Un entusiasta pubblico Gallese ha assorbito la musica che il maestro della chitarra Joe Bonamassa, che ha esplorato ogni genere possibile partendo dal blues per passare al folk, al bluegrass, al funk, al rock, per arrivare al jazz, era lì a suonare. Lui che è probabilmente il miglior chitarrista al mondo. Se non lo è, di sicuro ci si avvicina parecchio. Non solo perchè sa suonare tante note e nel giusto ordine, ma soprattutto perchè lo fa variando stili e interpretazioni. Ci sono tanti bravi musicisti lì fuori che regnano all'interno di un loro specifico genere, ma Bonamassa non si presenta come un musicista che può essere catalogato per genere.
Lui usa il blues come base per esplorare poi l'intero universo musicale, sperimentando con il folk, il bluegrass, il funk, il rock, il jazz e tutti i generi intermedi, e scrivendo brani originali che saltano da un genere all'altro. E' un chitarrista precoce in termini Blues, è già da venticinque anni che si esibisce! La sua carriera inizia nel 1989 all'età di 12 anni, quando aprì un concerto di BB King. Quindici album solisti dopo si esibisce ancora circa 200 volte all'anno. Nonostante la sua eccezionale band, non sembra un bluesman. Vestiti eleganti e occhiali da sole si addicono più ad un "Quentin Tarantino", ma non appena inizia a suonare non ci sono più dubbi. Ha suonato per il pubblico della Motorpoint Arena ed anche se erano lì per lui, non l'ha mai dato per scontato e si è comportato in maniera gentile con i suoi fans, alcuni dei quali provenivano da Franica e Germania. Le sue canzoni sono straordinarie e mostrano la sua grande versatilità. All'inizio suona in maniera dolce e delicata, per passare poi al rock duro e tagliente, per poi tornare a lamentosi riff blues; il tutto all'interno di una sola canzone. In altre canzoni invece si siede da solo sul palco con una chitarra acustica che suona con incredibile velocità e brio. A differenza di molti chitarristi rock-blues, Bonamassa ha affermato che molte delle sue influenze musicali derivano da artisti inglesi e irlandesi, invece che da artisti americani. In effetti si nota un'evidente influenza celtica in molti suoi pezzi, cosa che il pubblico gallese ha notato e apprezzato molto.
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