Con una serie di lavori di qualità a suo nome, e alcune collaborazioni importanti come quella con i Black Country Communion o con l'energica cantante Beth Hart, Joe Bonamassa si è costruito un seguito fedele ed n costante crescita. A Marzo si è esibito in quattro concerti a Londra, ognuno in un posto diverso - iniziando dal Borderline, proseguendo allo Shepherd's Bush Empire, poi all'Hammersmith Apollo ed infine chiudendo alla Royal Albert Hall con una performance eccezionale. Tutte e quattro le date sono state registrate e pubblicate singolarmente o in un box set unico intitolato "Tour De Force". James Gadden ha avuto l'opportunità d chiacchierare con lui durante uno dei suoi rarissimi momenti liberi....
Int: Ho vsto il sampler dei tuoi Dvd Tour De Force e devo dire che sono rimasto alquanto impressionato
JB: Beh grazie, goditelo finchè puoi e guardalo a lungo, perchè non rifarò mai più una cosa del genere.
Int: Come è nata l'idea di fare quattro concerti in quattro posti differenti ?
JB: Siamo stati io, Kevin Shirley e il mio manager Roy ad uscrcene fuori conq uesta idea. Onestamente se avessi saputo con precsione a cosa andavo incontro, avrei pagato il pranzo e avrei lasciato la stanza immediatamente. Non sucederà più una cosa simile.
Int: Deve essere stata una vera impresa: non solo quattro posti divers, ma anche quattro diverse scalette
JB: Yeah! Quattro serate diverse, quattro band diverse. Abbiamo messo insieme quattro band per cercare di rappresentare in una settimana tutto il mio catalogo musicale del passato. Ci sono cos tante diverse sfaccettature riguardo quello che abbiamo fatto negli anni passati. Una band di fati, una band acustica, una di tre elementi, una di quattro...fondamentalmente dovevamo prendere il meglio di quindici ann di album in studio e metterlo insieme redistribuendolo in quattro serata, sessanta canzoni.
Int: Quanto è stato difficile scegliere le canzoni per te che hai pubblicato cosi tanti album in studio?
JB: Non è stato cosi difficile, la maggior parte di queste canzoni parlano da sole. Alcune di loro sai che vanno suonate con un gruppo particolare. Altre sono chiaramente pezzi forti del disco. Il problema non fu quello, ma impararle ed eseguirle è stato difficile.
Int: Mi chedevo alcune cose. Per An Acoustic Evening at the Vienna Opera House hai impiegato pochissimo tempo per prepararti le canzoni. Quanto tempo ti ci è voluto per questi quattro show?
JB: Abbiamo lavorato inizialmente tre settimane con la band di quattro elementi e poi cinque o sei giorni con gli altri gruppi. Praticamente le abbiamo ripassate, poi suonate, poi abbiamo ripassato le canzoni con il secondo gruppo e suonate. A quel punto non fai un miscuglio con tutte le canzoni che dev suonare e cerchi di ricordare cosa viene dopo, e le cose fatte recentemente sono nella tua mente. Poi devi riazzerare la memoria ed iniziare con la seconda band. E' stato un lavoro lungo ed avevamo un sacco di pressione.
Int: Come hai deciso il "tema" di ogni serata?
JB: E' stato abbastanza semplice decidere di fare la serata blues allo Shepherd's Bush e la serata con la band di tre elementi al Borderline. La Royal Albert Hall era perfetta per lo show sia acustico che elettrico e così all'Hammersmith abbiamo fatto la serata rock. Sono state decisioni semplici.
Int: C'è qualche set in particolare che hai preferito rispetto agli altri?
JB: Credo che quello alla Royal Albert Hall è stato un grande show. Al secondo posto il concerto al Borderline e poi, molto vicino a quello, il concerto allo Shepherd's Bush Empire. Quarto quello all'Hammersmith. Perchè all'Hammersmith avevo troppo freddo. Non sono riuscito a scaldarmi. Quando lo sho è terminato c'erano ancora quindici gradi, troppo poco per poter suonare.
Int: La mia preferita è quella alla Shepherd's Bush Empire, perchè vado pazzo per la sezione dei fiati e la tua era fenomenale, si adattava davvero bene alle tue canzoni.
JB: Oh sono come te, anche io vado matto per i fiati!
Int: E riguardo alle location? Alcuni artisti preferiscono i post più intimi, altri preferiscono i grandi spazi. Cosa è meglio per te?
JB: Non sono fissato per i grandi concerti, ma mi piacciono molto quelli piccoli. Nella situazione in cui saremo stasera (Aberdeen) dovremo combattere con il suono. Si tratta di una struttura in cemento e metallo con il tetto alto. Cosa si può fare? Con la musica elettrica è quasi impossibile. Sarà una serata difficile. Ma poi quando suoni in una grande arena che ha un suono ottimo, allora è fantastico.
Int: Il packaging per questa collezione è fantastico, soprattutto il box set a forma di amplificatore Marshall in miniatura, che comprende tutti i dvd.
JB: Si, devo rngraziare Paul Marshall perchè ci ha lasciato prendere in prestito il nome della marca per metterlo sul box set.
Int: I packaging interessanti e belli, sono qualcosa che associo con i tuoi lavori più recenti. "Dustbowl" è uscito in un bellissimo digipack, "Driving Towards the daylight" contiene un booklet magnifico, e l'artwork e il packaging per questa collezione è eccezionale. E' un aspetto della tua musica nel quale sei coinvolto direttamente?
JB: Si mi ostino ad essere ancora uno di quei tipi che ama i booklet. Non sono molto per il comprare le cose digitali. Voglio una confezione e penso sia bello avere qualcosa da leggere mentre ascolti un disco. Certo con questo box set puoi anche leggere "Guerra e Pace" dato che ci sono sette ore e mezza di musica qui. (RIDE)
E' divertente ed è un valore aggunto per i fans. Alla gente piace. Non ho ancora preso materialmente in mano uno di questi box set finiti, ma vedendo le foto ho pensato "cavolo, è stupendo!"
Int: Per quanto riguarda il valore aggiunto per i fans, i DVD hanno anche degli extra che contengono dei retroscena, alcuni dei quali riguardano te che visiti un negozio di rare e pregiate chitarre a Soho. Anche durante gli show hai delle chitarre davvero particolari, come quella appartenuta a Rory Gallagher, Gary Moore o Bernie Mardsen.
JB: Oh sì, Bernie mi ha lasciato usare la sua chitarra durante tutto il tour inglese. Ce l'ho ancora con me. E' una splendida '59, poi c'è la chitarra di Gary Moore che apparteneva a Peter Green e poi c'è la chitarra di Rory Gallagher che è molto speciale per me e anche molto divertente da suonare. Queste chitarre sono state un pò gli ospiti d'onore della serata!
Int: Ti sei dato da fare parecchio per poter avere queste chitarre oppure hanno trovato loro la strada per venire da te, come la chitarra di Bernie?
JB: Beh sono riuscito ad ottenerle in diversi modi. Io e Bernie siamo amici da molto tempo. La mia ragazza Sandi conosce Donal Gallagher, così se l'è sbrigata lei per me. Per quanto riguarda la chitarra di Peter Green, è successo tutto per caso :" Hey, questo ragazzo di nome Phil Harris ha questa chitarra, vuoi suonarla anche tu?" Ho detto subito 'certo' e me l'hanno portata.
Int: E' vero che stai incoraggiando Bernie a far uscire un nuovo album solista?
JB: Sì. Questa settimana infatti sono in studio a suonare per lui. Bernie vuole avere alcuni ospiti d'onore sul suo album. Ha una specie di elenco!
Int: Ti metti sempre alla prova musicalmente, realizzi show acustici, esplori il mondo del rock classico con i Black Country Communion, passi poi al Soul con Beth Hart e al Funk con i Rock Candy Funky Party. Cosa farai adesso?
JB: Ah qualsiasi cosa mi venga in mente. Tutte queste cose che hai appena elencato sono tutte legate alla mia radice musicale, che è il blues. Mi sono accorto che suonare cose diverse ti aiuta a diventare migliore come chitarrista blues.
Int: Questi quattro concerti indicano quanto sei diventato grande come artista. Sei impressionato quando ti rivedi alla Royal Albert Hall oppure te l'eri immaginato che saresti arrivato tanto lontano?
JB: Sono già sorpreso di avercela fatta al Borderline. Penso che anche il pubblico lo sia stato! Quei concerti sono stati delle brevi istantanee. Tutto quello che spero è che siano venuti bene alla fine. Dopo eravamo di nuovo in tour. E' divertente, queste cose di cui stiamo parlando appartengono a sei mesi fa per me, sto già lavorando ad altre cose.
Int: Visto che sei così produttivo sia in termini di album realizzati che di tour, è importante fare sempre cose diverse, così da tenerti sempre al passo con i tempi?
JB: Assolutamente, è molto importante. Ti rende felice. E fortunatamente è una cosa che si sta diffondendo.
Int: Ora che è tutto pronto per essere venduto, ripensi a quella fatidica settimana come un momento cruciale oppure è stato meno faticoso di quello che sembrava?
JB: No, è stato molto più difficile e faticoso di quello che pensavo. A 36 anni non so se avrò abbastanza energie per rifare una cosa del genere. Sono contento di averlo fatto, ma non credo di poter fare di nuovo una cosa così impegnativa per almeno altri dieci anni. Ci servono almeno più di due settimane. Volevamo fare qualcosa di unico, e ce l'abbiamo fatta, per questo sono contento!