martedì 17 settembre 2013

Peccati musicali al di fuori del mondo blues (1 di 3)

"La gente pensa che non appena torno a casa,  un disco dei Bluesbreakers con Eric Clapton vola immediatamente dallo scaffale allo stereo" Dice Joe Bonamassa. "Sbagliato. Infatti, molta della musica che ascolto non ha nemmeno l'ombra di una chitarra al suo interno."
Considerato uno dei migliori chitarristi rock-blues della sua generazione, Bonamassa rivela che una dieta musicale che spazia in ogni genere è la chiave della sua creatività. "Ascoltare generi diversi migliora notevolmente le tue abilità musicali" -dice- " Non puoi ascoltare sempre solo un genere".
C'è stato un periodo, comunque, in cui la playlist di Joe non era così ampia. Ad un certo punto, durante la sua infanzia, si rifiutò di ascoltare qualsiasi tipo di musica prodotta dopo il 1971. "Ero il più patetico ragazzino fuori moda che ci fosse in giro" dice. "I miei amici mi chiedevano: hai sentito il nuovo disco dei Van Halen?" E io rispondevo "Uhm...No". Ascoltavo Frank Marino e Mahogany Rush".
E' grazie al suo insegnante che lo seguì durante l'infanzia, il virtuoso Danny Gatton, che iniziò ad allargare i suoi orizzonti musicali. "Danny mi ha cambiato la vita" dice.
"Mi diceva sempre: 'C'è così tanta musica là fuori. Non c'è modo di ascoltare tutto'. E poi c'erano tizi come Ry Cooder e Billy Gibbons, che erano esperti musicologi, che invece conoscevano ogni minima cosa. Io non sono così, devo ammetterlo."
Funk, jazz, country, metal, fusion - c'è posto per tutto nell' iPod di Joe Bonamassa, proprio insieme a tutti i suoi artisti blues preferiti. Gli chiediamo se c'è un genere musicale a cui è del tutto allergico, lui ride e dice " Tutto ciò che i ragazzini di oggi chiamano 'Pop'. Stavo guardando gli American Music Awards, e devo dirtelo, non avevo la più pallida idea di chi fossero quei tizi. Tutto quello che suonavano sembrava fatto al computer. Ragazzi, non sembro un vecchio brontolone?!"
Nelle pagine seguenti, Bonamassa ci parlerà dei suoi "peccatucci musicali", 5 album che non metterebbe mai nella Hall Of  Fame del blues, ma che comunque trova piacevoli.

Bruce Hornsby - Here Come The Noise Makers (2000)


"Ovviamente, tutti gli album di Bruce Hornsby sono belli, ma questo in particolare è il miglior album che abbia mai fatto in assoluto. Gli arrangiamenti sono brillanti. Tira fuori così tante idee,e la strumentazione della band è eccezionale. C'è un sacco di roba interessante su quest'album.
E' sicuramente un ascolto impegnativo, ma nulla di troppo complicato. Non devi sforzare troppo le meningi quando lo ascolti. Puoi tranquillamente viaggiare con la mente, lasciandoti cullare dai ritmi delle varie canzoni.
Quando mi appassiono a qualcuno, comincio ad ascoltarmi tutto quello che fa, ogni concerto. Per me è durante un live che si scrive la storia. Anche per quanto riguarda me, il lavoro in studio è un buon punto di partenza, ma quando sali sul palco, le canzoni le hai suonate centinaia di volte; ormai le sai a memoria.
Mi sono imbattuto in questo album quando ero da "Barnes & Noble", o qualcosa del genere. Stavo lì a dare un'occhiata ai cd e ho visto quest'album. Conoscevo certamente "Mandolin Rain" e le  altre canzoni  che trasmettevano in radio, ma non appena comprai il disco, divenne un artista fondamentale, sia lui che la sua band. Mettevo l'album nello stereo e subito calava il silenzio. Io rimanevo a bocca aperta e pensavo 'Wow, che band cazzo'!

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