream Away
Voodoo Child (Slight Return)

domenica 24 novembre 2013

Natale in blues per Joe Bonamassa

E' ormai diventata una sorta di tradizione per Joe Bonamassa onorare le feste natalizie eseguendo spassose versioni blues di alcuni classici senza tempo. Da domani la pagina facebook ufficiale di Joe Bonamassa dovrebbe pubblicare l link per scaricare n maniera gratuita la sua versione di Christmas Date Blues. Visitando il link qui sotto, potrete sentire in anteprima esclusiva la canzone in questione:
http://www.musicradar.com/news/guitars/joe-bonamassa-has-the-christmas-date-blues-song-premiere-588702




giovedì 21 novembre 2013

Date Tour Novembre-Dicembre 2013 USA

Il tour di Joe Bonamassa continua per tutto Novembre e metà Dicembre negli Stati Uniti; altri 14 concerti per Joe e il suo incredibile staff. Dopo l'ultima data del 14 Dicembre a San Diego, seguiranno molte date europee che lo porteranno, a Marzo, anche in Italia per due date, Milano (08/03) e Roma (10/03). Ecco le imminenti date negli USA:


Novembre

22 - Atlanta (Georgia) Fox Theatre
23 - Atlanta (Georgia) Fox Theatre
26 - New Orleans (Louisiana) The Saenger Theatre
27 - Houston (Texas)  Bayou Music Centre 
29 - Corpus Christi (Texas) American Bank Center
30 - Austin (Texas) Austin City Limits

Dicembre

3 - Lubbock (Texas) City Bank Auditorium
4 - Albuquerque (New Mexico) Kiva Auditorium at the Albuquerque Convention Center
6 - Oakland (California) Paramount Theatre
7 - Reno (Nevada) Reno Events Center
10 - Fresno (California) Warnor's Center for Performing Arts
12 - Santa Barbara (California) Arlington Theatre
13 - Los Angeles (California) Dolby Theatre
14 - San Diego (California) Valley View Casino Center


mercoledì 13 novembre 2013

Il Dio della chitarra ed una carriera costruita partendo dal blues

THE DAILY TIMES
Se vuoi che una cosa funzioni, fattela da solo: cosi recita un vecchio detto. 
Joe Bonamassa segue alla lettera questa filosofia. Ed è anche questa la ragione che lo ha spinto, per il suo ultimo tour che la scorsa settimana lo ha portato nell' East Tennessee, ad aprire lui stesso i suoi concerti.
Non perchè non riuscisse a trovare una band adeguata che aprisse i suoi concerti blues-rock. Joe vuole semplicemente regalare al pubblico due distinti lati musicali della sua personalità, come ha raccontato al The Daily Times di recente.

"Suoniamo per 45 minuti con il set acustico, poi facciamo una pausa di 15 minuti ed infine torniamo sul palco per 75 minuti con il set elettrico" dice. "Un anno e mezzo fa ho fatto una cosa simile, e si è rivelata essere una delle cose più belle e più di successo che abbiamo mai fatto, e così abbiamo deciso questo autunno, dal momento che facciamo questo genere di cose all'estero, di portare questo tipo di  spettacolo anche in  America. Penso che sarà davvero divertente, ed è qualcosa che non è mai stato fatto, almeno nell'ambito di questo genere."
Bonamassa ha sempre voluto oltrepassare i limiti musicali, sin da quando ha preso in mano la chitarra per la prima volta, probabilmente nello stesso periodo in cui riusciva a tener su la sua testa di neonato. E' letteralmente cresciuto con la musica; i suoi genitori hanno aperto un negozio di chitarre che gestiscono tutt'ora, così sin dall'età di sette anni, Bonamassa suonava le canzoni di Stevie Ray Vaughan e Jimi Hendrix, riproducendole perfettamente nota per nota. Ha aperto il concerto di B.B.King quando aveva 12 anni e ha fondato la band Bloodline nei primi anni novanta.
Ha iniziato la sua carriera da solista nel 2000, e sin dal suo secondo disco "So it's like that" (2002) è sempre presente nei primi posti della classifica blues di Billboard e continuerà ad esserci ad ogni suo nuovo album. La fusione tra elementi rock e il blues tradizionale, che è il suo genere preferito grazie anche a chitarristi inglesi come Jeff Beck, Jimmy Page e Eric Clapton, lo ha reso sin da subito degno di ammirazione, anche se c'è sempre qualcuno che guarda dall'alto verso il basso quello che fa.

"Quando fai bene quello che fai, diventi  una specie di bersaglio" dice. "Ero sull'aereo per tornare a casa da Warsaw (usa), due giorni fa, e leggevo un articolo in cui dicevano, per ben metà della pagina, che le mie influenze musicali erano semplicemente di basso livello. Beh, ho suonato in una blues band, in una acustica, ho suonato in una band hard rock, da solista e in una specie di Herbie Hancock funk band. Se queste sono cose di basso livello, non so che cos'altro fare!
Forse Country o Western? Devo suonare la polka ungherese? Il fatto è che io amo quello che faccio, e non penso che questo confonda le persone. Le persone che comprano sempre i miei dischi sanno perfettamente che sono eclettici."
Bonamassa è il tipo di artista che affronta qualsiasi progetto abbia i requisiti minimi per portarlo avanti; se ci sarà da divertirsi ed è una sfida, è fatta. Ecco perchè è sempre super impegnato, come indica la sua agenda: sta per far uscire quattro DVD di alcuni concerti tenuti a Londra la scorsa primavera, un altro DVD di un concerto con il suo gruppo funk (Rock Candy Funk Party) registrato a New York, e sta preparandosi per iniziare a lavorare al suo album solista, che sarà registrato all'inizio del prossimo anno,  nello studio di  Nashville.


Joe descrive il suo modo di lavorare come una "iperattività musicale" e i suoi fans, incantati dal suo virtuosismo e dalla sua musicalità, non rimangono mai a bocca asciutta. E a che punto è professionalmente?  Al crocevia di generi diversi, dimostrando un incredibile padronanza nel suonarli ed un'abilità con la chitarra elettrica che lo rende uno dei migliori chitarristi al mondo.
"Penso di essere bravo a far resuscitare generi di nicchia che erano finiti un pò nell'oblio" dice Bonamassa. "Niente di quello che faccio è originale; è una specie di eredità musicale, le canzoni che suoniamo provengono dalle canzoni che c'erano prima che nascessi. Noi suoniamo per il pubblico un pò più adulto; non ci sono trucchi, non ci sono traccie elaborate con i Pro Tools durante i concerti. E' un'esibizione live nel vero senso della parola, e penso che sia lì che noi prendiamo poi la maggior parte delle nostre idee.
Quando usi il blues come una base, è incredibile quanto puoi espanderti e accorpare diverse influenze musicali che molti puristi sostengono non abbiano niente a che fare col blues, ma nella mia contorta visione delle cose suonano bene, come ad esempio aggiungere un'atmosfera alla Herbie Hancock ad un blues puro e semplice. Possono sembrare diversi, ma il loro DNA è lo stesso"

lunedì 11 novembre 2013

Gibson Top 10 Blues guitarists

Quando Stevie Ray Vaughan morì nel 1990, lasciò un enorme vuoto nel mondo dei giovani musicisti blues. Nel corso degli ultimi vent'anni abbiamo visto emergere molti talentuosi chitarristi blues. Qui sono elencati dieci tra i più influenti chitarristi che si sono fatti avanti in questi vent'anni. Siete d'accordo con la classifica?



1- JOE BONAMASSA

Tra tutte le persone su questa lista, Joe Bonamassa è probabilmente il miglior chitarrista blues degli ultimi vent'anni. Bonamassa ha sempre suonato blues, sin da quando era un bambino, catturando l'attenzione di B.B.King quando aveva solo 12 anni.
Joe e il suo produttore Kevin Shirley hanno usato il modo di suonare del giovane chitarrista come un trampolino di lancio per sperimentare altri generi, tra cui l'heavy rock, come la hit del 2009 "The Ballad Of John Henry". Quando Joe si esibisce dal vivo, i suoi due numeri blues più d'impatto includono la cover di Jeff Beck "Blues Deluxe" e  l'acustica "Woke Up Dreaming"  che si protrae per anche dieci minuti con solo Bonamassa e la sua chitarra sul palco. E poi come non citare la cover di Gary Moore "Midnight Blues" realizzata con la sua Gibson Les Paul.

2- JOHN MAYER
Chi l'avrebbe detto che John Mayer sarebbe diventato un appassionato del blues quando apparve sulla scena musicale nel 2001 con il suo primo album "Room For Squares"? Molti fan hanno respinto John Mayer ritenendolo un altro dei soliti cantautori che mirano a infrangere i cuori delle teenagers.
Ma man mano che la sua carriera proseguiva divenne ovvio che si trattava di un vero bluesman, specialmente dopo la sua apparizione al Crossroad Guitar Festival di Eric Clapton nel 2004 dove come introduzione alla sua canzone "City Love" si esibì in ben 4 minuti di puro blues costruiti intorno al riff della canzone di Jimi Hendrix "Machine Gun". Parlando di Hendrix, Mayer si rapporta al blues nello stesso modo del celebre chitarrista, sfregando la nota fondamentale degli accordi con il pollice, abbellendo poi gli accordi come Hendrix in "Little Wing". Se non andate molto d'accordo con le stramberie blues di John Mayer, un buon punto di partenza per avvicinarsi a questo artista è l'album del John Mayer Trio "Try!" del 2005, dove Mayer suona al fianco del bassista Pino Palladino e del batterista Steve Jordan.



3- JACK WHITE
 Se ci fosse un purista del blues moderno, quello sarebbe Jack White. White usa veramente pochissimi effetti, prediligendo il vecchio stile la maggior parte delle volte. Il suo setup è poco più di una chitarra collegata ad un amplificatore, a parte un pedale fuzz di tanto in tanto o di qualche pitch shifters che usava spesso con i White Stripes. Può non sembrare così evidente al primo ascolto, ma i White Stripes sono essenzialmente una band blues.

Nel loro primo album hanno coverizzato il brano di Robert Johnson "Stop Breaking Down" così come la canzone folk "St.James Infirmary Blues". Una volta che hai ben presenti le loro radici blues, diventa ovvio che il blues è ciò che caratterizza tutti i loro lavori, ed anche tutto quello che ha fatto Jack White. Ad esempio, ascoltate l'eccellente "Will There Be Enough Water?" dall'album "Horehound", il primo album dei The Dead Weather.

4- ERIC GALES
Tra i chitarristi di questa lista, Eric Gales è stato il primo ad essersi fatto un nome da solo nei primi anni '90. La cosa probabilmente più interessante è che lui è un chitarrista destrimano che suona la chitarra da mancino. Il fratello di Gales è mancino, e così  ha semplicemente insegnato ad Eric a suonarla come la suonava lui.
Gales suona una chitarra per destrimani con le corde invertite.

5- DAN AUERBACH
Dan Aurebach e Patrick Carney dei Black Keys  hanno portato il blues su un altro livello. Il duo iniziò a suonare blues sin dalle loro prime tre registrazioni, meglio conosciute come l'EP Chulahoma, ma da allora sono andati avanti fino a modernizzare il loro concetto di blues. Forse il più grande contributo dei Black Keys è stato quello di aver introdotto i loro giovani fan alla tradizione blues che lì ispirò inizialmente.

6- DAVY KNOWLES
All'età di soli 25 anni, il cantante e chitarrista blues Davy Knowles proveniente dall'Isola di Man, ha già realizzato due album. L'ultimo dei quali, "Coming up For Air", è stato prodotto da Peter Frampton. Davy è stato in tour in tutti gli Stati Uniti, all'inizio facendo parte del trio Black Door Slam. Si è guadagnato l'attenzione di molti fan aprendo i concerti dei Chickenfoot nel loro tour americano del 2009. Davy suona il blues con la semplicità di chitarristi che hanno il doppio della sua età, basta ascoltare la sua cover di Blind Joe Reynolds "Outside Woman Blues" dal suo primo album "Roll Away", e la canzone "Riverbed" dall'album "Coming Up For Air".

7-KENNY WAYNE SHEPHERD
Shepherd realizzò il suo primo album Ledbetter Heigths nel 1995 quando aveva solo 18 anni. A parte una breve deviazione verso l'heavy rock con l'album "The Plac You're In" del 2004, Shepherd è sempre rimasto in ambito blues. Nel 2007 ha realizzato un CD/DVD intitolato "10 Days Out": Il Blues dalle strade meno conosciute dove ha viaggiato fino ad arrivare nel sud più estremo  alla ricerca di vecchi maestri del blues per poter registrare con loro. Un ascolto consigliato è la cover di Jimi Hendrix "Voodoo Child (Slight Return)" realizzata come B-side strumentale di "Blue On Black" nel 1997. Questa unione tra la versione di Hendrix e la cover di Stevie Ray Vaughan mostra chiaramente quali sono le due influenze di Shepherd.

8- DEREK TRUCKS
Pur non essendo semplicemente un chitarrista blues, Derek Trucks è presente in questa lista poichè molta della sua musica è profondamente radicata nel blues. Trucks indica alcuni tra i più grandi bluesman come B.B.King e John  Lee Hooker tra le sue principali influenze. Nel 2007 Trucks è stato invitato ad esibirsi al Crossroads Guitar Festival di Eric Clapton dove ha suonato con Johnny Winter, un bell'accoppiamento in quanto entrambi sono grandi chitarristi.

9- JONNY LANG
Jonny Lang divenne famoso nello stesso periodo di Kenny Wayne Shepherd. Il suo secondo album del 1997  "Lie To me" fu un enorme successo per Lang, quando aveva appena 16 anni. Gli diede l'opportunità di andare in tour con gli Aerosmith nel loro tour "Nine Lives". A parte il suo
abile stile arricchito col vibrato, la cosa più degna di nota riguardo Lang era la sua voce matura che sembrava più quella di un uomo sulla quarantina che quella di un teenager. Lang continuò con il blues anche sul suo terzo album Wander This World, con una stupenda traccia d'apertura "Still Rainin'", ma da allora in poi si è spostato più verso il soul e il gospel.

10- BEN HARPER
Proprio come Derek Trucks, lo stile di Ben Harper spazia attraverso molti generi, con il blues sempre come ispirazione di base. Nonostante sia un poli-strumentista, lo strumento principale di Harper rimane la chitarra acustica slide. Ascoltate canzoni come "Homeless Child", "Whipping Boy", e " I Want To Be Ready" per rendervi conto di quanto Harper abbia incorporato il blues nella sua musica.

domenica 10 novembre 2013

Un Joe Bonamassa super impegnato!

Il chitarrista e cantante blues-rock Joe Bonamassa non ha nessun problema ad accumulare impegni su impegni.
In soli tre anni ha sperimentato l'hard rock (Black Country Communion), il jazz-rock strumentale (Rock Candy Funk Party) e un R&B  vecchia scuola con la cantante Beth Hart.
Nel frattempo ha continuato la sua brillante carriera solista, che include quest'anno "An Acoustic Evening at The Vienna Opera House" e i suoi nuovi quattro DVD raggruppati nel cofanetto chiamato "Tour De Force: Live In London" realizzato in quattro diverse serate, in quattro location diverse, con altrettante diverse formazioni di musicisti.



" Credo che il fatto che mia madre non mi abbia dato il Ritalin (medicinale per problemi socio-psicologici), mi ha aiutato a mantenere questo ritmo nella mia carriera" Dice Bonamassa. "Il mio motto è sempre stato 'AGGIUNGI'- sia musicalmente, creativamente ma anche in generale. Non riesco a starmene seduto. Ma fa parte del divertimento,credo."
Il trentaseienne Bonamassa si esibirà al Roanoke Performing Arts Theatre venerdì sera, con uno show che riprodurrà l'ultimo DVD dei quattro raccolti nel cofanetto. Il DVD chiamato "Royal Albert Hall" vede Joe  aprire il concerto con i musicisti con cui ha registrato il DVD alla Vienna Opera House, per poi continuare con la sua band blues-rock.
Quella performance ha ispirato il tour che Bonamassa e le sue due band inizieranno questo mese.
" Il concerto alla Albert Hall è stato davvero una fantastica esperienza per tutti", dice Bonamassa al telefono il mese scorso." Penso che sia stato uno dei concerti più belli che abbia mai fatto nella mia vita, ed è una cosa che dev'essere sottolineata perchè ne abbiamo fatti parecchi piuttosto belli. Ma questo era totalmente su un altro livello."



Le cose sono abbastanza lontane dalla paura che aveva Joe mentre si preparava per il concerto di Vienna, dove aveva con sè una band che includeva un violino, un mandolino, percussioni  e altri strumenti che suonavano un mix di brani originali come "The Ballad Of John Henry" e di cover come "Stones in my Passway" di Robert Johnson.
" Ero davvero molto preoccupato che sarebbe stato un fiasco totale, che tutti l'avrebbero odiato e che sarebbe stato lo show che avrebbe rovinato la mia carriera," dice. " Quello che invece accadde fu il contrario, cioè che questi arrangiamenti avevano dato quel tocco in più che non c'era. Togliendo i lunghi  soli di chitarra ciò che veniva a galla era che c'erano diverse canzoni dietro i soli".
Ricreare la formazione di Vienna e quella blues-rock della Albert Hall ha spinto Bonamassa a portare in giro lo spettacolo dove essenzialmente è Bonamassa che apre il concerto a Bonamassa.
" E' una cosa narcisistica? Sì", scherza, e con voce arrogante aggiunge " Non riuscivo a trovare un modo adatto per aprire il concerto, così ho deciso di fare tutto da solo.
Ma, a essere sinceri, è il modo migliore di offrire ai fans la più bella notte di musica possibile, se sono dei fan  che amano vedermi al lavoro, e poi è per fare qualcosa che secondo la mia opinione e secondo le mie conoscenze, o la mancanza di conoscenze, non è ancora mai stata fatta.
E' una cosa che si aggiunge allo spettacolo".

sabato 9 novembre 2013

Richmond e Fayetteville: intervista prima degli show

Il chitarrista Joe Bonamassa e la libertà di spaziare tra il blues il jazz e il rock 
In un'epoca in cui il termine "guitar hero" viene indifferentemente utilizzato per riferirsi sia ad un musicista che ad un gioco, il chiatarrista Joe Bonamassa riflette su quello che significa per lui questo termine.
"Clapton. Hendrix. Paul Kossoff o Rory Gallagher. Quelli sono guitar hero. Persone che sono state venerate e che continuano ad esserlo."
Riflettendo sul suo percorso, dai concerti di apertura per BB King a 12 anni fino alla Royal Albert Hall, con Clapton come ospite nel 2009, avrà mai pensato Bonamassa di essere sul punto di rivestire quel ruolo, quello del guitar hero, per alcuni dei suoi fans?
"E' molto difficile per me da dire, ed è anche molto difficile da accettare, perchè sono solo un vero fanatico della chitarra, e mi ritengo molto fortunato" dice Bonamassa, che ci parla da Nashville, Tenn. "Non sono mai stato abituato a ricevere attenzioni."
Dopo aver ricevuto la sua prima chitarra da sua padre praticamente ai tempi dell'asilo, il suo miglioramento in campo musicale è stato rapido e sorprendente. Dagli inizi da adolescente nella band  Bloodline con il figlio di Miles Davis, Robby Krieger e Berry Oakley, è passato ad una carriera solista che lo ha portato a diventare un pluripremiato musicista blues ma anche un chitarrista con una forte propensione per le variazioni.
"Faccio dei concerti jazz tre o quattro volte all'anno con i Rock Candy Funk Party," spiega Bonamassa. "Ho suonato nella band hard rock dei Black Country Communion. Faccio blues. Il mio show comprende molte cose, dal blues all'hard rock. Mi piacciono tutti i tipi di musica. Questo è il bello di essere un'artista solista, non hai dei ruoli prestabiliti e non devi chiedere il permesso a nessuno. La libertà è bella. E credo sia questo che mi differenzia da molte altre persone: che non sono solo un artista blues. Sono un musicista eclettico. Ovviamente tutto parte dal blues, ma non è certo l'unica cosa che facciamo per tutto il tempo."
Per il concerto di Richmond, Bonamassa aprirà il suo concerto da sè, suonando cosi con due band in un'unica serata . "Abbiamo una band acustica con cui ci siamo esibiti a Vienna (Austria), e poi ci sarà la band in elettrico come sempre. 45 minuti in acusico, e poi il set in elettrico, sarà divertente. E' qualcosa che se mai è stato fatta, non si vedeva più da un pò di tempo ormai."


Joe Bonamassa in concerto al Crown Theatre, il 10 Novembre
Joe Bonamassa scherzando ha detto di tenere a portata di mano la domanda di iscrizione per un'università online, nel caso tutta la questiona riguardante il "Dio del blues" non dovesse più funzionare. E' molto poco probabile che avrà bisogno di quel modulo. A 36 anni, Bonamassa ha alle spalle una solida carriera che inizia quando ne aveva solo 11. Da allora, si è allenato con i licks di chitarra con artisti del calibro di BB King, Eric Clapton e Stephen Stills. Inoltre ha pubblicato più di una dozzina di album, incluso l'ultimo "Driving Towards the Daylight." Bonamassa si esibirà alle ore 20, domenica al Crown Theatre. Joe Bonamassa, nato a New Hartford, New York, ha iniziato a prendere in mano la chitarra quando aveva solo 4 anni. Migliorando velocemente, ha imparato le canzoni di Stevie Ray Vaughan e di Jimi Hendrix che ascoltava sullo stereo dei suoi genitori. Abbastanza presto, cominciò a padroneggiare vari stili, spaziando dal jazz alla polka. A 12 anni, Bonamassa sale sul palco con BB King. Un paio di anni dopo fonda il gruppo dei Bloodline con i rispettivi figli di Berry Oakley, bassista degli Allman Brothers, la legenda del jazz Miles Davis e il chitarrista dei Doors, Robby Krieger. Nel 2000, Bonamassa pubblica l'album che sancisce il suo debutto solista, "A new day yesterday." Da allora svariate volte ha scalato le classifiche blues fino alle prime posizioni. Di seguito gli estratti della conversazione telefonica per Weekender dalla sua casa di Los Angeles dove sono iniziate le prove per il suo ultimo tour.


WEEKENDER: E' vero che hai inizato a suonare a 4 o 5 anni?
JB: A 4 anni. Suono da 32 anni. Mio padre suonava, era un musicista. Mio nonno era un musicista, il mio bisnonno era un musicista. Appartengo alla quarta generazione dei Bonamassa che si sono guadagnati da vivere con la musica, cosa molto rara.

WEEKENDER: Cosa credi ti abbia spinto ad iniziare a suonare la chitarra cosi presto?
Bonamassa: Amo la chitarra e amo la musica. Mi piace collezionare chitarre. Amo parlare di chitarre. La mia intera vita è fatta di chitarre. Ho avuto fortuna in questo. E' stato come un dono e cerco di sfruttarlo al meglio.

WEEKENDER: Aprivi i concerti di BB King a 12 anni. Come è stata quell'esperienza?
BONAMASSA: E' stato divertente farlo. Non credo di aver colto la grandezza della cosa, all'epoca. Ho suonato con BB King, ho fatto delle jam con lui, il che è pazzesco. King per me è un vero mentore, oltre che un vero amico. E' stato molto generoso sul palco e con i suoi consigli. E' davvero bello sapere che BB King è un tuo amico.

WEEKENDER: Utilizzi parecchi stili diversi nel suonare. Quale preferisci di più?
BONAMASSA: Il blues è la base di partenza. Ma per me, la musica è un linguaggio universale. puoi suonare qualsiasi cosa. Non ci sono regole. Chi fa le regole? E perchè bisognerebbe preoccuparsene?

WEEKENDER: Chi sono i tuoi eroi della chitarra?
BONAMASSA: BB King è uno. Paul Kossoff, Eric Clapton, Eric Johnson. Direi anche Jeff Beck, Peter Green, Ry Cooder.

WEEKENDER: Credi che il blues possa mai avere la stessa diffusione che aveva negli anni '60 con Clapton e altri?
BONAMASSA: Chi può saperlo? Vado in Europa e in alcuni posti in america e suono nelle arene. C'è  diffusione in larga scala per tizi come John Mayer. Sei al centro, e aggiungi influenze che sono leggermente differenti dal vecchio blues. E' tutto basato sul blues, ma non è blues classico. C'è davvero una linea sottile. Se vuoi avere un pubblico più grande, devi amalgamare più cose diverse.

WEEKENDER: Qual'è stato finora il punto più alto della tua carriera?
BONAMASSA: E' difficile sceglierne uno. Penso che già il fatto di essere stato in grado di vivere con la musica per 25 anni sia fantastico.

WEEKENDER: Cosa deve aspettarsi la gente dal tuo show di Fayetteville?
BONAMASSA: Iniziamo con 45 minuti di set acustico, poi ci sarà una breve pausa di 15 minuti, dopodichè 75 minuti di chitarra elettrica. Questo è il piano. E' più o meno come aprire i concerti per me stesso.

WEEKENDER: Cosa hai in programma per il futuro?
BONAMASSA: Probabilmente farò un album nuovo a Gennaio. Abbiamo già parecchie date per il 2014. Con un pò di fortuna, sarà il ventiseiesimo anno di lavoro retribuito.


lunedì 28 ottobre 2013

Una forza della natura : 4 serate- 4 setlist- 4 band!

Con una serie di lavori di qualità a suo nome, e alcune collaborazioni importanti come quella con i Black Country Communion o con l'energica cantante Beth Hart, Joe Bonamassa si è costruito un seguito fedele ed n costante crescita. A Marzo si è esibito in  quattro concerti a Londra, ognuno in un posto diverso - iniziando dal Borderline, proseguendo allo Shepherd's Bush Empire, poi all'Hammersmith Apollo ed infine chiudendo alla Royal Albert Hall con una performance eccezionale. Tutte e quattro le date sono state registrate e pubblicate singolarmente o in un box set unico intitolato "Tour De Force". James Gadden ha avuto l'opportunità d chiacchierare con lui durante uno dei suoi rarissimi momenti liberi....


Int: Ho vsto il sampler dei tuoi Dvd Tour De Force e devo dire che sono rimasto alquanto impressionato
JB: Beh grazie, goditelo finchè puoi  e guardalo a lungo, perchè non rifarò mai più una cosa del genere.

Int: Come è nata l'idea di fare quattro concerti in quattro posti differenti ?
JB: Siamo stati io, Kevin Shirley e il mio manager Roy ad uscrcene fuori conq uesta idea. Onestamente se avessi saputo con precsione a cosa andavo incontro, avrei pagato il pranzo e avrei lasciato la stanza immediatamente. Non sucederà più una cosa simile.

Int: Deve essere stata una vera impresa: non solo quattro posti divers, ma anche quattro diverse scalette
JB: Yeah! Quattro serate diverse, quattro band diverse. Abbiamo messo insieme quattro band per cercare di rappresentare in una settimana tutto il mio catalogo musicale del passato. Ci sono cos tante diverse sfaccettature riguardo quello che abbiamo fatto negli anni passati. Una band di fati, una band acustica, una di tre elementi, una di quattro...fondamentalmente dovevamo prendere il meglio di quindici ann di album in studio e metterlo insieme redistribuendolo in quattro serata, sessanta canzoni.

Int: Quanto è stato difficile scegliere le canzoni per te che hai pubblicato cosi tanti album in studio?
JB: Non è stato cosi difficile, la maggior parte di queste canzoni parlano da sole. Alcune di loro sai che vanno suonate con un gruppo particolare. Altre sono chiaramente  pezzi forti del disco. Il problema non fu quello, ma impararle ed eseguirle è stato difficile.

Int: Mi chedevo alcune cose. Per An Acoustic Evening at the Vienna Opera House hai impiegato pochissimo tempo per prepararti le canzoni. Quanto tempo ti ci è voluto per questi quattro show?
JB: Abbiamo lavorato inizialmente tre settimane con la band di quattro elementi e poi cinque o sei giorni con gli altri gruppi. Praticamente le abbiamo ripassate, poi suonate, poi abbiamo ripassato le canzoni con il secondo gruppo e suonate. A quel punto non fai un miscuglio con tutte le canzoni che dev suonare e cerchi di ricordare cosa viene dopo, e le cose fatte recentemente sono nella tua mente. Poi devi riazzerare la memoria ed iniziare con la seconda band. E' stato un lavoro lungo ed avevamo un sacco di pressione.

Int: Come hai deciso il "tema" di ogni serata?
JB: E' stato abbastanza semplice decidere di fare la serata blues allo Shepherd's Bush e la serata con la band di tre elementi al Borderline. La Royal Albert Hall era perfetta per lo show sia acustico che elettrico e così all'Hammersmith abbiamo fatto la serata rock. Sono state decisioni semplici.


Int: C'è qualche set in particolare che hai preferito rispetto agli altri?
JB: Credo che quello alla Royal Albert Hall è stato un grande show. Al secondo posto il concerto al Borderline e poi, molto vicino a quello, il concerto allo Shepherd's Bush Empire. Quarto quello all'Hammersmith. Perchè all'Hammersmith avevo troppo freddo. Non sono riuscito a scaldarmi. Quando lo sho è terminato c'erano ancora quindici gradi, troppo poco per poter suonare.

Int: La mia preferita è quella alla Shepherd's Bush Empire, perchè vado pazzo per la sezione dei fiati e la tua era fenomenale, si adattava davvero bene alle tue canzoni.
JB: Oh sono come te, anche io vado matto per i fiati!

Int: E riguardo alle location? Alcuni artisti preferiscono i post più intimi, altri preferiscono i grandi spazi. Cosa è meglio per te?
JB: Non sono fissato per i grandi concerti, ma mi piacciono molto quelli piccoli. Nella situazione in cui saremo stasera (Aberdeen) dovremo combattere con il suono. Si tratta di una struttura in cemento e metallo con il tetto alto. Cosa si può fare? Con la musica elettrica è quasi impossibile. Sarà una serata difficile. Ma poi quando suoni in una grande arena che ha un suono ottimo, allora è fantastico.

Int: Il packaging per questa collezione è fantastico, soprattutto il box set a forma di amplificatore Marshall in miniatura, che comprende tutti i dvd.
JB: Si, devo rngraziare Paul Marshall perchè ci ha lasciato prendere in prestito il nome della marca per metterlo sul box set.

Int: I packaging interessanti e belli, sono qualcosa che associo con i tuoi lavori più recenti. "Dustbowl" è uscito in un bellissimo digipack, "Driving Towards the daylight" contiene un booklet magnifico, e l'artwork e il packaging per questa collezione è eccezionale. E' un aspetto della tua musica nel quale sei coinvolto direttamente?
JB: Si mi ostino ad essere ancora uno di quei tipi che ama i booklet. Non sono molto per il comprare le cose digitali. Voglio una confezione e penso sia bello avere qualcosa da leggere mentre ascolti un disco. Certo con questo box set puoi anche leggere "Guerra e Pace" dato che ci sono sette ore e mezza di musica qui. (RIDE)
E' divertente ed è un valore aggunto per i fans. Alla gente piace. Non ho ancora preso materialmente in mano uno di questi box set finiti, ma vedendo le foto ho pensato "cavolo, è stupendo!"

Int: Per quanto riguarda il valore aggiunto per i fans, i DVD hanno anche degli extra che contengono dei retroscena, alcuni dei quali riguardano te che visiti un negozio di rare e pregiate chitarre a Soho. Anche durante gli show hai delle chitarre davvero particolari, come quella appartenuta a Rory Gallagher, Gary Moore o Bernie Mardsen.


JB: Oh sì, Bernie mi ha lasciato usare la sua chitarra durante tutto il tour inglese. Ce l'ho ancora con me. E' una splendida '59, poi c'è la chitarra di Gary Moore che apparteneva a Peter Green e poi c'è la chitarra di Rory Gallagher che è molto speciale per me e anche molto divertente da suonare. Queste chitarre sono state un pò gli ospiti d'onore della serata!

Int: Ti sei dato da fare parecchio per poter avere queste chitarre oppure hanno trovato loro la strada per venire da te, come la chitarra di Bernie?
JB: Beh sono riuscito ad ottenerle in diversi modi. Io e Bernie siamo amici da molto tempo. La mia ragazza Sandi conosce Donal Gallagher, così se l'è sbrigata lei per me. Per quanto riguarda la chitarra di Peter Green, è successo tutto per caso :" Hey, questo ragazzo di nome Phil Harris ha questa chitarra, vuoi suonarla anche tu?" Ho detto subito 'certo' e me l'hanno portata.

Int: E' vero che stai incoraggiando Bernie a far uscire un nuovo album solista?
JB:  Sì. Questa settimana infatti sono in studio a suonare per lui. Bernie vuole avere alcuni ospiti d'onore sul suo album. Ha una specie di elenco!

Int: Ti metti sempre alla prova musicalmente, realizzi show acustici, esplori il mondo del rock classico con i Black Country Communion, passi poi al Soul con Beth Hart e al Funk con i Rock Candy Funky Party. Cosa farai adesso?
JB: Ah qualsiasi cosa mi venga in mente. Tutte queste cose che hai appena elencato sono tutte legate alla mia radice musicale, che è il blues. Mi sono accorto che suonare cose diverse ti aiuta a diventare migliore come chitarrista blues.

Int: Questi quattro concerti indicano quanto sei diventato grande come artista. Sei impressionato quando ti rivedi alla Royal Albert Hall oppure te l'eri immaginato che saresti arrivato tanto lontano?
JB: Sono già sorpreso di avercela fatta al Borderline. Penso che anche il pubblico lo sia stato! Quei concerti sono stati delle brevi istantanee. Tutto quello che spero è che siano venuti bene alla fine. Dopo eravamo di nuovo in tour. E' divertente, queste cose di cui stiamo parlando appartengono a sei mesi fa per me, sto già lavorando ad altre cose.

Int: Visto che sei così produttivo sia in termini di album realizzati che di tour, è importante fare sempre cose diverse, così da tenerti sempre al passo con i tempi?
JB:  Assolutamente, è molto importante. Ti rende felice. E fortunatamente è una cosa che si sta diffondendo.

Int: Ora che è tutto pronto per essere venduto, ripensi a quella fatidica settimana come un momento cruciale oppure è stato meno faticoso di quello che sembrava?
JB: No, è stato molto più difficile e faticoso di quello che pensavo. A 36 anni non so se avrò abbastanza energie per rifare una cosa del genere. Sono contento di averlo fatto, ma non credo di poter fare di nuovo una cosa così impegnativa per almeno altri dieci anni. Ci servono almeno più di due settimane. Volevamo fare qualcosa di unico, e ce l'abbiamo fatta, per questo sono contento!




venerdì 25 ottobre 2013

La Stratocaster di Rory Gallagher

Il maestro del blues-rock Joe Bonamassa prende in prestito per una serata alla Royal Albert Hall la famigerata Stratocaster del compianto Rory Gallagher.

Gli anni sessanta hanno visto molti chitarristi farsi largo tra le file più competitive della scena British Blues. Uno di questi era Rory Gallagher. Con il suo stile feroce e la sua voce rude, insieme al suo amore per il blues, il rock 'n' roll, il folk e l' R&B, ha creato un sound tutto suo. Appena  passata l'adolescenza, il chitarrista irlandese si è fatto le ossa con il trio blues rock "Taste" prima di immergersi in una carriera solista lunga ben venticinque anni, rubando il cuore dei suoi fans e meritandosi il rispetto dei chitarristi di tutto il mondo. Purtroppo Rory Gallagher ci ha lasciati nel 1995, ma continua a vivere grazie alla musica che amava tanto suonare e grazie alla quale non morirà mai.

L'eredità musicale che Gallagher ha lasciato dopo la sua morte ha avuto un notevole impatto su molti chitarristi che sono venuti dopo di lui, e Joe Bonamassa non fa eccezione. Si vede chiaramente l'ispirazione di Bonamassa mentre suona una delle preferite canzoni di Rory Gallagher, la stupenda "Cradle Rock". Nel 2011 Joe ha avuto il privilegio di suonare la "logora" Stratocaster sunburst del 1961, che era stata presa in custodia dal fratello di Rory. Solo di recente Joe ha avuto di nuovo l'opportunità di suonare di nuovo la leggendaria Strato, che è stata lo strumento principale di Rory per oltre 30 anni, eseguendo "Sloe Gin" ( nel video qui sopra) e " The Ballad Of John Henry" nella famosa Royal Albert Hall, il 30 marzo.

"Non appena sentiì Cradle Rock, rimasi subito impressionato. Pensai ' Voglio essere così da grande'. Guardando le immagini di Rory sui suoi album, sembrava che fosse uno dei ragazzi che lavorava nella fabbrica di mio padre. Aveva l'atteggiamento del working class hero.
Donal Gallagher (fratello di Rory) è stato davvero molto gentile a concedermi di usare la Strato di Rory al concerto che ho tenuto all'Hammersmith Apollo nel 2011 e poi nuovamente alla Royal Albert Hall. Quello è stato il momento più bello che ho vissuto da fan di Rory. Ha suonato così tanto quella chitarra che i contorni sono rovinati in molti punti; puoi quasi percepire dove si posavano le sue mani mentre la suonava. E' stato quasi surreale"
Joe Bonamassa


giovedì 24 ottobre 2013

Tour de Force - Intervista a Joe Bonamassa dopo l'esperienza delle 4 storiche date londinesi

Persino per uno come Joe Bonamassa, la cui etica del lavoro è ormai leggendaria, suonare quattro show consecutivi a Londra all'inizio di quest'anno, con una diversa setlist ogni sera e diversi musicisti intorno, è stata un'impresa davvero ardua. Ma dopo aver realizzato quello che apparentemente sembrava impossibile, le quattro performance sono state pubblicate in un boxset unico, o in dvd o blu-ray venduti singolarmente, con il nome di "Tour de Force - Live in London."

I 4 Dvd di "Tour De Force - Live in London"
"E' una testimonianza divertente di una settimana dura" spiega Bonamassa al magazine The Blues dalla sua casa di Malibu. "E' stato certamente molto emozionante. Ma se mai ci dovesse essere di nuovo un'idea simile a questa, mi alzerei e uscirei dalla porta senza discuterne."
Con più di 60 canzoni suonate nel corso delle quattro serate, molte delle quali non erano mai state suonate live prima, ed una sola opportunità di far riuscire bene tutto, è comprensibile che Bonamassa sia riluttante a voler ripetere l'esperimento di nuovo.
"Tutto comiciò quando (il produttore) Kevin Shirley, il mio manager, Roy Wiseman, ed io stavamo mangiando insieme, lo stesso giorno in cui suonai a Montreaux" ricorda Joe riferendosi al giugno del 2012 quando si mostrò favorevole a voler fare i concerti.
"Facemmo 3 prove con la band acustica e c'erano una miriade di cose che mi attraversavano la mente. Avevamo confermato questi show a Londra e Kevin mi chiese cosa avrei fatto in particolare per queste quattro date.  Io dissi che avremmo probabilmente modificato drasticamente la setlist e lui disse: "Non sono sicuro che sia sufficiente. Perchè non facciamo una band diversa ed una differente setlist per ognuna delle quattro notti?"
"Nel frattempo io ero in modalità acustica. La mia mente era concentrata sul concerto. Dissi: 'fantastico, quanto potrà mai essere difficile?' Non ci pensai su veramente bene. Poi tornai in tour e ci divertimmo un mondo."
Fu solo nel Gennaio del 2013, tre mesi prima dei concerti, che Bonamassa e Shirley si misero seduti con una grande lavagna davanti e iniziarono a ragionare su come organizzare quei quattro show, e quali canzoni suonare.
"Iniziammo dal Borderline - dice Bonamassa - con una band di tre elementi, cosi che fosse una cosa piuttosto semplice. D'altronde non è il tipo di posto in cui potresti suonare con una sezione di fiati di nove elementi, perchè i membri della band devono stare sul pavimento. Lo Shepherd's Bush Empire sembrava più giusto per i trombettisti. E' un tipo di  situazione più blues. L'Hammersmith Apollo è, senza dubbio, un posto "rock". Abbiamo immaginato quindi di unire la band acustica con quella elettrica all' Albert Hall per una sorta di grande concerto-saluto finale."

In occasione della prima notte al Borderline sul
palco con Joe di fronte a 200 spettatori c'erano il batterista Anton Fig ed il bassista Michael Rhodes, una serata per il power trio che ha riportato Joe indietro con la memoria fino alla sua prima esibizione in quel luogo nel 2005.
"Ero un chitarrista molto impegnato in quel periodo-  dice ridendo - in una band di tre persone c'è da suonare parecchio di più. Ci divertivamo un sacco. Abbiamo anche pensato di rifarlo in qualche posto piccolo magari. Tiriamo su una sorta di '3 versi, 10 minuti di assolo poi altri due versi e finale' tour. E' un po autoindulgente come cosa, ma alle persone piace.
Quello all'Albert Hall è stato probabilmente il miglior concerto che io abbia mai fatto in vita mia - aggiunge - mi è piaciuto profondamente, anche più del concerto che feci sempre alla Albert Hall nel 2009. Sono stato in grado di gustarmi il momento. Nel 2009 ero pietrificato dal momento in cui ho cominciato a quello in cui ho terminato di suonare. All' Hammersmith è stato eccezionale ma si congelava in quel posto quella notte. Mi è piaciuta tanto la sezione di fiati che abbiamo avuto allo Shepherd's Bush. E' stato uno show diverso con un pubblico diverso. Se potessi rifarei lo show al Borderline come ultimo. Mi ha tolto più forze quello che gli altri tre insieme. Ero esausto quando è terminato. Ma abbiamo lasciato ogni cosa nel film. C'è il pedale della batteria di Anton che si rompe. Quando una cosa va storta, va storta! E' una specie di legge di Murphy."

Locandina delle 4 date di Londra
Se vi state chiedendo come avrà fatto Bonamassa ad impararsi e ad eseguire tutte quelle canzoni insieme, beh, la risposta è con il teleprompter (meglio noto come gobbo o suggeritore elettronico) il cui aiuto è stato fondamentale durante tutte e quattro le serate.
"Non lo avevo mai usato in vita mia e sono felice di averne avuto uno, perchè cosi basta solo buttare un'occhiata e puoi cantare le parole giuste. Quando devi cantare 60 diverse canzoni in 4 notti, soprattutto se nel frattempo fai degli arrangiamenti complicati sullo strumento, ogni cosa comincia a confondersi con le altre e la tua memoria ben presto diventa troppo piena. Abbiamo dovuto rifare solo Story of A Quarryman perchè ho saltato l'assolo."
Ad ogni modo, la pressione che affrontare queste quattro serate comporta, alla fine ha mostrato il conto a Bonamassa, che si è esibito dopo la Albert Hall a Parigi per un ultimo concerto, prima di godersi il meritato riposo a casa con la sua fidanzata, Sandi Thom. "Sono tornato a casa e ho perso completamente la voce per dieci giorni. A Sandi piaceva! Si è divertita un mondo. Il mio corpo ha detto "E' abbastanza!." Si è azzittito per una settimana. Ma sono molto fiero del film. Non è perfetto, ma quello che vedi è quello che avrai. Tutte e sette le ore e mezza!"

domenica 20 ottobre 2013

Joe Bonamassa date Italia

Joe Bonamassa torna in Italia con due date nel 2014, la prima a Milano l'8 marzo al Teatro egli Arcimboldi e la seconda, il 10, all'Atlantico di Roma.
Se, come è ben risaputo, è nella dimensione live che Joe Bonamassa riesce ad esprimere al massimo il suo talento, la notizia tanto attesa delle due date in Italia, insieme a quella di qualche settimana fa secondo cui il bluesman nel mese di Gennaio entrerà in studio per la lavorazione del nuovo album, crea non poco entusiasmo tra i fans desiderosi di assistere a quello che certamente, in Italia, sarà uno degli eventi musicali più importanti dell'anno per gli appassionati. I biglietti saranno acquistabili a partire dal 24 Ottobre.



venerdì 18 ottobre 2013

Il riff di The Ballad of John Henry (Joe Bonamassa-Total Guitar)

Joe Bonamassa è indubbiamente famoso per i suoi stupendi assoli rock-blues, ma è anche un vero asso per quanto riguarda riff pesanti e molto ritmati come ad esempio il brano che dà il titolo al suo album del 2009, cioè "The Ballad of John Henry".


Intervista a cura di James Uings. TOTAL GUITAR

-Il riff di The Ballad Of John Henry è arrivato al 12° posto nella classifica di Total Guitar "I 50 riff più belli dell'ultimo decennio". Come ti senti al riguardo?
-JB: Davvero è arrivato al dodicesimo posto? Fantastico! Non sono mai stato conosciuto come chitarrista per i miei riff. Le mie canzoni più famose, infatti, non contengono riff: "John Henry" è probabilmente l'unica che ne contiene.

-Sei sorpreso di aver superato band famosissime per i loro riff come AC/DC e Metallica?
-JB: Sono veramente sorpreso che io faccia parte di questa lista. Sembra che ci sia una nuova generazione di bluesman più giovani di me che inizia a farsi sentire. Iniziano a costruirsi una carriera. E' bello vedere che i giovani si interessano al blues.

-Com'è venuta fuori la canzone?
-JB: E' stata scritta in circa un'ora. Avevo bisogno di qualcosa di allegro ma anche pesante per aprire il disco. Non avevamo una traccia d'apertura. Ero davvero in pericolo di morte!!

-Ti ricordi qualcosa di quando hai scritto quel riff?
-JB: Quando scrivo un album, ho sempre circa 30 diversi tipi di strumenti intorno a me. Li porto in una stanza con me e il computer impostato su GarageBand, che è sempre lì pronto per registrare. Ho sempre un amplificatore Marshall e uno Fender: uno per i suoni più puliti, uno per quelli più sporchi. Posso fare tutto quello che voglio. Ero da poco in contatto con Musicman Guitars e mi avevano appena mandato alcune chitarre baritono. Una era un basso a sei corde, che ho usato su un'altra traccia, e un'altra era una chitarra baritono John Petrucci. Quando pensi a dei bluesman non pensi che usino dei modelli Petrucci, ma l'ho presa e dopo averla collegata all'ampli, ho iniziato a suonare un pò di note e ho pensato "wow è fantastico!" Ho iniziato a cantarci sopra e a scrivere alcune linee di chitarra. Dopo cinque minuti mi sono fermato e ho riascoltato quello che avevo registrato. Non era una cosa così celestiale, un brano che parla da solo, ma direi che tre quarti erano del tipo "Queste cose sono opera della mente di un pazzo!"

-Il brano ha un pò lo stile dei Led Zeppelin. E' qualcosa che ti è venuto naturale oppure ci hai lavorato sopra più tardi?
-JB: E' venuto di conseguenza a come ho scritto il riff. I demo che avevo registrato erano una cosa davvero molto rudimentale, solo io e la chitarra, così non c'era groove quando le ho scritte. Quando arrivò il momento di dargli forma, mi è venuto naturale pensare ai Led Zeppelin, e uscì fuori una cosa simile al bridge di Kashmir al contrario. "Cosa stai facendo? Non sei il primo e non sarai nemmeno l'ultimo!" ha commentato Jason Bonham, ma mi sono detto " Beh, almeno non ho rubato proprio tutto".

-Hai modificato la canzone dopo queste prime registrazioni?
-JB: Non in studio, ma abbiamo dovuto lavorarci sopra di nuovo perchè eravamo stanchi di suonarla sempre nello stesso modo. La abbiamo suonata sempre uguale per due anni. La suonavo con una chiarra normale invece che con una baritono e suonava bene. Sembrava più incisiva. L' abbiamo trasportata da Do in Mi, così ora è  in accordatura standard. Ho dovuto cambiare anche il cantato, ma mi piace di più adesso e sembra più in stile Hendrix. Ci ha anche risparmiato di portare con noi una chitarra baritono per usarla in un solo pezzo. La abbiamo suonata in Mi in tre concerti fin'ora, e non penso che qualcuno l'abbia notato, se devo dire la verità!.

-Cosa rende un riff un bel riff?
-JB: Un gran riff per me è qualcosa che ti colpisce subito appena lo ascolti. Ci sono alcune canzoni che hanno riff del genere. "Just Got Paid" dei ZZ Top è un riff eccezionale, ma anche "Heartbreaker" dei Led Zeppelin. Un altro grande riff è "I'm a mover" dei Free e ,ovviamente, qualche canzone dei Black Sabbath. Sei subito attratto da quei riff, non sai ancora niente della canzone, ma il riff ti catapulta immediatamente nel pezzo. Ti dà un piccolo assaggio di quello che verrà dopo. Se unisci ad un buon riff una bella voce quello diventerà un brano assolutamente devastante. Ecco perchè la gente ama i riff rock: sono le chitarre che ti danno un pò d'aria fresca."

-Come riesci a manterere vivo il tuo comporre canzoni?
-JB: Devi ascoltare un sacco di musica diversa. La gente rimane scioccata quando scopre cosa c'è sul mio iPod. Non è tutto blues o rock-blues. Io ascolto di tutto, da John Legend al metal. In ogni genere trovo dei pezzi e dei ritmi che mi ispirano, che si tratti degli Iron Maiden o di altri gruppi. Devi lasciare che la tua mente sia  aperta a tutto.

-Puoi farci qualche esempio?
-JB: Quando devi scrivere qualcosa di tuo, tutto quello che ascolti ti viene in aiuto. Puoi scirvere un riff usando molti semitoni che provengono dalle scale Indiane, o può venirti un'idea che si basa su una progressione di accordi tipica di Al Green, che è un artista R&B. Tutte queste cose funzionano quando le usi in un contesto rock-blues, perchè gli da quel tocco di fresco. Molti bluesman non prendono ispirazione da nessun altro genere.

-Quali sono i 5 riff blues più belli per te?
-JB: La canzone migliore di tutte dev'essere "Born Under A Bad Sign" (Albert King). E' assolutamente fantastica, penso che ti colpisce subito sin dalla prima nota. "I Ain't Supersticious" di Howlin' Wolf, di cui amo anche la versione di Jeff Beck. "The Thrill is gone" (resa popolare da BB King) è una scelta obbligata. "Boogie Chillen" di John Lee Hooker e ovviamente "I'm A Man" di Bo Diddley.




venerdì 4 ottobre 2013

Tour Date Ottobre 2013

Ottobre 2013
04   -   Vienna, Austria   -   Wiener Stadthalle
05 - Praga, Repubblica Ceca - Kongresovè Centrum Praha
06 - Groningen - Olanda - Martinplaza
08 - Copenaghen - Danimarca - Falkonen Theatre
10 - Oslo - Norvegia - Sentrum Scene
11 - Stoccolma - Svezia - Waterfront
13 - Helsinki - Finlandia - Hartwell Arena
14 - San Pietroburgo - Russia - Bkz Octyabrsky
16 - Mosca - Russia - Crocus city hall
18 - Minsk - Bielorussia - Palace of the Republic
20 - Varsavia - Polonia - Sala Kongresowa



Il tour proseguirà, salvo modifiche, negli Stati Uniti per tutto il mese di Novembre e fino a metà Dicembre 2013


domenica 29 settembre 2013

Live Galles, UK review

Un entusiasta pubblico Gallese ha assorbito la musica che il maestro della chitarra Joe Bonamassa, che ha esplorato ogni genere possibile partendo dal blues per passare al folk, al bluegrass, al funk, al rock, per arrivare al jazz, era lì a suonare. Lui che è probabilmente il miglior chitarrista al mondo. Se non lo è, di sicuro ci si avvicina parecchio. Non solo perchè sa suonare tante note e nel giusto ordine, ma soprattutto perchè lo fa variando stili e interpretazioni. Ci sono tanti bravi musicisti lì fuori che regnano all'interno di un loro specifico genere, ma Bonamassa non si presenta come un musicista che può essere catalogato per genere.


Lui usa il blues come base per esplorare poi l'intero universo musicale, sperimentando con il folk, il bluegrass, il funk, il rock, il jazz e tutti i generi intermedi, e scrivendo brani originali che saltano da un genere all'altro. E' un chitarrista precoce in termini Blues, è già da venticinque anni che si esibisce! La sua carriera inizia nel 1989 all'età di 12 anni, quando aprì un concerto di BB King. Quindici album solisti dopo si esibisce ancora circa 200 volte all'anno. Nonostante la sua eccezionale band, non sembra un bluesman. Vestiti eleganti e occhiali da sole si addicono più ad un "Quentin Tarantino", ma non appena inizia a suonare non ci sono più dubbi. Ha suonato per il pubblico della Motorpoint Arena ed anche se erano lì per lui, non l'ha mai dato per scontato e si è comportato in maniera gentile con i suoi fans, alcuni dei quali provenivano da Franica e Germania. Le sue canzoni sono straordinarie e mostrano la sua grande versatilità. All'inizio suona in maniera dolce e delicata, per passare poi al rock duro e tagliente, per poi tornare a lamentosi riff blues; il tutto all'interno di una sola canzone. In altre canzoni invece si siede da solo sul palco con una chitarra acustica che suona con incredibile velocità e brio. A differenza di molti chitarristi rock-blues, Bonamassa ha affermato che molte delle sue influenze musicali derivano da artisti inglesi e irlandesi, invece che da artisti americani. In effetti si nota un'evidente influenza celtica in molti suoi pezzi, cosa che il pubblico gallese ha notato e apprezzato molto.

sabato 28 settembre 2013

2° anniversario "Don't Explain"- Beth Hart e Joe Bonamassa

La migliore collaborazione musicale del decennio



La cantante compositrice di Los Angeles Beth Hart, famosa per le potenti sonorità blues-rock, reinterpreta con la sua espressività canora i classici del soul nell'album "Don't Explain", disco nato dalla collaborazione con l'amico Joe Bonamassa. Prodotto da Kevin Shirley (Joe Bonamassa, Led Zeppelin, Black Crowes), l'album vede protagonista oltre alla rovente vocalità di Beth, la chitarra di Joe e la sua eccezionale band, con Anthon Fig (batteria e percussioni), Blondie Chaplin (chitarra), Carmine Rojas (basso) e Arlan Scheirbaum (tastiere).
Le strade di Joe e Beth si sono incrociate più volte in passato, avendo suonato insieme in numerosi festival europei. All'inizio del 2010 Joe è rimasto catturato da un suo show a Londra: "E' stato fantastico" dice Bonamassa e gli propone di fare una collaborazione. Don't Explain prende forma quell'estate mentre Bonamassa si trovava a Santorini in Grecia per registrare il suo album "Dust Bowl".
"Ero rimasto sveglio fino a tardi una notte perchè non riuscivo a chiudere occhio. Stavo ascoltando con il mio i Pod delle canzoni dall'album Get Yer Ya-Ya's Out che contiene i pezzi principali di quel live degli Stones" racconta Joe. "Non appena inizia la traccia con Ike e Tina Turner ho urlato: Beth Hart! Ho mandato un email a Kevin: "Facciamo un disco di cover soul con Beth" e lui mi ha risposto "E' davvero una gran bella idea."
Hart fu daccordo anche se racconta "Quando ho ricevuto la chiamata di Joe per fare un disco soul con me, pensavo si trattasse di occuparmi dei cori. Lui disse: 'No, sarai la voce principale.'" Cosi con Kevin e Joe, Beth ha scelto la scaletta finale che comprende canzoni celebri di artisti come Billie Holiday (la titletrack Don't Explain), Aretha Franklin (Ain't no way), Bill Withers (For my friends), Ray Charles (Sinner's Prayer), Delaney & Bonnie (Well, Well in cui Beth duetta con Joe alla voce), Tom Waits (Chocolate Jesus), Etta James (I'd rather go blind e Sometimes got a hold on me) una delle preferite di Hart, e altre.



Il 5 Novembre 2011 Beth ha raggiunto per la prima volta Joe Bonamassa sul palco, al Beacon Theater, il famoso concerto che di li a poco sarebbe uscito in doppio Dvd/Blu-ray e doppio cd. Si sono esibiti insieme in due canzoni: I'll take care of you e Sinner's Prayer. L'estate passata, i due, hanno pubblicato il loro secondo album "Seesaw" che ha ricevuto recensioni entusiaste ed ha debuttato alla prima posizione della Billboard Blues Chart. Subito dopo l'uscita del disco Joe e Beth si sono imbattuti in una serie di concerti in Europa culminati con lo show finale al celebre Carre Theatre di Amsterdam. Lo show è stato registrato per un Dvd - primo disco live insieme - che verrà pubblicato il prossimo anno dalla J&R Adventures.


Stay tuned per altri importanti aggiornamenti su Joe e Beth

lunedì 23 settembre 2013

Peccati musicali al di fuori del mondo del blues (3 di 3)

Harry Connick, Jr.- She (1994)

"Harry Connick, Jr. pubblicò due album nei primi anni '90, "She" e " Star Turtle". Entrambi sono molto belli, ma di sicuro il migliore tra i due è "She". Cambiò radicalmente il modo in cui giudicavo le canzoni.
Quando pensano a lui, tutti hanno in mente quello del film "Indipendence Day" oppure il cantante crooner stile Sinatra; è così che appare quando sta lì sul palco davanti alla band o ad un'orchestra. Ma quando si siede al piano e inizia a suonare cose in stile New Orleans, è terribilemente eccezionale. E' un album molto funk, ma non cerca  a tutti i costi di rispecchiare uno stile - è semplicemente autentico."


D'Angelo-Brown Sugar (1995)

"La prima volta che vidi un video di D'Angelo su MTV fu quando questo canale trasmetteva ancora della musica - non  parlava solo di ragazzine incinte o cose del genere. Era un concerto a Philly, con D'Angelo che suonava la canzone "Brown Sugar" seduto ad un piano Fender Rhodes. Stava facendo un accenno vagamente ironico a queste ragazze. Ma poi quando iniziò a suonare, io pensai "Wow, questo è un moderno Bill Withers".
Lo vidi un paio di anni dopo ad un concerto che fecero dopo  il Dick Clark's Rockin' New Year's Eve (programma televisivo). C'erano dei ragazzini pop che muovevano le labbra, tutti perfettamente sincronizzati tra di loro e prima che il disastro fosse completo, intorno a mezzanotte e mezza circa interruppero questa "esibizione" e inquadrarono un palco dove c'erano i veri musicisti. D'Angelo salì sul palco, con una band da urlo, Eric Clapton e David Sanborn e altri. Cantò una canzone di Bill Withers, e mi ha letteralmente rapito.
Brown Sugar è fantastico, e c'è anche un altro album eccezionale che è "Vodoo". Mi piace più Brown Sugar però. E' stupendo.

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Volete essere protagonisti per un giorno del blog di Joe Bonamassa Italia? Stiamo cercando insegnati di musica, musicisti, artisti, o anche semplici appassionati che abbiano le conoscenze e l'entusiasmo per scrivere un articolo in cui analizzare lo stile e la tecnica di Joe Bonamassa; potete spiegarci il vostro punto di vista, cosa intravedete/sentite nel suo stile, le tecniche , i fraseggi, gli assoli, qualsiasi cosa sapete a riguardo. L'articolo porterà la vostra firma, e se volete potrete accompagnarlo con la vostra biografia, potete scrivere brevemente chi siete, cosa fate e quali sono i vostri progetti. Il tutto verrà pubblicato sul blog e condiviso sulla pagina facebook Joe Bonamassa Italia.
Se siete interessati e volete partecipare mandateci i vostri scritti all'indirizzo joebonamassaitalia@gmail.com
C'è tempo fino al 31 Ottobre.

sabato 21 settembre 2013

Peccati musicali al di fuori del mondo del blues (2 di 3)

Miles Davis - We Want Miles
 (1981)

"Questo è stato l'album con cui Miles Davis ha segnato il suo ritorno. Lo registrarono a "The Channel" a Boston. Ci sono due stupende versioni di "Jean Pierre" su questo disco, ma la prima, con Mike Stern che imbraccia una Telecaster, è spettacolare.
E' eccentrico, alla moda e così stupefacente! Io adoro il jazz-rock, dove ci sono parecchie variazioni abbastanza complicate , tipiche del jazz. Ma qui è un chitarrista rock che suona. E' per questo che amo anche "Spectrum", l'album di debutto di Billy Cobham e cose del genere. Quest'unione di due generi che si fondono perfettamente insieme è veramente divertente. C'è sia un tizio che conosce tutte le note di ogni corda, ma c'è anche quello che dice 'Ehi, io suono sopra quello che stai facendo te, basta che suona bene!'

Vernon Reid - Mistaken Identity 
(1996)

"Se ascoltate le canzoni contenute nell'album 'Living Colour', sicuramente noterete che Vernon, come chitarrista, ha uno stile davvero unico, che consiste in pratica in: 'è il momento del solo....via!!' (ride) Ci andava giù pesante. Ma se vai a vedere su Mistaken Identity c'è davvero poca roba riguardo gli assoli.
Per essere un disco strumentale, sono le idee musicali a farmi pensare che manca qualcosa.
 "Mistaken Identity", comunque, è un bel minestrone, e tutte le melodie e le canzoni sono stupende. Non è per niente roba rock. C'è sia un pò di jazz, che un pò di hip-hop e rap, ma non è per niente un'accozzaglia di stili. Si incastra tutto perfettamente.

mercoledì 18 settembre 2013

Jimi Hendrix nelle parole di Joe Bonamassa

Sin dall'età di 12 anni Joe Bonamassa ha suonato il blues al fianco dei grandi nomi, come BB King solo per dirne uno. Di conseguenza il ragazzo possiamo dire che "ne sa qualcosa". Durante un'intervista per il podcast di MusicRadio Joe ha parlato dell'impatto di Jimi Hendrix sulla musica di tutto il mondo.


"Non penso che tutta la musica che è possibile sentire alla radio oggigiorno sarebbe esistita senza Jimi Hendrix" dice BOnamassa. Rock, blues-rock, heavy metal, qualsiasi genere che ha ache fare con le chitarre, se andiamo a vedere bene, Jimi l'ha fatto. E' stato sicuramente lui ad aver inventato il blues-rock per i chitarristi. Certo potremmo dire che anche Eric Clpaton l'ha fatto, e io amo da matti Eric Clapton, ma Hendrix ha portato il genere alle masse in una maniera che non aveva mai avuto precedenti. Inoltre se sei un tipo da Fender, allora Jimi è quello che fa per te.Una cosa in cui Jimi Hendrix secondo me è un pò sottovalutato è la sua abilità con gli accordi e con i rivolti degli accordi ed era in grado di far suonare alla grande una band di tre elementi. Quando Hendrix e l'Experience sono entrati sulla scena, per gli altri power trio deve essere stata molto dura.
ALBUM


Se devo scegliere un album che preferisco scelgo Axis: Bold as Love. Migliori pezzi scritti, migliori pezzi suonati, molto avventuruoso come album. Non tanto per le cose più palesi, ma per tutte le sottigliezze che contiene, c'è davvero tanta creatività in quell'album. E' magnifico.
E' TUTTO NELLE MANI
Jimi Hendrix è il classico esempio del chitarrista che fa la differenza con le sue mani, in tutto quello che ha fatto. Conosco persone che pensiano sia per i primi tipi di effetti o cose simili, ma ho delle foto in cui sta suonando delle Les Paul, o delle Jazzmaster oppure le Flying V e sono collegate direttamente dentro l'amplificatore. Non sono stato a quei concerti ovviamente, ma sono sicuro che il suono che usciva da quegli amplificatori era il suono di Jimi Hendrix. Per me, quello è essere un bravo musicista.

martedì 17 settembre 2013

Peccati musicali al di fuori del mondo blues (1 di 3)

"La gente pensa che non appena torno a casa,  un disco dei Bluesbreakers con Eric Clapton vola immediatamente dallo scaffale allo stereo" Dice Joe Bonamassa. "Sbagliato. Infatti, molta della musica che ascolto non ha nemmeno l'ombra di una chitarra al suo interno."
Considerato uno dei migliori chitarristi rock-blues della sua generazione, Bonamassa rivela che una dieta musicale che spazia in ogni genere è la chiave della sua creatività. "Ascoltare generi diversi migliora notevolmente le tue abilità musicali" -dice- " Non puoi ascoltare sempre solo un genere".
C'è stato un periodo, comunque, in cui la playlist di Joe non era così ampia. Ad un certo punto, durante la sua infanzia, si rifiutò di ascoltare qualsiasi tipo di musica prodotta dopo il 1971. "Ero il più patetico ragazzino fuori moda che ci fosse in giro" dice. "I miei amici mi chiedevano: hai sentito il nuovo disco dei Van Halen?" E io rispondevo "Uhm...No". Ascoltavo Frank Marino e Mahogany Rush".
E' grazie al suo insegnante che lo seguì durante l'infanzia, il virtuoso Danny Gatton, che iniziò ad allargare i suoi orizzonti musicali. "Danny mi ha cambiato la vita" dice.
"Mi diceva sempre: 'C'è così tanta musica là fuori. Non c'è modo di ascoltare tutto'. E poi c'erano tizi come Ry Cooder e Billy Gibbons, che erano esperti musicologi, che invece conoscevano ogni minima cosa. Io non sono così, devo ammetterlo."
Funk, jazz, country, metal, fusion - c'è posto per tutto nell' iPod di Joe Bonamassa, proprio insieme a tutti i suoi artisti blues preferiti. Gli chiediamo se c'è un genere musicale a cui è del tutto allergico, lui ride e dice " Tutto ciò che i ragazzini di oggi chiamano 'Pop'. Stavo guardando gli American Music Awards, e devo dirtelo, non avevo la più pallida idea di chi fossero quei tizi. Tutto quello che suonavano sembrava fatto al computer. Ragazzi, non sembro un vecchio brontolone?!"
Nelle pagine seguenti, Bonamassa ci parlerà dei suoi "peccatucci musicali", 5 album che non metterebbe mai nella Hall Of  Fame del blues, ma che comunque trova piacevoli.

Bruce Hornsby - Here Come The Noise Makers (2000)


"Ovviamente, tutti gli album di Bruce Hornsby sono belli, ma questo in particolare è il miglior album che abbia mai fatto in assoluto. Gli arrangiamenti sono brillanti. Tira fuori così tante idee,e la strumentazione della band è eccezionale. C'è un sacco di roba interessante su quest'album.
E' sicuramente un ascolto impegnativo, ma nulla di troppo complicato. Non devi sforzare troppo le meningi quando lo ascolti. Puoi tranquillamente viaggiare con la mente, lasciandoti cullare dai ritmi delle varie canzoni.
Quando mi appassiono a qualcuno, comincio ad ascoltarmi tutto quello che fa, ogni concerto. Per me è durante un live che si scrive la storia. Anche per quanto riguarda me, il lavoro in studio è un buon punto di partenza, ma quando sali sul palco, le canzoni le hai suonate centinaia di volte; ormai le sai a memoria.
Mi sono imbattuto in questo album quando ero da "Barnes & Noble", o qualcosa del genere. Stavo lì a dare un'occhiata ai cd e ho visto quest'album. Conoscevo certamente "Mandolin Rain" e le  altre canzoni  che trasmettevano in radio, ma non appena comprai il disco, divenne un artista fondamentale, sia lui che la sua band. Mettevo l'album nello stereo e subito calava il silenzio. Io rimanevo a bocca aperta e pensavo 'Wow, che band cazzo'!