Il gigante del rock-blues svela le sue maggiori influenze musicali.
Con la pubblicazione del suo ultimo eccezionale album blues-rock intitolato Black Rock, Joe Bonamassa è destinato ad accrescere la sua celebrità, abbandonando uno status di grande livello di culto, per approdare sulla terra delle super celebrità del mainstream.
A 32 anni, ha fatto più gavetta di quanta ne farebbero tre persone messe insieme, dopo aver esordito su un palco a soli 11 anni e dopo aver intrapreso il primo tour con i Bloodline quando era ancora un adolescente. Da solista, le sue capacità di suonare la chitarra, di cantare e di scrivere canzoni sono maturate verso uno stile più corposo, tale da stravolgere profondamente i sensi sia emotivamente che tecnicamente.
"C'è una cosa che mi piace riguardo al blues," dice Bonamassa. "Un conto è suonare una nota. Un altro è dargli l'impronta."
Di seguito Bonamassa ci parla delle sue influenze principali citando alcune fondamentali incisioni discografiche. "Questi sono i tizi che mi hanno insegnato come si fa," racconta. "Qualsiasi cosa sono adesso e in qualsiasi posto andrò, è grazie a chi c'è stato prima. Questi sono i musicisti da cui ho appreso tutto quello che so."
BB KING
"Quest'uomo è un monumento"
La seconda ragione, ovviamente, è il suo stile. Nessuno può competere con i suoi fraseggi. So che può sembrare un clichè, ma basta sentire una sola nota, per capire che è lui che sta suonando. Ha un sound, un tocco, un vibrato, talmente unici da essere inimitabili. Lui non canta soltanto, ma parla anche attraverso la sua chitarra - anche se, come ben sappiamo, il suo modo di cantare è di per sè qualcosa di straordinario. Se dovessi scegliere un album che rappresenta pienamente B.B.King, sceglierei "Blues is King" (1967). Un vero e proprio successo.
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